Domenica, 01 Gennaio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #166 – Storica visita di Shinzo Abe a Pearl Harbor

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Rimarrà nella storia la visita, effettuata il 26 e 27 dicembre, del premier Abe alla base di Pearl Harbor nelle Hawaii. Una visita “fortemente da lodare” per Yohei Kono, passato anch'egli alla storia per la dichiarazione ufficiale del 1993 che esprimeva rimorso per i crimini di schiavitù sessuale commessi dall'esercito coloniale nipponico in Corea. “Questa visita è un'occasione per ricordare quanti sono morti in guerra, una dimostrazione della volontà di non ripetere gli orrori della guerra ed allo stesso tempo un messaggio per la riconciliazione tra Stati Uniti e Giappone” ha dichiarato il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga.

Il capo del governo di Tokyo - che è stato accompagnato nel proprio viaggio dal ministro degli Esteri, Fumio Kishida, e dalla ministra della Difesa, Tomomi Inada - ha reso omaggio, insieme al Presidente statunitense uscente Obama, alle vittime americane dell'attacco del 7 dicembre 1941 che provocò l'ingresso nella Seconda Guerra Mondiale degli Stati Uniti, presso il memoriale della USS Arizona, una delle numerose navi affondate quel giorno, nonché al cimitero dei caduti nella guerra nel Pacifico dove sono sepolti 13.000 soldati statunitensi (tra essi il corrispondente di guerra Ernie Pyle, morto durante la battaglia di Okinawa) ed al monumento che ricorda gli studenti ed i membri dell'equipaggio della Ehime Maru (una nave scuola per pescatori affondata nel 2001 a seguito della collisione con un sottomarino delle forze USA).
“Abbiamo avuto molti visitatori giapponesi in passato, tra essi l'Imperatore e l'Imperatrice - ha detto Jim Horton, direttore del cimitero - ma è stato un onore dare il benvenuto ad Abe. La sua visita mostra come le relazioni con il Giappone siano progredite dalla fine della guerra”.
Altri tre primi ministri nipponici (Shigeru Yoshida, Ichiro Hatoyama e Nobusuke Kishi, quest'ultimo nonno materno di Abe) hanno visitato la base sede del Comando per il Pacifico della Marina statunitense, ma Abe è il primo ad aver effettuato una visita ufficiale con il proprio omologo e ad aver pronunciato un breve discorso. Abe ha anche reso omaggio al cimitero di Makiki, nel quale sono sepolti molti immigrati giapponesi che hanno lavorato nelle isole nel XIX secolo e si è raccolto brevemente presso il luogo nel quale si schiantò il tenente Fusata Iida, considerato il primo dei piloti kamikaze dell'attacco.

Di seguito i passi principali dello storico discorso tenuto da Abe al memoriale della USS Arizona:

“Insieme con il Presidente Obama ho visitato il memoriale che è luogo di riposo per molte anime. E' un luogo che ha portato il silenzio assoluto dentro me. Vi sono scritti i nomi dei militari che hanno perso le loro vite. Marinai e marines provenienti dalla California e da New York, dal Michigan e dal Texas e da molti altri posti, che hanno compiuto il loro nobile dovere di proteggere la patria che amavano, perdendo le loro vite tra le fiamme di quel giorno quando i bombardieri hanno spezzato la USS Arizona in due. Ancora, dopo 75 anni, la USS Arizona - ora a riposo nelle sabbie marine - è l'ultima dimora di un enorme numero di marinai e marines.
Ascolto concentrandomi sui miei sensi, a fianco al canto del vento e al rombo delle onde, e posso quasi discernere le voci dei membri dell'equipaggio. Voci di conversazioni vivaci, ottimiste e serene quel giorno, una domenica mattina. Voci di giovani militari che parlano l'uno con l'altro dei propri sogni e del proprio futuro. Voci che nei loro ultimi istanti chiamano i nomi dei propri cari. Voci che pregano per la felicità dei propri figli non ancora nati. Ognuno di quei militari aveva una madre ed un padre preoccupati per la loro sicurezza. Molti avevano mogli o fidanzate che amavano. E molti avevano dei figli che avrebbero voluto veder crescere. Tutto ciò è stato interrotto. Quando contemplo questa realtà solenne sono del tutto privo di parole.
'Riposate in pace, preziose anime dei caduti'. Con questo travolgente sentimento depongo i fiori a nome del popolo giapponese sulle acque nelle quali dormono questi marinai e marines.
Presidente Obama, al popolo degli Stati Uniti d'America ed ai popoli di tutto il mondo, come primo ministro del Giappone offro le mie più sentite condoglianze per le anime di quanti hanno perso la vita qui, così come alle anime coraggiose di coloro, uomini e donne, che sono state prese da una guerra iniziata qui ed alle anime degli innocenti diventati vittime di guerra. Non dobbiamo mai più ripetere gli orrori della guerra. Questo è il solenne impegno che noi, popolo del Giappone, abbiamo preso. E dopo la guerra abbiamo creato una nazione libera e democratica che promuove lo stato di diritto e che ha confermato la propria volontà di non fare più la guerra. Noi, popolo del Giappone, continuiamo a sostenere questo principio inscalfibile ospitando con tranquillo orgoglio il sentiero di nazione amante della pace percorso in questi settanta anni che ci separano dalla fine della guerra. Per le anime dei militari che riposano eternamente a bordo della USS Arizona, per il popolo americano e per tutti i popoli del mondo mi impegno, come primo ministro del Giappone, con questo incrollabile voto”

