Domenica, 31 Maggio 2015 00:00

Pillole dal Giappone #86 - Abe non ha letto la Dichiarazione di Potsdam

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Non ho letto il documento in dettaglio, dunque non posso commentarlo”, questa la risposta del premier Abe al Presidente del Partito Comunista Shii che, durante la seduta parlamentare del 20 maggio scorso, chiedeva al primo ministro del Sol Levante un'opinione sulla Dichiarazione di Potsdam, documento del luglio 1945 sottoscritto dalle potenze alleate che fissava le condizioni per la resa del Giappone.
Il sesto punto della Dichiarazione affermava: “deve essere eliminata per sempre l'autorità e l'influenza di quanti hanno ingannato e fuorviato il popolo giapponese facendogli intraprendere una conquista del mondo, perciò insistiamo che un nuovo ordine di pace, sicurezza e giustizia sarà impossibile fino a quando l'irresponsabile militarismo non sarà eliminato dal mondo”. “Concorda con quanto espresso?” era stata la domanda diretta del leader dei comunisti.

Il punto 11 della Dichiarazione impediva la ricostruzione del potenziale industriale bellico dell'Impero. “Una persona che non ha letto con attenzione un documento di tale importanza non è adatto a svolgere il ruolo di primo ministro” ha dichiarato Shii nella conferenza stampa successiva al dibattito parlamentare.
Un governo tutto a trazione militarista, quello di Abe, che si appresta a varare la nuova Agenzia per gli Equipaggiamenti del Ministero della Difesa con l'obiettivo di aumentare le esportazioni di armi e materiale bellico. Il disegno di legge per l'istituzione del nuovo ente è già passato alla Camera dei Rappresentanti ed è attualmente in discussione nel secondo ramo del parlamento nipponico.

Terminata con un nulla di fatto (per via dei contrasti sorti sulla proposta egiziana di una conferenza – nel 2016 – per il disarmo atomico nel Medio Oriente) la conferenza per la revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. A far discutere, oltre alla proposta già menzionata, l'opposizione cinese all'inserimento nel documento finale della conferenza la visita dei principali leader mondiali alle due città simbolo della devastazione nucleare: Hiroshima e Nagasaki.
La posizione cinese, che intendeva esprimere preoccupazione circa il fatto che il Giappone potesse essere equiparato a vittima del secondo conflitto mondiale, è stata aspramente criticata dal Partito Comunista Giapponese in un incontro tra il vicepresidente Ogata e l'ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese a Tokyo Zhang.
Delusione per i risultati della conferenza è stata espressa anche dalla Confederazione Giapponese delle Organizzazioni delle Vittime delle Bombe A e H: “è deplorevole che non vi sia stato alcun progresso proprio in questo settantesimo anniversario dei bombardamenti atomici del 1945” ha dichiarato il presidente dell'associazione Terumi Takana. “Non vivremo molti altri anni, ed è deludente pensare che non potremo vedere nella nostra vita un mondo libero da armi nucleari” ha affermato il vicepresidente dell'organizzazione degli hibakusha Toshiyuki Mimaki.

(con informazioni di Japan Press 20 – 26 mag. 2015 e ajw.asahi.com)

Ultima modifica il Sabato, 30 Maggio 2015 16:08
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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