Le sanzioni sono un “necessario strumento per coinvolgere quella nazione in colloqui costruttivi” ed esse non saranno usate “per asfissiarne l'economia” secondo Vassili Nebenzia, ambasciatore russo presso il Palazzo di Vetro. “Le misure debbono evitare di colpire negativamente settori economici e di cooperazione non previsti dalle stesse” ha fatto eco Geng Shuang, Portavoce degli Esteri di Pechino.
Intanto sia la Russia che la Cina hanno utilizzato il vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi ASEAN per colloqui con l'omologo nordcoreano Ri Yong Ho. Il ministro cinese Wang Yi ha invitato la RPDC “a non violare le decisioni ONU od a provocare la buona volontà della comunità internazionale conducendo test missilistici e nucleari” ma si è anche appellato a Stati Uniti e Corea del Sud affinché “smettano di far crescere la tensione”. Wang ha dunque ribadito la tradizionale posizione cinese del “doppio stop”: niente più test da parte della RPDC e niente più esercitazioni sudcoreane e statunitensi.
Quanto chiesto a gran voce da Wang è stato ribadito dal Presidente Xi lo scorso venerdì nel corso di un colloquio telefonico con Donald Trump.
Incontro anche tra Wang e Kang Kyung-wha, ministra degli Esteri di Seul, servito a ribadire l'opposizione della Repubblica Popolare all'ulteriore dispiegamento del sistema anti-missilistico THAAD: le discusse quattro batterie il cui dispiegamento era stato sospeso saranno infatti posizionate con il via libera arrivato dal Presidente Moon.
Colloquio anche tra Ri e Lavrov mentre il vertice è stata anche l'occasione per una revisione dell'accordo di cooperazione Giappone-ASEAN rimarcando, in funzione anti-cinese e per l'ennesima volta, i concetti di “libertà di navigazione e stato di diritto” in chiara funzione anti-cinese (il vertice si svolgeva a Manila e Filippine e Vietnam sul tema sono piuttosto allineati al Giappone). Riaffermata però anche la volontà di arrivare ad una linea comune (verso il disarmo) in ambito atomico per la prossima conferenza (quella del 2020) di revisione del Trattato di Non Proliferazione. Sull'aspetto economico è stata ribadita la volontà di proseguire su alcuni progetti di sviluppo dle Mekong nonché di accrescere le potenzialità dell'Asean-Japan Comprehensive Economic Partnership.
“Speriamo, ancora una volta, che la Corea del Nord sceglierà un percorso diverso e quando le condizioni sono giuste, potremo avere un dialogo intorno al loro futuro affinché si sentano sicuri e prosperino economicamente” ha dichiarato il 7 agosto alla stampa il Segretario di Stato statunitense Rex Tillerson, anch'egli presente a Manila. Per Tillerson “il mondo si attende che Cina e Russia aiutino la Corea del Nord a comprendere che deve sedersi al tavolo del dialogo” credendo, o più probabilmente fingendo di credere, che i due Paesi abbiano in mano la chiave per risolvere la vicenda.
“L'accesso della RPDC al nucleare è una misura giusta e legittima per proteggere la sovranità della nazione ed il suo diritto all'esistenza in risposta agli atti arbitrari condotti ad alto livello dagli USA che hanno fatto del perseguire una politica di ostilità la loro cifra e la cui minaccia nucleare grava sulla RPDC da oltre mezzo secolo” si legge in un comunicato del governo di Pyongyang diffuso il giorno dopo la decisione di comminare nuove sanzioni al Paese. “Non porteremo la questione nucleare e missilistica ad un tavolo negoziale” ha ribadito Ri a Manila.
Il 9 agosto la stampa statunitense, sulla base di indiscrezioni non verificabili ma che sarebbero interne ai servizi USA, ha diffuso la notizia che la Corea sia riuscita a miniaturizzare una propria testata al fine di inserirla nel parco missilistico a propria disposizione. Trump, intanto, dal proprio luogo di vacanza ha promesso “fuoco e furore” qualora la RPDC proseguisse nelle sue minacce.
Minacce puntualmente arrivate con un lungo comunicato governativo che esplicitamente dichiara che sarebbe allo studio l'idea di colpire Guam. In caso di attacco verso l'isola a sovranità statunitense il Giappone interverrebbe per intercettare il missile: a dichiararlo in parlamento, lo scorso giovedì, Onodera, il quale ha aggiunto che qualora scoppiasse un conflitto tra RPDC e USA il Giappone “sarebbe in grado di esercitare il diritto all'autodifesa collettiva” cioè ad entrare in guerra, al netto dei sofismi sulla terminologia, a fianco degli Stati Uniti.