ha affermato Abe, evitando le scuse ufficiali ma di fatto condannando l'attacco del 7 dicembre 1941, ed ha proseguito dicendo:

“Ieri, presso il Marine Corps Base Hawaii a Kaneohe Bay, ho visitato il cippo in memoria di un ufficiale della Marina Imperiale giapponese. Era un pilota di caccia, il comandante Fusata Iida che è stato colpito durante l'attacco a Pearl Harbor ed ha rinunciato a tornare alla sua portaerei. Tornò qui ed è morto. Non sono stati dei giapponesi ad avere eretto il cippo nel punto nel quale l'aereo da combattimento di Iida è precipitato. Sono stati militari statunitensi che hanno subito il suo attacco a rendere omaggio al coraggio del pilota morto erigendo questo monumento. Sul cippo è scritto il grado ricoperto dal pilota a quel tempo "Tenente, Marina Imperiale Giapponese", ciò mostra il rispetto verso un militare che ha dato la vita per il proprio Paese.
'I coraggiosi rispettano i coraggiosi': così ha scritto Ambrose Bierce in una sua famosa poesia. Mostrando rispetto anche per un nemico contro cui hanno combattuto, cercando di capire anche un nemico che odiavano: qui sta lo spirito di tolleranza del popolo americano.
Quando la guerra finì ed il Giappone era una nazione le cui rovine fumanti si estendevano a perdita d'occhio, che soffriva sotto miseria, sono stati gli Stati Uniti, e le sue buone persone, che senza risparmiarsi hanno inviato cibo da mangiare e vestiti da indossare. Il popolo giapponese è riuscito a sopravvivere e farsi strada verso il futuro grazie alle maglie ed al latte inviato dal popolo americano.
Sono stati gli Stati Uniti che hanno aperto la strada affinché il Giappone tornasse nella comunità internazionale dopo la guerra. Sotto la guida degli Stati Uniti, il Giappone, in quanto membro del mondo libero, è stato in grado di godere di pace e prosperità. L'aiuto e l'assistenza ricevuti da noi giapponesi, il nemico che vi aveva combattuto così ferocemente, insieme con l'enorme spirito di tolleranza sono incisi profondamente nei cuori e nelle menti dei nostri nonni e madri. Noi li ricordiamo. I nostri figli e nipoti potranno passare questi ricordi alle altre generazioni e non dimenticare mai quello che è stato fatto per noi. [...]
A 75 anni da Pearl Harbor il Giappone e gli Stati Uniti, che si sono combattuti in una guerra feroce che rimarrà negli annali della storia umana, sono diventati alleati con legami così profondi e forti che raramente si trovano nella storia. […] Ciò che ci ha legato è il potere della riconciliazione, reso possibile dallo spirito di tolleranza. [...] E' mio desiderio che i nostri bambini giapponesi e, Presidente Obama, i vostri bambini americani, ed i loro figli e nipoti e le persone in tutto il mondo, continueranno a ricordare Pearl Harbor come il simbolo della riconciliazione”
.

