Il governo ha stanziato per l'anno fiscale 2015 300 milioni di yen da impiegare in progetti di ricerca. “A causa dei continui tagli del governo alle università non si possono condurre ricerche senza finanziamenti esterni. Alcuni ricercatori potrebbero essere attratti da questi sussidi” ha dichiarato Motoo Endo, presidente del Sindacato dei Lavoratori dell'Università di Tokyo.
“Le università non dovrebbero essere coinvolte in nessuna ricerca legata al settore militare” ha affermato il professore emerito dell'Università di Nagoya Satoru Ikeuchi.
In ambito sociale, una ricerca condotta dal Nomura Research Institute, ha mostrato come i beni di coloro la cui proprietà personale supera i 500 milioni di yen (lo 0,1% della popolazione) abbiano raggiunto la cifra complessiva di 73 miliardi di yen. Negli ultimi dieci anni tale cifra è quasi raddoppiata.
Nel contempo dati del ministero del Welfare mostrano come il numero di famiglie che necessitano di prestazioni sociali sia quasi triplicato dal 1995 al dicembre 2014 (da poco più di 600.000 famiglie ad oltre 1.600.000).
Secondo la lista delle personalità più ricche realizzata dalla rivista statunitense Forbes, il cittadino del Sol Levante più ricco è Tadashi Yanai (quarantunesimo al mondo), presidente della Fast Retailing, società proprietaria del marchio di abbigliamento Uniqlo.
A non essere miliardari (né in euro né in yen) sono i lavoratori di NTT (la maggiore società telefonica del Giappone) e di Japan Railways (principale operatore ferroviario) scesi in sciopero, lo scorso 12 marzo, per chiedere aumenti salariali.
Sempre nel settore ferroviario, forte preoccupazione è stata espressa dal senatore comunista Shozo Majima in merito alla decisione di JR Kyushu (gruppo Japan Railways) di privare 32 stazioni ferroviarie di personale: un inaccettabile rischio per la sicurezza dei viaggiatori, secondo l'esponente comunista e le comunità locali vittime del taglio. A suscitare polemiche è stato anche il fatto che la compagnia ha, sostanzialmente, evitato di confrontarsi con le amministrazioni locali e con i viaggiatori per illustrare il proprio piano.
A quattro anni dal terremoto che ha colpito l'est del Giappone un sondaggio, condotto dal periodico comunista Akahata su 300 evacuati, mostra come quasi il 60% dei rispondenti dichiari come "cattive" le proprie condizioni vita. Circa il 40% si dichiara pessimista - e scorrendo i dati delle abitazioni ultimate, con qualche ragione - sulla data di consegna delle abitazioni definitive.
Dati ufficiali hanno fissato il numero dei morti del disastro in 15.891, mentre 2.584 risultano, ancora oggi, nella lista dei dispersi. 229.000 persone provienti dalle Prefetture maggiormente colpite (Iwate, Fukushima, Miyagi) sono ospitate in strutture sparse per il Paese. Circa 81.000 abitano in case temporanee.
(con informazioni di Japan Press Weekly 11 – 17 mar. 2015)