Domenica, 25 Settembre 2016 00:00

Pillole dal Giappone #152 – Intensa attività dentro ed ai margini dell'Assemblea Generale dell'ONU

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Novità poco piacevoli per il Sol Levante giungono dagli ultimi dati demografici resi noti dal Ministero degli Interni lo scorso 15 settembre. La percentuale di ultrasessantacinquenni ha raggiunto infatti la cifra record del 27,3% sul totale della popolazione (ed il 30,01% - ed è la prima volta - tra le donne). La popolazione anziana è cresciuta, in termini assoluti, di 730.000 unità (per un totale di 34,61 milioni di ultrasessantacinquenni).
Andando maggiormente in dettaglio si ha un numero di ultrasettantacinquenni cresciuto, nell'ultimo anno, di 590.000 unità (per un totale di 16,97 milioni di persone pari al 13,4% della popolazione); gli ultraottantenni sono aumentati di 430.000 unità (per un totale di 10,45 milioni di persone pari all'8,2%).
Numeri record anche per gli ultrasentacinquenni che ancora lavorano: al 2015 essi erano 7,3 milioni (in crescita di 490.000 unità rispetto all'anno precedente).


“Non sono assolutamente preoccupato della demografia del Giappone” ha dichiarato Abe, “il Giappone può invecchiare. Può, forse, perdere popolazione ma questo è un incentivo per far crescere la produttività”.
Una risposta piuttosto goffa, quella del premier, di fronte al sostanziale fallimento di tutte le misure di contrasto al calo demografico (ma nessuna riguardante la crescita del welfare) messe in atto dal proprio governo.

In politica estera, il Giappone è pronto ad investire 2,8 miliardi di dollari, in tre anni, per affrontare la crisi globale dei rifugiati. Questo l'annuncio fatto, lo scorso martedì, dal premier Abe al summit dedicato al tema nell'ambito dell'annuale Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nel proprio messaggio il capo del governo nipponico ha sottolineato l'impegno del proprio Paese nell'assistenza, anche con proprio personale, ai rifugiati in Turchia e Giordania ed il contributo del Sol Levante al Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite per quanto concerne la realizzazione di canali per l'irrigazione in Libano.
Nonostante l'impegno economico assunto dal governo di Tokyo, l'Arcipelago ospita pochissimi rifugiati sul proprio territorio nazionale.

Il summit è stato anche l'occasione per un trilaterale con Corea del Sud e Stati Uniti - al quale hanno partecipato i ministri degli Esteri Kishida, Yun Byung-se e Kerry - sulla crisi prodottasi a seguito delle numerose provocazioni nordcoreane.
Durante l'incontro Kerry ha affermato che gli Stati Uniti rimangono saldi nei propri impegni a difesa degli alleati, sostenuti in ciò da un'ampia gamma di sistemi di difesa tanto nucleari quanto convenzionali. I tre Paesi, sostenendo la possibilità di ulteriori sanzioni a carico della RPDC da parte dell'ONU ed hanno ribadito la possibilità di imporne di proprie (quelle giapponesi a dire il vero sono al loro massimo immaginabile), in particolare sul fronte della restrizione delle possibilità per la Corea del Nord di procurarsi materiali od altre risorse utili allo sviluppo del proprio programma nucleare e missilistico.
Su quest'ultimo aspetto il Dipartimento di Pubblica Sicurezza di Liaoning (nord-est della Cina) ha annunciato l'inizio di un'investigazione a carico della Dandong Hongxiang Industrial Development Company. L'azienda è sospettata di aver venduto alla Corea del Nord, in violazione della risoluzione ONU 2270 e della stessa politica seguita dalla Cina, componenti destinate alla fabbricazione di armi atomiche.
Uno spiraglio diplomatico è rappresentato da una possibile ripresa di “credibili ed autentiche discussioni tese ad una verificabile denuclearizzazione della RPDC” anche se una ripresa, in tempi rapidi, dei cosiddetti colloqui a sei appare ai più poco probabile.
Per parte sua la Cina, Paese che ha fortemente condannato il test atomico nordcoreano (una telefonata è intercorsa tra il ministro Wang ed il suo omologo sudcoreano, impegnato in una frenetica attività di ricerca di sostegno diplomatico), ha ribadito, lo scorso 14 settembre, con la Portavoce degli Esteri Hua, che la RPC “ha sempre lavorato responsabilmente in seno alle discussioni del Consiglio di Sicurezza e continuerà a farlo in futuro. Pensiamo che le sanzioni non possano essere né il fine né l'unico approccio. Per risolvere a fondo il problema del nucleare coreano occorre che si ritorni sul sentiero della soluzione pacifica il più presto possibile. Invitiamo tutte le parti ad astenersi da provocazioni reciproche e a non accrescere la tensione. Speriamo che tutte le parti lavorino insieme, mediante il dialogo, per creare le condizioni di una risoluzione pacifica del tema nucleare coreano”. Il premier cinese Li ha, comunque, confermato al proprio omologo nipponico, durante un breve incontro ai margini dell'Assemblea ONU, la cooperazione su questo fronte del proprio Paese con il Giappone.
Per parte sua, alla conferenza stampa del 14 settembre, il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon, il cui mandato scadrà tra qualche mese, ha sostenuto che “è importante che il Consiglio di Sicurezza sia unito e prenda decisioni rapide al fine di prevenire, innanzitutto, altre azioni provocatori da parte della RPDC e che cerchi di adottare le misure necessarie al fine di inviare un forte messaggio alla sue istituzioni”.