Assenti, ma non poteva essere diversamente, dal discorso di Abe termini quali “guerra di aggressione” e “profondo rimorso” usate dal primo ministro socialista Tomiichi Murayama (premier tra il '94 ed il '96). Obama, in uno degli ultimi discorsi pubblici da Presidente degli Stati Uniti ha ringraziato Abe “a nome del popolo americano” per “un gesto storico che ci parla del potere della riconciliazione e dell'alleanza tra il popolo americano e quello giapponese ricordandoci che anche le ferite più profonde della guerra possono lasciare il posto all'amicizia ed alla pace duratura”.

Reazioni per la visita di Abe alle Hawaii si sono avute anche in Cina, Paese che ha molto sofferto per l'occupazione coloniale nipponica. La Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, rispondendo ai giornalisti nella conferenza stampa del 27 dicembre, ha affermato che il suo ufficio “ha appreso dai giornalisti che durante la visita Abe ha offerto unicamente le proprie preghiere per le vittime senza includere scuse” e che la visita sia “una trovata pubblicitaria rivolta alla Cina”.
“Oltre cinquanta storici provenienti da Giappone e Stati Uniti hanno inviato una lettera per chiedere ad Abe di offrire le proprie preghiere alle vittime di guerra cinesi, coreane e di altre nazioni asiatiche sostenendo che le scuse andavano offerte in primo luogo al popolo cinese” ha proseguito Hua la quale ha aggiunto che “al di là dei gesti ostentati l'unica chiave per la riconciliazione si ha con una seria riflessione”.
“Non bisogna dimenticare che la Cina è stata il maggior teatro nella guerra contro il fascismo ad Oriente [...]. Senza la pacifica riconciliazione con la Cina e con le altre nazioni asiatiche vittime della guerra il Giappone non potrà mai lasciarsi questa pagina di storia alle spalle. Invece di continuare a schivare il nocciolo della questione i leader giapponesi dovrebbero tenere un atteggiamento responsabile verso la storia e il futuro, riflettere profondamente sulla storia di invasori e dare un taglio netto con ciò” ha concluso l'alta funzionaria del governo della RPC.

La visita di Abe nelle Hawaii si colloca in periodo di forte impegno internazionale del Giappone, anche mediante le Forze di Autodifesa, e di probabile prossimo allentamento dei rapporti tra gli Stati Uniti ed i propri alleati sotto la presidenza di Donald Trump.
Per pareggiare il conto il 29 dicembre la ministra Inada si è recata in visita all'ormai celebre Yasukuni Shrine "come cittadina e come ministro" ha precisato.
Dura la reazione della Repubblica di Corea: "il governo della RdC sottolinea con forza, ancora una volta, che il Giappone può guadagnare la fiducia dei Paesi vicini e della comunità internazionale soltanto quando la sua classe dirigente affronterà la propria storia dimostrando con i fatti la propria umile riflessione ed il sincero rimorso per le malefatte del passato" si legge in un comunicato del Ministero degli Esteri di Seul.

Rimanendo in ambito internazionale, lo scorso 24 dicembre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione mirante a discutere, per il prossimo marzo, di un trattato per il bando delle armi atomiche. La risoluzione ha avuto l'appoggio di 113 nazioni ed il voto contrario di 35: tra esse il Giappone, nazione posta sotto la protezione dell'ombrello nucleare statunitense.
“Come unico Paese ad essere stato colpito da tali armi, il Giappone dovrebbe partecipare a questi negoziati” ha affermato il ministro degli Esteri di Tokyo, Fumio Kishida.

Rivolgendo uno sguardo all'economia, dopo l'approvazione del disegno di legge per la legalizzazione dei casinò, cominciano ad emergere dati che avrebbero dovuto imporre più cautela tra i conservatori. Secondo il Ministero della Salute nel Sol Levante sarebbero oltre cinque milioni ad essere dipendenti dal gioco d'azzardo mentre un sondaggio mostra come il 93% degli uomini giapponesi consideri il popolare gioco del pachinko (una specie di slot machine) come una delle principali forme di svago.
Il pachinko, pur essendo liberalizzato, non prevede vincite in denaro ma unicamente premi consistenti in oggetti (anche se vi è un'attività clandestina paragonabile di fatto alle bische). A fronte di tale situazione, con ogni evidenza, la legalizzazione dei casinò non sarà di alcun aiuto se non, ma non è nemmeno certo, nel far emergere le attività sotterranee del gioco clandestino.

