Domenica, 30 Agosto 2015 00:00

Pillole dal Giappone #99 - Giappone: l'Iran non è una minaccia, la Cina nemmeno

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Anche l'Associazione Internazionale dei Giuristi Democratici si schiera contro i disegni di legge che consentirebbero il dispiegamento all'estero delle Forze di Autodifesa. L'Associazione, il cui primo presidente fu il Premio Nobel per la Pace René Cassin, in un comunicato, si è espressa a favore dell'articolo 9 della Costituzione e, conseguentemente, contro un suo stravolgimento nei fatti.
“Le Forze di Autodifesa possono diventare una forza belligerante in conflitti che non riguardano o colpiscono il Giappone. Questi nuovi disegni di legge faranno, senza dubbio, crescere le tensioni nella regione” si legge nella dichiarazione.

In parlamento, intanto, il Ministro degli Esteri Kishida, rispondendo ad un'interrogazione, ha dichiarato che “il governo non considera la Cina come una minaccia”.
Di fatto dunque, pur in presenza di una tensione riguardante le isole Senkaku, lo stesso governo fa cadere uno dei principali argomenti addotti per giustificare il cambiamento della tradizionale politica pacifista del Giappone.

Anche riguardo lo Stretto di Hormuz, una delle aree che potrebbero essere foriere di tensioni internazionali che coinvolgerebbero il Sol Levante, per il think tank del settore energetico JX Nippon Research Institute (afferente alla multinazionale del settore JX Holdings) la possibilità che l'Iran blocchi lo Stretto (dal quale transitano l'80% delle importazioni petrolifere nipponiche e per questo più volte citato da Abe come una possibile area di intervento) “sono molto vicine allo zero”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il senatore e responsabile esteri del Partito Democratico Yukihisa Fujita. Il dirigente democratico, prendendo la parola durante i lavori della Commissione Speciale che sta esaminando i disegni di legge, ha ricordato come nel 2013 il ministro degli Esteri Kishida, in visita in Iran, abbia sottoscritto una dichiarazione congiunta con il suo omologo iraniano nella quale si affermava che i ministri degli Esteri “hanno sottolineato l'importanza del rispetto dello Stato di diritto, così come il non impedimento dei commerci e della libertà di navigazione sulle rotte marittime che vanno dal Golfo Persico all'Oceano Pacifico”.
Per Fujita “se questo è un comunicato sottoscritto da entrambe le nazioni sarebbe una violazione dell'etichetta diplomatica identificare le acque territoriali dell'altra nazione come obiettivo per esercitare il diritto all'autodifesa collettiva”.

In tema lavoro, il senatore comunista Akira Koike, intervenuto, lo scorso 18 agosto in Commissione Lavoro, ha denunciato come, secondo una ricerca, il reddito dei lavoratori interinali sia diminuito di 500.000 yen rispetto a 12 anni fa. Secondo i dati presentati dal parlamentare il salario medio orario di questi lavoratori è sceso dai 1.465 yen del 2001 ai 1.179 del 2013. “Il Giappone dovrebbe creare un sistema che richieda alle aziende che utilizzano i lavoratori interinali di garantire uguali salari a parità di lavoro con i lavori a tempo indeterminato” ha affermato Koike.
Per il ministro Shiozaki ad un quadro legale che garantisca tale diritto sono preferibili accordi volontari tra le parti.

(con informazioni di Japan Press Weekly 19 – 25 ago. 2015, jalisa.info e dpj.or.jp)

Ultima modifica il Venerdì, 28 Agosto 2015 22:11
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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