Tra le principali misure previste vi è un aumento dell'1,6% delle spese sociali e del 5% per gli investimenti nel settore turistico. In crescita - ma è oramai una costante dei governi a guida Abe - dell'1,4% anche il bilancio della Difesa.
Settore della difesa che segna un record anche per quanto concerne le spese del fondo di compartecipazione alla presenza militare USA nel Sol Levante. Secondo dati forniti dal parlamentare comunista Seiken Akamine nel 2016 tale fondo ha goduto del contributo nipponico per 764,2 miliardi di yen, con un aumento di 36,4 miliardi rispetto al 2015.
Deflazione che è però impossibile da combattere, nonostante tutte le armi, abbastanza spuntate, di politica monetaria ed i grandi investimenti realizzati in debito, senza una effettiva crescita dei salari, che rimangono (occorrerà vedere i dati che saranno diffusi dal JILPT il prossimo anno, ma il trend è chiaro già da adesso) drammaticamente al palo. Secondo quanto riportato dal periodico comunista Akhata si sarebbe ulteriormente aggravata la condizione lavorativa femminile. Tra le lavoratrici precarie il numero di quante percepiscono meno di due milioni di yen è aumentato di 2.330.000 unità tra il 2002 ed 2015 raggiungendo in tale settore il 70% del totale.
In ambito nucleare, nuove stime ufficiali, diffuse dal governo lo scorso 19 dicembre, calcolano in 375 miliardi di yen (3,2 miliardi di dollari) le spese per decommissionare il reattore sperimentale di Monju (Prefettura di Fukui). La decisione ufficiale di smantellare l'impianto è arrivata il giorno seguente ad opera del Consiglio dei Ministri. Negli scorsi decenni sono stati investiti nel reattore (che è del tipo autofertilizzante uranio-plutonio) oltre 8,5 miliardi di dollari. Il processo di smantellamento, secondo quanto previsto dal governo, inizierà nel 2022 per completarsi nel 2047.
“Utilizzeremo a pieno le grandi conoscenze acquisite grazie a Monju per andare avanti nello sviluppo dei reattori autofertilizzanti concentrandosi prima nella definizione di una road map strategica” ha affermato il ministro dell'Industria Seko.
Sempre in tale settore, secondo quanto proposto dal governo lo scorso martedì, circa 2.400 miliardi di yen (sui 21.000 fino ad ora stimati) da utilizzare per le compensazioni ed i risarcimenti di quanti hanno subito danni nell'incidente occorso alla centrale di Fukushima nel 2011 potrebbero provenire da un aggravio sulle tariffe per gli operatori che utilizzano la rete di proprietà di TEPCO.
A Tokyo, frattanto, il tema dei costi per lo svolgimento dei Giochi Olimpici del 2020 continua ad occupare la scena. Le spese per l'organizzazione del massimo evento sportivo mondiale dovrebbero aggirarsi intorno ai 1.600 miliardi di yen secondo un primo bilancio messo a punto in un incontro a quattro (governo nazionale, Assemblea Metropolitana di Tokyo, Comitato Olimpico Internazionale e comitato organizzatore).
“Ci attendiamo un'ulteriore riduzione di spesa” ha affermato il vicepresidente del CIO John Coates. “Ci impegneremo per ridurre ulteriormente i costi - ha convenuto Yoshiro Mori, Presidente del comitato organizzatore - ma mancano ancora tre anni all'inizio dei Giochi e non sappiamo quali imprevisti potrebbero sorgere”. Di tenore simile la dichiarazione rilasciata dalla ministra per l'Organizzazione dei Giochi, Tamayo Marukawa. Coates si è però detto soddisfatto che una cifra pari a 4,7 miliardi di dollari dovrebbe essere coperta da privati.
Sul fronte politico non si sono fatte attendere le reazioni dell'opposizione al termine della visita del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, in Giappone. Se tra le forze politiche vi è consenso circa la conclusione di un trattato di pace che chiuda formalmente il Secondo Conflitto Mondiale e ad un rafforzamento delle relazioni economiche col potente vicino euroasiatico, grandi polemiche ha suscitato la sostanziale chiusura di Mosca (ribadita fino alla nausea e senza possibilità di dubbie interpretazioni dallo stesso Putin e dal titolare degli Esteri Lavrov) a qualsiasi concessione territoriale sulle Curili Meridionali.
“In che modo la cooperazione e le attività economiche congiunte ci porteranno ad una soluzione sulla questione delle isole?” si retoricamente chiesta la Presidentessa del Partito Democratico Renho Murata.
Fortemente critico anche Kazuo Shii, Presidente del Partito Comunista (formazione che rivendica alla sovranità nipponica l'intero arcipelago delle Curili Meridionali) per il quale “la cooperazione economica rafforzerà unicamente la presenza russa nelle isole ed ogni speranza di loro ritorno scivolerà ulteriormente via”.
Valutazione opposta quella effettuata dai partiti di governo: “chi critica afferma che non vi siano stati progressi circa i Territori del Nord (questo il nome ufficialmente in uso in Giappone per designare due delle quattro isole Curili Meridionali, quelle più prossime all'isola di Hokkaido rivendicate ufficialmente dal governo di Tokyo) ma l'accordo sulla cooperazione economica è stato una buona cosa, inoltre si sono facilitate le visite per quei cittadini giapponesi che vogliono andare a rendere omaggio alle tombe dei propri parenti sulle due isole” ha sostenuto, difendendo il colloquio Abe-Putin, il vicepresidente del Partito Liberal-Democratico, Masahiko Komura. Positivo anche il giudizio degli alleati del Nuovo Komeito: “durante la visita si è formato un clima di consenso e questo è un grande risultato” ha affermato il loro leader Natsuo Yamaguchi.
Complessivamente durante la visita del massimo rappresentante russo nel Sol Levante si sono siglati 80 accordi (di questi 68 riguardanti il commercio tra le due nazioni). Di particolare rilievo è stato il memorandum firmato dal fondo sovrano russo RDIF e dalla Banca Giapponese per la Cooperazione Internazionale volto al finanziamento di attività economiche congiunte mediante lo stanziamento di un miliardo di dollari. “Il fondo russo-giapponese di investimento ha ricevuto ampio supporto dalle autorità dei due Paesi ed è destinato a diventare un attore chiave per la cooperazione [...]. Esso opererà come struttura indipendente e le sue prime iniziative avverranno nel corso del prossimo anno” ha affermato Kirill Dmitriev, CEO del RDIF.
(con informazioni di Japan Press Weekly 14 - 20 dic. 2016; rdif.ru; the-japan-news.com; asahi.com; japantime.co.jp; mainichi.jp)