Domenica, 17 Settembre 2017 00:00

Pillole dal Giappone #203 – Nuove pesanti sanzioni per la Corea del Nord e nuova risposta da Pyongyang

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Gli impianti per la produzione di energia atomica costituiscono un obiettivo militare per la Corea del Nord: questo l'allarme lanciato dall'ex premier Junichiro Koizumi. “Avere delle centrali nucleari equivale a possedere delle bombe rivolte contro il popolo giapponese” ha dichiarato il politico conservatore nel corso di una iniziativa nella Prefettura di Fukui.
Da un altro fronte nucleare, quello del disastro di Fukushima, emerge invece che il 49% degli evacuati che hanno fatto ritorno alle proprie case nei mesi di luglio ed agosto (5.951 persone) sono di età superiore ai 65 anni. Nel 2010, un anno prima della catastrofe che colpì la Prefettura, la percentuale di ultrasessantacinquenni era del 27,4%. Preoccupanti segnali in quell'area anche per quanto concerne l'occupazione. Secondo una ricerca condotta dall'Università di Fukushima il tasso di disoccupazione nella Prefettura è del 31,9% cioè tre volte i livelli pre-distastro.
Buone notizie per TEPCO e cattive dunque per gli abitanti della Prefettura di Niigata il cui Governatore, Ryuichi Yoneyama, si oppone alla riattivazione dell'impianto di Kashiwazaki-Kariwa. Nella riunione del 13 settembre, infatti, l'Agenzia Regolatrice per il Nucleare ha dato il via libera alla riattivazione dei reattori 6 e 7 della centrale purché il Ministero dell'Industria, è questa una specifica prescrizione, si faccia garante del rispetto delle indicazioni tecniche di sicurezza fornite dalla stessa autorità.

Sul fronte esteri dagli esperti delle Nazioni Unite è emerso che la Corea del Nord ha recentemente esportato, in violazione alle sanzioni che l'hanno colpita, per 270 milioni di dollari (in massima parte verso la Cina). Tra i materiali venduti all'estero vi sono carbone ed acciaio.
Per l'equipe che ha condotto l'investigazione, inoltre, la RPDC starebbe continuando le proprie sperimentazioni nucleari nel sito di Yongbyon ed in quello di Punggye-ri (qui è avvenuto l'ultimo test atomico).
Tra le nazioni che avrebbero aggirato le sanzioni ONU vi sono in particolare la Sira (alla quale la Corea del Nord starebbe fornendo assistenza per i loro missili Scud) ma anche Angola, Eritrea, Namibia, Congo, Uganda nonché Mozambico e Tanzania. Questi due ultimi Paesi, al pari della Siria, avrebbero ricevuto assistenza tecnica nordcoreana sui loro programmi missilistici.

Lo stesso giorno della diffusione di questo rapporto una breve telefonata è intercorsa tra il Presidente francese Macron e Shinzo Abe. I due Paesi hanno confermato che terranno la stessa posizione nei riguardi della questione nordcoreana nelle prossime riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Proprio il Consiglio di Sicurezza, nella riunione dello scorso lunedì, ha sostanzialmente sposato la linea di Giappone e Corea del Sud: le nuove sanzioni prevedono il razionamento delle esportazioni verso la RPDC di gas e petrolio (ma non l'embargo totale) nonché il blocco alle esportazioni tessili nordcoreane. Il tessile ha fruttato alle casse di Pyongyang 752,5 milioni di dollari nel solo 2016 rappresentando circa un quarto del totale delle esportazioni di merci.
Queste sono “le misure più forti mai rivolte contro la Corea del Nord” per Nikki Haley, ambasciatrice USA all'ONU mentre per il collega russo Nebenzia “non si eviterà la minaccia con ulteriori sanzioni ma per via politica”.
“La risoluzione adottata dal Consiglio di Sicurezza riafferma l'impegno alla salvaguardia della pace e della stabilità nella Penisola coreana e nell'Asia del Nord-Est, sottolinea che la strada da seguire è quella pacifica, politica e diplomatica ed appoggia la ripresa dei colloqui a sei” ha sottolineato il Portavoce degli Esteri di Pechino Geng Shuang.

