L'abenomics non frena la diffusione della povertà in Giappone, questo il cuore dell'intervento del senatore comunista Koike, durante la seduta della Commissione Bilancio della Camera dei Consiglieri del 18 gennaio. L'esponente comunista, presentando dati della ricerca OCSE sui tassi di povertà, ha sottolineato come, secondo gli ultimi dati disponibili, l'indice di povertà relativa sia del 16,1% (il dato maggiore, del 21% è del Messico), mentre l'indice di povertà minorile nelle famiglie monogentoriali si attesta al 54% (il dato peggiore, riferito a questo indice, tra i Paesi OCSE).
Nella seduta della Commissione Bilancio della Camera dei Rappresentati dell'otto gennaio, era invece intervenuto il Segretario democratico Edano, il quale ha criticato la politica fiscale del governo, in particolare riguardo l'abbassamento della pressione fiscale sui profitti delle imprese non reinvestiti e circa l'arbitrarietà delle possibili riduzioni della tassa sul consumo (prevista per i quotidiani ma non per beni essenziali quali gas ed elettricità).
Intanto, lo scorso 13 gennaio, circa 500 lavoratori affiliati al sindacato Zenroren hanno manifestato davanti gli uffici della confindustria (la Keidanren) per chiedere sostanziali aumenti salariali. La richiesta della confederazione sindacale è di 20.000 yen in più al mese (o 150 euro in più l'ora) e l'eliminazione dei salari orari inferiori a 1000 yen.
Per un aumento del salario minimo orario (ad almeno 1500 yen) anche i giovani del gruppo civico Aequitas, nato nell'agosto dello scorso anno e che annovera tra le proprie fila studenti-lavoratori. “Molti studenti si mantengono con lavori part-time. Il salario minimo orario di Yamanashi è di, solamente, 737 yen ed è, dunque, impossibile vivere con salari così bassi” ha affermato uno degli attivisti, il diciannovenne Shun'ichiro Kobayashi, proveniente dalla Prefettura ad ovest della capitale.
In tema militare, mentre il premier ha ribadito, nel proprio discorso di apertura della sessione regolare dei lavori della Dieta di fine gennaio, la volontà del governo di proseguire nella ricollocazione della base di Ginowan ad Henoko, è emersa, la possibilità di espansione dei compiti delle Forze di Autodifesa dislocate, dal 2011 ed in funzione antipirateria, a Gibuti.
Pur avendo il ministro competente, su interrogazione del deputato comunista Akira Kasai, negato la possibilità che le forze nipponiche, presenti nell'area, siano impiegate in funzioni di intervento nei Paesi limitrofi, durante la propria visita nel piccolo stato africano, avvenuta il 18 gennaio, Nakatani ha affermato che le Forze di Autodifesa daranno un “contributo proattivo alla pace” che si concretizzerà in assistenza logistica alle forze armate gibutiane ed in formazione delle stesse.
In ambito di politique politicienne, accuse di corruzione sono arrivate al ministro dell'Economia, Commercio e Industria Akira Amari. Secondo la rivista Shukan Bunshun, il ministro avrebbe ricevuto da un'impresa di costruzioni un milione di yen, mentre suoi collaboratori avrebbero raccolto, dalla stessa ditta, negli ultimi tre anni, 12 milioni. Secondo le accuse il ministro avrebbe ricevuto il denaro per intervenire in una disputa tra questa impresa e l'azienda semipubblica di edilizia residenziale Urban Renaissance.
Il ministro ha dichiarato di non aver compiuto “nulla di illegale” e che chiarirà tutto “in una settimana”.
Le opposizioni hanno abbandonato l'aula quando Amari ha preso la parola, per illustrare, durante la prima seduta della sessione ordinaria della Dieta, il programma economico annuale del governo.
(con informazioni di Japan Press Weekly 13 – 19 genn. 2016; oecd.org; japan.kantei.go.jp; lanationdj.com; japantimes.co.jp)