Intanto F-2 nipponici hanno effettuato, mercoledì scorso, nuove esercitazioni insieme ad un B-1B Lancer statunitense. Essendo gli F-2 dei caccia mentre il velivolo nordamericano è uno dei famigerati bombardieri strategici il messaggio verso la RPDC appare abbastanza chiaro: i bombardieri sono pronti a sganciare una o più bombe sulla Corea del Nord scortati da mezzi nipponici.
Nel Sol Levante, frattanto, il 6 agosto è stato celebrato il settantaduesimo anniversario del bambardamento atomico di Hiroshima. Quest'anno sul tavolo vi è stata l'incredibile, se si pensa propria ai due bombardamenti atomici del 1945, decisione del Giappone di non partecipare ai lavori che hanno portato all'approvazione (da parte di 122 Paesi) di un trattato che metta al bando le armi atomiche. Posizione criticata da Kazumi Matsui, sindaco della città martire.
“Pensiamo che il trattato non debba far sì che la distanza tra gli Stati dotati di tali armi e quelli che non le possiedono si allarghi ulteriormente e che dunque la realizzazione di un mondo senza armi nucleari si allontani” ha detto Abe al termine della cerimonia.
“Il messaggio di pace proveniente da Hiroshima e lo sforzo eroico degli hibakusha ha ricordato al mondo le conseguenze devastanti delle armi nucleari […] Le Nazioni Unite sono con voi nella ricerca condivisa di un mondo libero dalle armi atomiche” si legge nel messaggio che è stato inviato dal Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres in occasione della commemorazione.
Richiesta di adesione al trattato per il bando atomico è arrivata il 9 agosto anche da Tomihisa Taue, sindaco di Nagasaki, per il quale la posizione giapponese è “incomprensibile”.
Proprio Nagasaki ha ospitato il 7 agosto la Conferenza Mondiale contro le Bombe A e H. All'incontro hanno partecipato oltre 6.000 persone: tra essi numerosi delegati dall'estero e l'Alto Rappresentante per il Disarmo delle Nazioni Unite Izumi Nakamitsu. “Il trattato ONU contro le armi atomiche è un potente strumento per la proibizione di tali armi. Al fine di renderlo effettivo dobbiamo premere sugli Stati che possiedono tali armi e sui loro alleati affinché mutino le loro politiche e sottoscrivano l'accordo” ha detto Ikuro Anzai del comitato organizzatore.
Oltre a Kono, partito per Manila alla riunione ASEAN, subito grande lavoro anche per il neoministro della Difesa Itsunori Onodera che domenica scorsa ha chiesto agli Stati Uniti di interropere i voli di mezzi osprey (rumorosissimi e fonte di centinaia di cause in tribunale da parte di pacifisti ed abitanti prossimi alle basi aeree) a fronte di un grave incidente avvenuto in Australia che ha visto un mezzo USA schiantarsi, lo scorso sabato, nella baia di Shoalwater nello Stato del Qeensland. “Continueremo a chiedere agli USA di fermarsi fino a quando non riceveremo consistenti spiegazioni” ha detto Onodera assicurando che “il Giappone chiederà agli Stati Uniti di tenere in massima considerazione la sicurezza e di ridurre al minimo l'impatto sui residenti”.
Gli Stati Uniti hanno comunque ignorato il flebile rimbrotto nipponico proseguendo i voli ad Okinawa nei giorni successivi. Proteste sono giunte da Moritake Tomikawa, vicegovernatore della Prefettura. Nella base di Ginowan sono presenti 20 mezzi osprey nordamericani attualmente impegnati in esercitazioni congiunte con le forze armate australiane. L'otto agosto è arrivata anche la presa di posizione del neoministro per Okinawa e i Territori del Nord, Tetsuma Esaki, per il quale lo Status of Forces Agreement (l'accordo che regola lo status giuridico del personale militare e civile a stelle e strisce presente nel Sol Levante) “può essere rivisto attraverso negoziati quando cambiamenti sono necessari”.
L'accordo era già stato rivisto, per lo status del personale civile, dopo lo stupro, l'omicidio e l'occultamento di cadavere di una cittadina nipponica da parte di un dipendente in forza all'esercito USA ad Okinawa.
Il vertice ASEAN di Manila è stato anche l'occasione per un bilaterale (durato circa 50 minuti) tra Wang e Kono dai toni, secondo indiscrezioni stampa, abbastanza tesi. In particolare è stato criticato da Wang l'inserimento nelle dichiarazioni ufficiali dei riferimenti sulla libertà di navigazione chiaramente rivolti, come si è detto, verso la Cina. E proprio la Cina ha risposto con fermezza al nuovo libro bianco della Difesa di Tokyo reso noto lo scorso 8 agosto.