La Corea del Nord è intenzionata a proseguire il proprio programma atomico e missilistico “fino all'obiettivo finale”, cioè, presumibilmente, fino a quando non riuscirà a posizionare una bomba H su un missile intercontinentale: a riferirlo il parlamentare Kanji “Antonio” Inoki che di recente si è recato, con il parere contrario del governo giapponese, a Pyongyang dove ha incontrato Ri Su Yong, uno dei vicepresidenti del Partito del Lavoro.
Nel contempo, dopo la recente visita della premier britannica May in Giappone, sarebbe sempre più prossima la sottoscrizione di uno Status of Forces Agreement tra i due Paesi con il fine di facilitare esercitazioni congiunte con un occhio alla RPDC ma anche alla Cina.

Un accordo di cooperazione militare è sul tavolo anche nelle discussioni tra Shinzo Abe ed il Presidente indiano Narendra Modi. Il premier nipponico, che in questi anni ha costruito solide relazioni in funzione anti-cinese (soprattutto in campo infrastrutturale e tecnologico) con l'omologo conservatore, si è recato a Nuova Delhi per una due giorni di colloqui (13-15 settembre) tutta volta rinforzare un'alleanza che ha già portato nelle casse delle società del Sol Levante introiti record.
In discussione, tra le altre cose, anche la vendita all'India degli aerei anfibi ShinMaywa US-2 (in barba alla Dichiarazione di Potsdam ma possibile dopo le leggi che hanno aperto al Giappone le porte delle esportazioni di materiale bellico). In campo civile discusso un progetto che prevede la formazione di 1.000 cittadini indiani come insegnanti di lingua giapponese.

In risposta alle mosse nipponiche e sudcoreane (e soprattutto alle nuove, pesanti, sanzioni) Pyongyang ha lanciato, il 15 settembre alle 6,57 (ora di Tokyo), un nuovo missile (un Hwasong-12 per il ministro della Difesa giapponese Onodera) che ha sorvolato, dopo aver raggiunto un'altitudine di 800 chilometri, l'isola di Hokkaido per intero inabissandosi 16 minuti dopo nell'oceano Pacifico (a circa 2.200 chilometri da Capo Erimo) dopo aver percorso in totale 3.700 chilometri (dunque una distanza superiore a quella che separa le basi nordcoreane dal territorio statunitense di Guam).
“In questo momento è richiesto alla comunità internazionale l'unità contro le provocazioni della Corea del Nord” ha affermato a caldo Shinzo Abe mentre immediata è stata la risposta di Seul che ha lanciato anch'essa a scopo dimostrativo due missili.
La Russia non ha mai appoggiato queste provocazioni così come l'autoproclamato status di potenza nucleare da parte della Corea del Nord” ha dichiarato Leonid Slutsky, Presidente della Commissione Esteri della Duma di Stato russa, commentando, sia pure senza citarlo, le dichiarazioni del Segretario di Stato USA Tillerson. “Considerando l'imprevedibilità di Pyongyang l'uso della forza andrebbe evitato ma i Paesi occidentali non sono ancora disposti a fornire garanzie di sicurezza e di non aggressione alla Corea del Nord” ha precisato il politico russo.
“La Cina fornisce alla Corea del Nord gran parte del petrolio. La Russia è il più grande datore di lavoro per i forzati nordcoreani” aveva dichiarato poche ore prima Tillerson riprendendo notizie (quelle sull'uso in Russia di lavoratori forzati nordcoreani) definite “spazzatura” poche settimane fa dalla Portavoce degli Esteri di Mosca Maria Zakharova.
“La Cina si è strettamente attenuta alle risoluzioni ONU in maniera globale compiendo un enorme sacrificio e pagando un caro prezzo” è stata la dura risposta, giunta con Hua Chunying, alle parole di Tillerson. Al nuovo lancio nordcoreano è comunque seguita, in una oramai preoccupante liturgia, una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Sul fronte lavoro una politica per far fronte alla carenza di manodopera è stata avviata dal gigante McDonald's (che conta nel Sol Levante su 130.000 dipendenti). La società statunitense ha lanciato un programma volto ad attrarre come manodopera donne attualmente impegnate nelle attività domestiche. Programmi simili sono stati avviati negli scorsi anni da Zensho, Family Mart ed altre società operanti nel settore della ristorazione e del commercio.
L'invecchiamento della popolazione (non risolvibile dall'apporto di migranti a causa della restrittiva politica in tema condotta dal Giappone) è uno dei principali ostacoli, insieme ai bassi salari, al ricambio di manodopera in alcuni settori del mercato del lavoro nipponico (servizi alla persona, edilizia e, per l'appunto, ristorazione e commercio). Da dati demografici resi noti lo scorso venerdì dal Ministero del Lavoro e della Salute è emerso come per il 47° anno di fila il numero di centenari sia in crescita raggiungendo la cifra record di 67.824 (+2.132 rispetto alla scorsa rilevazione).
Un accordo per attrarre tirocinanti è stato invece recentemente raggiunto dalla catena di negozi Seven-Eleven con le università vietnamite.

