Sul fronte lavoro, a dispetto degli slogan, persino dagli uffici del Ministero arrivano parole intellettualmente oneste circa il lavoro interinale. “Un lavoro precario non è il primo passo per un lavoro regolare”, ad affermalo, nel 2013, fu Misahiro Abe, professore presso l'Università Chuo di Tokyo nonché ex componente del Consiglio sulle Politiche del Lavoro.
Durante una riunione del Consiglio - che, in quanto organo consultivo del Ministero, aveva lavorato sulla legge volta a facilitare l'impiego del lavoro precario, presentata dalla maggioranza conservatrice alla Dieta - il professor Abe, aveva presentato una ricerca, svolta a Detroit, la quale evidenziava come molti disoccupati erano stati in precedenza lavoratori precari e dai salari - misurati sul medio periodo - in declino rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
Il lavoro precario ed i bassi salari sono anche all'origine delle carenze di manodopera nel settore edile del Sol Levante: questa l'analisi dei lavoratori del settore, recentemente riunitisi a Kyoto.
Mentre i salari dei lavoratori dipendenti sono in calo (o crescono in misura insufficiente), gli introiti dei dirigenti sono in costante aumento. Il periodico comunista Akahata ha riportato come, durante gli ultimi due anni, i compensi dei dirigenti delle 500 maggiori aziende (tra quelle i cui profitti sono cresciuti) sono aumentati del 21,3%.
Nello stesso periodo, le retribuzioni dei dipendenti delle medesime aziende sono cresciute del 4,6%: un aumento subito annullato da quello della tassa sui consumi.
Salari al palo ed inflazione trascinano, in particolar modo, le famiglie monogenitoriali sotto la soglia di povertà. Lo scorso 30 giugno, l'Istituto Giapponese per le Politiche del Lavoro e della Formazione, ha pubblicato i risultati di una ricerca sugli introiti annuali delle famiglie con figli minori.
La ricerca mostra come il numero di famiglie monogenitoriali che si trovano sotto la soglia di povertà (con un introito dunque di meno di due milioni di yen l'anno) è cresciuto dal 38,4% del 2012 al 54,2% dello scorso anno.
Contemporaneamente, dati OCSE hanno mostrato come, nell'anno 2014, i salari reali dei lavoratori giapponesi siano scesi più che tra gli altri membri dell'Organizzazione. I salari reali nipponici sarebbero infatti calati del 2,2%. A seguire il Sol Levante vi è il Portogallo (-2,1%), il Messico (-0,8%) e l'Olanda (-0,7%).
(con informazioni di Japan Press Weekly 15 – 21 lug. 2015)