Sempre in ambito economico sarà avviato a partire dal prossimo anno fiscale un nuovo sistema di valutazione delle strutture alberghiere basato sull'efficienza energetica. Il nuovo sistema di valutazione - promosso dal Ministero dell'Economia, Industria e Commercio - si propone di premiare gli operatori del settore più virtuosi. Le aziende che effettueranno risparmi energetici compresi tra il 10 ed il 20% per almeno due anni consecutivi saranno ricompensate con cinque stelle. Per le strutture che non registreranno miglioramenti saranno previste sanzioni amministrative.

In campo demografico, il numero di nascite nel Sol Levante è sceso, per la prima volta dal 1899, sotto la soglia del milione nell'anno 2016. Il dato è stato reso noto lo scorso 22 dicembre dal Ministero della Salute e del Lavoro. I nati sono stati per la precisione 981.000. I dati mostrano una decrescita della percentuale di donne in età fertile (secondo quanto riferito dal Ministero dell'Interno il numero di donne tra i 20 ed i 39 anni sarebbe sceso di 1.600.000 unità tra il 2010 ed il 2014) ed un aumento, rispetto al 2015, del numero dei morti (1.296.000, 6.000 in più). I decessi dovrebbero superare le nascite per i prossimi dieci anni.
Crescita vertiginosa e costante, secondo quanto riportato dall'Istituto Nazionale di Ricerca su Popolazione e Sicurezza Sociale, si è avuta tra coloro, sotto i 50 anni di età, che non sono mai stati sposati: essi rappresentavano il 5,57% tra gli uomini ed il 4,33% tra le donne nel 1990 per giungere, rispettivamente, al 20,14% ed al 10,61% nel 2010. “La diminuzione del numero delle nascite è un problema strutturale e la tendenza potrebbe proseguire ulteriormente” ha affermato Ryuichi Kaneko, numero due dell'Istituto.
Questi numeri rappresentano l'ennesima bocciatura delle politiche demografiche messe in atto dai conservatori ed appare tardiva l'intenzione, messa nero su bianco nel bilancio di previsione 2017, di altri 500.000 posti negli asili.

Ad Okinawa, intanto, il Governatore della Prefettura, l'antimilitarista Takeshi Onaga, ha annunciato di aver rimosso il diniego all'autorizzazione ai lavori preparatori per la nuova base di Nago, dopo che la Suprema Corte, con una sentenza del 20 dicembre, aveva dichiarato illegittimo il ritiro dell'autorizzazione (che era stata concessa dal precedessore di Onaga, il conservatore Nakaima).
I lavori, dopo uno stop di nove mesi, sono ripartiti il 27 dicembre “accolti” dalla protesta di circa 200 abitanti della Prefettura. Il Governatore ha peraltro disertato la cerimonia, svoltasi il 22 dicembre con la partecipazione di Suga e della ministra della Difesa Inada, per la restituzione di poco meno della metà dei 4.000 ettari occupati dalla Northern Training Area in uso alle forze statunitensi. Il resto del territorio occupato, secondo quanto previsto da accordi presi dai due governi nel 1996, avverrà dopo il completamento dei sei eliporti di Takae.
Onaga, presente invece ad una contemporanea manifestazione di protesta, ha ribadito l'opposizione della propria amministrazione alla realizzazione di ulteriori facilities per le forze USA e chiesto, anche alla luce del recente incidente che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime, il ritiro dei mezzi osprey dal territorio della Prefettura. Una risoluzione di protesta sulla vicenda del velivolo nordamericano schiantatosi a poca distanza da alcune abitazioni era stata approvata dall'Assemblea della Prefettura lo scorso 22 dicembre.

