Parere negativo circa la dichiarazione è stato espresso anche dal Presidente dei democratici Okada, per il quale il premier “avrebbe dovuto usare proprie parole” per riferirsi alle guerre di aggressione portate avanti dal Giappone e non limitarsi a citare precedenti dichiarazioni.
Per quanto concerne l'auspicio di Abe a che le future generazioni non debbano più scusarsi per le passate guerre, per Okada è invece “ciò che è chiesto al Giappone come nazione”.
Il leader dei democratici, in una propria dichiarazione sul settantesimo anniversario dalla fine della guerra, ha espresso la contrarietà del proprio partito alle “drastiche modifiche al percorso seguito dalla nazione negli ultimi settant'anni”. “Un segno di ciò è il cambiamento dell'interpretazione della Costituzione al fine di permettere l'uso del diritto all'autodifesa collettiva. La legislazione in materia di sicurezza proposta dal governo rischia di trasformare la natura pacifista che è al centro della nostra Costituzione” ha proseguito Okada.
“Il Giappone avrebbe dovuto fare una dichiarazione esplicita circa la natura della guerra, del militarismo e dell'aggressione nonché sulle proprie responsabilità in quelle guerre. Fare sincere scuse ai popoli delle nazioni vittime e dare un taglio netto con il passato delle aggressioni militariste, piuttosto che essere evasivo sulla maggiore questione di principio” per la portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Hua Chunying.
Criticata dalla funzionaria cinese anche la visita di tre ministri e 161 parlamentari allo Yasukuni Shrine, tempio scintoista che rende onore ai caduti delle guerre coloniali nipponiche.
“Ho offerto i miei più profondi sentimenti di gratitudine verso coloro che si sono sacrificati per la nazione”, così ha commentato la propria visita al santuario la ministra agli Interni Sanae Takaichi.
Parzialmente soddisfatto per la dichiarazione di Abe, il Ministero degli Esteri della Corea del Sud, per il quale rimane ancora strada da fare circa alcune questioni come la schiavitù sessuale come politica di Stato perseguita dall'Impero nipponico durante la colonizzazione.
In ambito nucleare, la riattivazione della centrale di Satsumasendai è stata fortemente criticata dal Partito Comunista: “è totalmente inaccettabile che si ignori l'opinione pubblica” per Shii. Particolarmente preoccupanti, per il leader comunista, i rischi connessi a future eruzioni vulcaniche nell'area in cui si trova ad operare la centrale.
Negativo il parere del Segretario del Partito Democratico Edano, specialmente riguardo la preparazione di piani di evacuazione della popolazione, compito che è stato lasciato alle autorità locali.
Lo scorso 31 luglio, i democratici hanno presentato un disegno di legge di modifica della Legge sulle speciali misure riguardanti emergenze nucleari che chiarisca i compiti dello Stato in caso di incidenti come quello occorso nel 2011 alla centrale di Fukushima. Edano ha, inoltre, ribadito l'obiettivo del proprio partito per l'eliminazione, entro il 2030, delle centrali nucleari.
(con informazioni di Japan Press Weekly 12 – 18 ago. 2015, dpj.or.jp e fmprc.gov.cn)