Lunedì, 11 Agosto 2014 00:00

Pillole dal Giappone #45 - Patriot made in Japan (almeno in parte)

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Fare cadere uno dei governi peggiori dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, questo il centro del discorso pronunciato dal Presidente del Partito Comunista Kazuo Shii durante la celebrazione – lo scorso 15 luglio – per il novantaduesimo anniversario della fondazione del PCG.
Il leader dei comunisti rivolgendosi all'opinione pubblica si è a lungo soffermato sulla necessità di “bloccare insieme le ambizioni di Abe di far rivivere il militarismo”.

Un militarismo, quello del Premier conservatore, che ha trovato nuova linfa per crescere a causa della reinterpretazione dell'articolo 9 della Costituzione.
Durante una seduta della Commissione Bilancio della Camera dei Consiglieri Abe ha accennato – su sollecitazione del senatore comunista Akira Koike - alla possibilità che le truppe nipponiche impiegate all'esterno possano trovarsi ad usare la forza: “è naturale che gli appartenenti alla Forze di Autodifesa usino armi al fine di proteggersi così pure per eseguire i propri compiti” ha affermato Abe. “I membri delle Forze di Autodifesa possono togliere la vita ad altri o perdere la propria in operazioni di combattimento. È del tutto inaccettabile che il governo abbia operato un cambiamento così drammatico nelle politiche di sicurezza tramite l'approvazione di una singola decisione e senza ulteriori discussioni” ha ribattuto il parlamentare tokyota.
Proteste si registrano intanto a Tokyo ed Hokkaido contro il sorvolo dei velivoli osprey a stelle e strisce.

Continua a far discutere anche la nuova politica in tema di esportazioni militari: il 17 luglio il Consiglio Nazionale per la Sicurezza ha approvato l'esportazione di componenti (dei sensori) per i missili terra-aria PAC-2 agli Stati Uniti: si tratta della prima esportazione dopo l'approvazione dei nuovi criteri sulle esportazioni di materiale bellico avvenuta il primo aprile di quest'anno.
I componenti, prodotti dalla Mitsubishi Heavy Industries per la statunitense Raytheon, saranno in seguito nuovamente esportati in Qatar. La normativa giapponese prevederebbe, in caso di riesportazione presso un Paese terzo di materiale bellico, una nuova autorizzazione da parte del governo del Sol Levante: tuttavia il gabinetto Abe ritiene che - trattandosi per l'azienda nipponica di produzione su licenza - questa autorizzazione non sia necessaria.
La vicenda dimostra che le linee guida sulle esportazioni belliche per quanto proclamino criteri stringenti siano in realtà facilmente aggirabili ed aprano al Giappone le porte del commercio mondiale delle armi.

In ambito nucleare ha suscitato indignazione il pronunciamento favorevole alla riattivazione della centrale di Satsumasendai da parte dell'Autorità Regolatrice. Una decisione “totalmente inaccettabile” per il deputato comunista Akira Kasai il quale, oltre a rimarcare l'opposizione della popolazione locale (manifestazioni si sono tenute a Kagoshima e davanti la sede dell'Autorità a Tokyo), ha rilevato che, contrariamente a quanto affermato dall'Autorità nella propria relazione, non vi siano i requisiti di sicurezza tali che consentano la riattivazione dell'impianto.

In campo economico una ricerca della Teikoku Databank di Tokyo resa pubblica il 14 luglio ha evidenziato che il 20,5% delle oltre 10.000 aziende interpellate utilizzeranno la generosissima politica fiscale di Abe nei loro confronti per aumentare le proprie riserve interne, senza quindi che vi sia alcun beneficio nella crescita dei consumi.
Al secondo posto, il 17,3% delle aziende ha risposto che utilizzerà maggiori risorse derivate da una minore tassazione per aumenti salariali o bonus mentre 16,3% per rimborso debiti e soltanto il 14% per effettuare un aumento di personale. Il governo Abe intende abbassare nei prossimi anni la pressione fiscale sulle aziende di oltre 15 punti.
Parallelamente alla crescita dei profitti delle grandi aziende (cardine della “Abenomics”) si assiste ad un declino salariale per milioni di lavoratori. L'ultima ricerca sulla struttura dei salari realizzata dal Ministero del Lavoro mostra come la media su base annua degli introiti di tutti i lavoratori (e per tutte le fasce di età) sia caduta in picchiata nel 2013. I lavoratori tra i 50 ed i 54 anni, apice nella curva salariale, hanno un introito medio annuo di 5.830.000 yen (poco più di 42.000 euro), un calo di oltre 500.000 rispetto al 1997; nella fascia tra i 35 ed i 39 anni la media è di 4.750.000 yen (pari a 34.500 euro circa), con una differenza in negativo di 800.000 yen sempre rispetto al '97. Secondo questi dati si ha dunque una diminuzione di reddito durante la vita lavorativa (dai 20 ai 64 anni) di 21.600.000 yen.

(con informazioni di Japan Press Weekly 16 – 22 giu. 2014)

Ultima modifica il Domenica, 10 Agosto 2014 19:41
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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