In politique politicienne preoccupazione suscitano tra i centristi del Nuovo Komeito i buoni rapporti instauratisi tra il PLD e l'ultradestra di Nippon Ishin no kai (ex Osaka Ishin no kai, ex Partito dell'Innovazione già compagni di Ishihara tra il 2012 ed il 2014). Lo scorso 24 dicembre si è tenuta una cena tra il premier Abe ed il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, da un lato ed il Governatore di Osaka, Ichiro Matsui ed il leader, nonché ex sindaco di Osaka, Toru Hashimoto.
“Abbiamo discusso di quanto avvenuto quest'anno e lavoreremo duro per il prossimo” si è limitato a commentare il premier con i giornalisti. Il partito di Matsui e Hashimoto è sempre più vicino, pur rimanendo formalmente all'opposizione, alla maggioranza di governo. Durante l'ultima sessione della Dieta i voti, comunque ininfluenti nell'attuale composizione del parlamento, di Nippon Ishin no kai, si sono sommati alla maggioranza nell'approvazione del disegno di legge connesso al TPP, a quello sui casinò ed a quello che blocca l'indicizzazione delle pensioni.
La tensione tra il PLD ed il proprio alleato centrista è culminata quest'estate con l'appoggio dato dal partito di Natsuo Yamaguchi alla candidata, poi eletta, al governo di Tokyo, Yuriko Koike. Dubbi erano stati avanzati dal Nuovo Komeito anche circa l'estensione di 15 giorni dell'ultima sessione della Dieta per consentire l'approvazione dei due disegni di legge su pensioni e casinò (sull'approvazione di quest'ultimo in particolare vi era stata una certa insofferenza tra i parlamentari buddisti).

Sul fronte lavoro, Yukimi Takahashi, madre di Matsuri, la lavoratrice della compagnia pubblicitaria Dentsu, suicidatasi secondo quanto emergerebbe per stress da superlavoro all'età di 24 anni proprio un anno fa, ha scritto una lettera aperta nella quale chiede riforme volte a prevenire il fenomeno (che in giapponese prende il nome di karoshi).

“Lo scorso 25 dicembre correvo per Tokyo, tra le luci abbaglianti del natale, verso una stazione di polizia sperando che la notizia della morte di mia figlia fosse un errore [...]. Il tempo si è fermato da quel giorno. Ho perso il mio futuro e la speranza. [...] Mi chiedo quanto abbia sofferto Matsuri in quel giorno e quanto duro debba essere stato l'ultimo periodo della sua vita. Matsuri aveva lavorato duro nella sua vita. Aveva scritto nel proprio curriculum che la sua forza stava nella capacità di far fronte ai cambiamenti in condizioni di stress. [...] Avrei dovuto dirle con più forza di lasciare l'azienda. Io sono sua madre. Perché non sono riuscita a salvarla? E' il mio rimpianto. [...] Dopo la morte di Matsuri c'è stato un grande movimento nella società. Se la sua morte influenzerà il modo di lavorare in Giappone e se i suoi ventiquattro anni di vita hanno scosso il Paese ciò sarà un risultato ottenuto soltanto da lei. [...] Creare altre riforme non basta se non cambia la mentalità delle persone. Voglio che i dirigenti di Dentsu e coloro che occupano incarichi di responsabilità riflettano con sincerità sulla morte di Matsuri e si adoperino affinché non accadano altre tragedie come quella. Spero anche che i lavoratori di Dentsu lavorino per migliorare l'ambiente di lavoro senza vincolarsi alle consuetudini aziendali. In ultimo spero che ogni lavoratore giapponese riconsideri la cultura del lavoro del nostro Paese”

si legge nella lettera diffusa da Yukimi per non far cessare il dibattito sul tema.

Intanto, il 28 dicembre, l'Ispettorato del Lavoro di Mita (Tokyo) ha inviato al pubblico ministero che si sta occupando del caso una relazione dalla quale emergerebbe che Matsuri avrebbe effettuato 105 ore di straordinario dal 9 ottobre al 7 novembre 2015 e che altri 30 lavoratori avrebbero effettuato molte più ore di straordinario di quelle effettivamente registrate.
Il giorno successivo il presidente di Dentsu, Tadashi Ishii, ha annunciato le proprie dimissioni per gennaio.

(con informazioni di fmprc.gov.cn; mofat.go.kr; japan.kantei.go.jp; the-japan-news.com; japantimes.co.jp; asahi.com; nhk.or.jp; ryukyushimpo.jp)

Ultima modifica il Domenica, 01 Gennaio 2017 14:16
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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