Sostegno sulla vicenda nordcoreana è stato ricercato anche da Abe nella sua visita, la prima di un presidente giapponese, a Cuba. L'incontro, che è stata effettuata subito dopo il summit dell'ONU, ha avuto tra gli altri obiettivi quello di gettare le basi per una cooperazione economica nippo-cubana, resasi possibile dopo la distensione tra l'isola caraibica e gli Stati Uniti. Abe ha anche predisposto l'annullamento dei due terzi del debito estero di Cuba verso il Sol Levante (che ammonta a 1,75 miliardi di dollari), una misura che dovrebbe consentire un notevole rafforzamento delle relazioni economiche “tanto nel settore pubblico quanto in quello privato” secondo il premier di Tokyo. Tra le prime aziende che potrebbero beneficiare del nuovo clima di cooperazione vi sono Mitsubishi (in particolare per il settore delle opere pubbliche), Sumitomo e Marubeni.

Sul fronte economico interno cattive notizie arrivano dalle periodiche stime OCSE. Secondo l'organizzazione parigina “la crescita rimarrà debole ed irregolare. Dello 0,6% nel 2016 e dello 0,7% nel 2017, a causa della rivalutazione dello yen e della debolezza vissuta dal commercio asiatico, fattore che pesa sulle esportazioni”.
Una parziale correzione di rotta potrebbe arrivare dal rendimento negativo sui titoli di Stato imposto dalla Banca del Giappone. Una politica “estremamente importante” per il premier Abe, che condivide con il Governatore della BOJ, Haruhiko Kuroda, l'obiettivo di far crescere il tasso di inflazione verso l'irrealistico (in assenza di una politica complessiva di crescita salariale) obiettivo del 2%.
Intanto, sempre dati OCSE mostrano come il Giappone sia, per l'ennesima volta, tra le nazioni sviluppate quella che meno spende per l'istruzione: il 3,2% nel 2015, dietro, tra le nazioni OCSE, soltanto all'Ungheria.
Al primo posto vi è la Norvegia (6,2%), seguita da Danimarca (6,1%) e Belgio, Islanda e Finlandia (5,6% ciascuno).

Il summit dell'ONU è servito al premier nipponico anche per perorare la causa del trattato di libero commercio per l'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese), accordo che adesso i principali Paesi sostenitori sembrano voler lasciare orfano dopo le pressioni dei settori economici di volta in volta penalizzati (nel caso del Giappone il settore agricolo, nel caso degli Stati Uniti quello automobilistico). Abe ha, infatti, avuto un breve incontro con la candidata democratica alla Casa Bianca, Hillary Clinton, nel quale ha ribadito “attraverso il TPP gli Stati Uniti possono affermarsi (nei confronti della Cina ndr) giocando un ruolo di primo piano nella crescita dell'area dell'Asia del Pacifico” e che “il Giappone e gli Stati Uniti debbono ottenere l'approvazione al loro interno del TPP il più presto possibile”.
Il TPP - che ha nel Giappone uno dei suoi sponsor principali dopo il suo ingresso nelle negoziazioni avvenuto nel 2013 - è stato recentemente messo in discussione sia dalla candidata democratica che, in maniera più marcata, dal candidato repubblicano Donald Trump.

