Lunedì, 21 Luglio 2014 00:00

Pillole dal Giappone #42 - Goodbye article nine

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Dopo mesi di discussione la reinterpretazione dell'articolo 9 della Costituzione nipponica è infine arrivata: il primo luglio è stato emanato il decreto che rende possibile - in virtù dei nuovi intendimenti - impegnare truppe all'estero a sostegno di Paesi alleati (anche se non direttamente in combattimento ma con funzioni, come la logistica ed il supporto agli alleati, che possono comportare in linea teorica di ingaggiare combattimenti).
Preoccupazione per le pulsioni militariste del Giappone è stata espressa dal ministero degli Esteri cinese che giudica le mosse di Tokyo come foriere di nuove tensioni anche nel Pacifico.

Contrarie le opposizioni, per il Presidente del Partito Democratico Kaieda: “si ha l'intenzione di sovvertire una politica orientata alla pace, una politica estera e della sicurezza nazionale del Giappone che ha permesso al nostro Paese di mantenere, dal dopoguerra, il proprio status di nazione amante della pace”.
L'esponente democratico ha anche criticato la decisione del governo di mettere nel decreto temi tra loro diversi: “è inaccettabile mettere insieme le questioni dell'autodifesa collettiva, la sicurezza collettiva, le operazioni di peacekeeping e gli incidenti nell'area circostante il Giappone in un unico pacchetto e provare a trasformarlo così in legge”.

Di negazione del costituzionalismo ha parlato il Presidente del Partito Comunista Shii: “tale cambiamento equivale ad una revisione costituzionale. Il governo ha realizzato questo cambiamento unicamente dopo discussioni a porte chiuse tra i partiti della maggioranza”.
Il leader dei comunisti ha ribadito che tale cambiamento nella politica estera del Paese porterà il Giappone a partecipare alle avventure militari a stelle e strisce facendo intervenire i militari delle Forze di Autodifesa in aree di combattimento, aree fino ad ora off-limits per gli uomini di Tokyo che potevano unicamente intervenire nelle retrovie. “La decisione del governo contraddice ciò che è stato il Giappone del dopoguerra trasformandolo in una nazione disposta ad uccidere ed avere vittime. Ciò non proteggerà mai il Paese ed il suo popolo. Ciò costringerà giovani giapponesi a spargere il proprio sangue in guerre in favore degli USA ed - insieme agli USA - a puntare una pistola contro gl'altri popoli” ha aggiunto Shii.

In ambito nucleare non cessano nel contempo le preoccupazioni legate alla riattivazione della centrale nucleare – precauzionalmente spenta nel 2011 – di Sendai. Oltre 5.000 cittadini hanno manifestato a Tokyo. “I movimenti contro il nucleare sono cresciuti in tutto il Giappone ed hanno permesso la sentenza della corte distrettuale di Fukui che blocca l'operatività della centrale di Oi. Con l'aiuto di quella sentenza intensificheremo le nostre campagne e porteremo il governo ad abbandonare il piano” ha dichiarato l'artista Redwolf Misao, leader della Coalizione Metropolitana Contro il Nucleare. Nel contempo circa la metà degli abitanti di Ichikikushikino (Prefettura di Fukui), città di 30.000 abitanti confinante con Satsumasendai, hanno firmato una petizione che chiede lo stop totale della vicina centrale. Il 24 giugno una delegazione di cittadini, guidata dal consigliere comunale comunista Fukuda, ha consegnato al sindaco Seiichi Tabata 15.464 firme. Due giorni dopo il consiglio comunale ha anche votato all'unanimità una risoluzione che chiede alla Prefettura la stesura di un effettivo piano di evacuazione.

(con informazioni di Japan Press Weekly 25 giu. - 1 lug. 2014)

Ultima modifica il Domenica, 20 Luglio 2014 15:31
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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