“Il nuovo libro bianco della Difesa accusa senza motivo la Cina per le sue normali attività di difesa, commenta irresponsabilmente le nostre attività marittime e cerca di suscitare problemi sulla questione del Mar Cinese Meridionale. [...] Vorrei sottolineare che il governo cinese è determinato nel voler salvaguardare l'integrità territoriale della nazione ed i propri diritti ed interessi marittimi. Sono tra i nostri diritti intrinseci il pattugliamento e l'applicazione della legge nelle acque territoriali a largo delle Diaoyu [...]. Nello sviluppo delle necessarie e appropriate strutture su parti delle isole e delle scogliere delle isole Nansha la Cina esercita i diritti legittimi dei quali gode uno Stato sovrano ai sensi del diritto internazionale. Non ha niente a che fare con la 'militarizzazione' e tanto meno costituirà una minaccia per la sicurezza regionale” ha risposto Geng Shuang da Pechino.
Pechino che ha anche protestato con gli USA per il passaggio in prossimità delle isole Nasha di una nave da guerra statunitense.
Sulla vicenda del report inviato da Juba, Sudan del Sud, dall'unità lì presente di peacekeeper nipponici e nascosto al parlamento (episodio che è costato il posto alla ministra Inada ed al Capo di Stato Maggiore Okabe), il neoministro Onodera, durante la seduta della Commissione Sicurezza della Camera bassa del 10 agosto, non ha fornito nessun altro dato ai parlamentari interroganti. Dai democratici, con Sekio Masuta, ha chiesto che la Commissione senta Inada come testimone.
In politica interna un sondaggio condotto dal quotidiano Asahi Shimbun evidenzia come ben l'83% dei cittadini intervistati ritenga non sufficienti le spiegazioni fornite da Abe (in verità piuttosto confuse) in merito allo scandalo del Kake Educational. Inoltre per il 61% anche l'ex ministra Inada dovrebbe spiegare meglio il proprio coinvolgimento in merito all'insabbiamento di un report attestante combattimenti nel Sudan del Sud e che avrebbe reso non più possibile legalmente il prosieguo della missione di peacekeeping in quel Paese.
Novità interessano anche il centro: il 7 agosto il deputato Masaru Wakasa ha annunciato la formazione di un gruppo parlamentare denominato Nihon First no Kai, proiezione nazionale della lista civica guidata da Yuriko Koike a Tokyo (Tomin First no Kai per l'appunto). Non è ancora chiaro quale ruolo la Governatrice dovrebbe ricoprire in questa nuova formazione che, al momento, non sembra interessare altri parlamentari.
Da Koike è comunque arrivata una tiepida benedizione all'operazione che potrebbe interessare anche Goshi Hosono ed un gruppo di deputati a lui vicino. L'ex ministro ed ex numero due del Partito Democratico ha infatti consegnato, lo scorso martedì, le proprie dimissioni dal partito. Tra coloro che seguiranno Hosono anche Akihisa Nagashima, ex viceministro della Difesa nei governi Noda, Hatoyama e Kan e fortmente contrario alla politica di collaborazione con i comunisti portata avanti dal PDG con le presidenze Okada e Renho.
In economia, il 10 agosto Toshiba ha presentato, i propri risultati finanziari 2016, la cui pubblicazione era stata più volte rimandata, al fine di evitare l'eslusione dal Tokyo Stock Exchange. Frattanto il libro bianco sull'industria manifatturiera presentato in giugno dal governo mostra come le piccole e medie aziende siano sempre più difficoltà. Le piccole e medie imprese rappresentavano nel 2014 il 99% delle oltre 415.000 imprese manifatturiere (erano 570.000 nel 2004) per un totale di 6.670.000 addetti (erano 7.450.000 dieci anni prima). Di contro le grandi imprese, le quali hanno beneficiato di particolari vintaggi fiscali sugli utili prodotti all'estero, hanno accresciuto la produzione fuori dai confini di quasi dieci punti (dal 16,2% del 2004 al 25,3% del 2015).
Le tensioni con la Corea del Nord stanno intanto portando, paradossalmente, ad un apprezzamento dello yen, una notizia che non farà certamente piacere al Governatore della BOJ Kuroda.
(con informazioni di Japan Press Weekly 02 – 08 ago. 2017; un.org; asean.org; mid.ru; fmprc.gov.cn; state.gov; kcna.kp; yonhapnews.co.kr; nbcnews.com; the-japan-news.com; mainichi.jp)