In tema nucleare, dopo anni di tira e molla, il governo sarebbe intenzionato a dismettere definitivamente il reattore sperimentale (a combustibile misto uranio-plutonio, il cosiddetto MOX) Monju di Tsuruga (Prefettura di Fukui). “Ci sarà una ristrutturazione radicale che comprende anche, entro la fine dell'anno, lo smantellamento di Monju” ha dichiarato lo scorso 21 settembre il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, al termine di un incontro con i ministri di Industria (Seko) e Ricerca (Matsuno). Il costo dell'operazione dovrebbe aggirarsi intorno ai dieci miliardi di dollari.
Durante la medesima riunione, in maniera alquanto schizofrenica, gli stessi ministri hanno convenuto di andare avanti sul progetto di ricerca congiunto (abbastanza simile dal punto di vista tecnologico a Monju) franco-nipponico ASTRID (Advanced Sodium Technological Reactor for Industrial Demonstration) che, secondo i piani dei due governi, dovrebbe diventare una realtà operativa nel 2030.
Il 15 settembre parlamentari comunisti hanno, frattanto, effettuato delle ispezioni nelle centrali di Tomari (Hokkaido) e Kashiwazaki-Kariwa (Niigata). Nel primo caso l'Autorità Regolatrice per il Nucleare sta esaminando la richiesta di riattivazione del reattore numero 3 giunta dalla società proprietaria dell'impianto (HEPCO). A preoccupare i due parlamentari che hanno effettuato l'ispezione (il deputato Kazuya Hatayama e la senatrice Tomo Iwabuchi) vi è la resistenza sismica delle vasche contenti il combustibile nucleare che “non è stata migliorata” secondo le stesse dichiarazioni del direttore della centrale Gen Uozumi.
Rischi di rilascio di acque contaminate nell'ambiente anche nel secondo caso. Per questo impianto, di proprietà di TEPCO, è stata richiesta la riattivazione dei reattori 6 e 7. A condurre l'ispezione Yasufumi Fujino (Camera dei Rappresentanti) e Ryosuke Takeda (Camera dei Consiglieri). L'Agenzia Regolatrice dovrebbe “esaminare la quantità totale delle acque di falda usata nella centrale e verificare la capacità sismica dei pozzi di pompaggio” secondo il sismologo e professore emerito dell'Università di Niigata, Masaaki Tateishi, il quale ha preso parte all'ispezione. Non sarebbe, infatti, chiara la quantità di acqua attualmente pompata nell'impianto e dunque gli eventuali rischi di contaminazione in caso di danneggiamento sismico della centrale.

Il 20 settembre, intanto, è stato annunciato un disegno di legge volto allo stanziamento di 8,3 miliardi di dollari destinati al pagamento di compensazioni per le vittime di Fukushima e per coprire i costi di smantellamento e decontaminazione dell'impianto. Obiettivo del disegno di legge è quello di recuperare parte di questa cifra anche da aziende elettriche non proprietarie di impianti nucleari. Queste ultime erano state fino ad ora esentate dal pagamento delle imposte destinate allo smantellamento delle centrali atomiche.

In ambito di sicurezza nazionale, il 19 settembre, i movimenti pacifisti hanno manifestato in occasione del primo anniversario della promulgazione delle leggi belliciste volte a favorire l'impiego delle Forza di Autodifesa all'estero. In 23.000 hanno preso parte al corteo di Tokyo. “Non dobbiamo abbandonare i nostri obiettivi. La Costituzione pacifista del Giappone non è morta. Scendiamo nelle strade e mostriamo la nostra determinazione alla lotta” ha affermato Mitsuhiro Hayashida, già rappresentate del disciolto gruppo-ombrello Studenti per un'Azione di Emergenza per la Democrazia Liberale. Nel proprio discorso il Presidente del Partito Comunista Shii, citando il recente successo per i candidati unitari nelle elezioni della Camera alta, ha sostenuto che “le prossime elezioni politiche saranno il secondo round. Lavoriamo per rafforzare la cooperazione tra forze civiche e partiti al fine di cacciare via Abe”. “Dobbiamo essere uniti nelle prossime elezioni” gli ha fatto eco l'ex leader del Partito Democratico, Katsuya Okada, recentemente sostiutuito da Renho Murata, la quale è meno propensa a proseguire la collaborazione tra il PDG ed i comunisti.

(con informazioni di Japan Press Weekly 14 – 20 sett. 2016; un.org; oecd.org; fmprc.gov.cn; mofa.go.jp; asahi.com; nytimes.com)

Ultima modifica il Domenica, 25 Settembre 2016 23:35
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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