Novità nel settore dell'auto: Subaru ha annunciato, lo scorso venerdì, che interromperà, nel 2020 la produzione di veicoli diesel per concentrarsi maggiormente sulla produzione di auto elettriche ed una riduzione nella produzione di tali veicoli (motivata dagli annunci di alcuni Paesi europei che mirano allo stop della circolazione dei mezzi motorizzati diesel per il 2040) è stata programmata da Honda.
Sempre in questo ambito produttivo, nonostante le rassicurazioni della premier britannica May (incontrata due volte questa estate da Shinzo Abe: prima a Londra e poi a Tokyo) il gigante Toyota prevede che la brexit avrà delle conseguenze nella produzione di auto in Gran Bretagna. A mostrare preoccupazione, soprattutto per le incertezze sulla futura tassazione che avranno i prodotti britannici esportati in UE, il vicepresidente esecutivo della casa nipponica Didier Leroy.
Telenovela invece in casa Toshiba circa la vendita del suo gioiello: il settore chip. E' del 13 settembre l'annuncio della firma di un memorandum per negoziare la vendita ad un consorzio misto pubblico-privato comprendente l'Innovation Network Corporation of Japan, la Banca per lo Sviluppo del Giappone, il fondo statunitense Bain Capital e la sudcoreana SK Hynix. La cordata avrebbe offerto a Toshiba l'equivalente di 21 miliardi di dollari.

Nelle esportazioni determinazione è stata mostrata dal ministro dell'Agricoltura Ken Saito affinché le vendite di riso all'estero raggiungano le 100.000 tonnellate annue entro il 2019. L'annuncio appare più una voce dal sen fuggita visto che lo scorso anno il Sol Levante ha esportato appena 10.000 tonnellate di riso (24.000 se si considera quello inserito in alimenti lavorati).
Sempre in campo economico appare sempre più prossima la vendita (dalla quale il governo spera di ricavare l'equivalente di 13 miliardi di dollari) del 22% di Poste del Giappone.

In politica, dopo l'abbandono dell'ex astro nascente del Partito Democratico Goshi Hosono altri parlamentari a lui vicini sarebbero pronti a lasciare il PDG a causa della politica di alleanza (che comunque il nuovo Presidente Maehara ha intenzione di rivedere) con il Partito Comunista.
Punto di attrazione dei possibili scissionisti oltre ad Hosono sarebbe il deputato Masaru Wakasa, autoproclamatosi referente nazionale della lista guidata dalla Governatrice di Tokyo Yuriko Koike.
Proprio la scorsa settimana il Partito Comunista, tramite il Capo della Segreteria Akira Koike, aveva invitato il Partito Democratico a farsi promotore di una coalizione progressista per le prossime elezioni supplettive che si terrano ad Aomori, Niigata ed Ehime.

(con informazioni di fmprc.gov.cn; japan.kantei.go.jp; state.gov; timesofindia.indiatimes.com; thehindu.com; tass.com; mainichi.jp; the-japan-news.com; japantimes.co.jp; asahi.com)

Ultima modifica il Domenica, 17 Settembre 2017 01:45
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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