Domenica, 25 Marzo 2018 00:00

Pillole dal Giappone #230 – Colloqui tra Taro Kono e Sergej Lavrov

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Settimana iniziata con il ritorno dagli Stati Uniti del ministro degli Esteri Taro Kono. A Washington il ministro ha avuto colloqui con il vicepresidente Pence, con l'omologo dimissionario Rex Tillerson e con Kang Kyung Wha, ministra degli Esteri della Repubblica di Corea, alla quale ha chiesto di porre il tema dei cittadini nipponici rapiti dalle autorità nordcoreane al tavolo delle trattative bilaterali tra le due parti della Penisola. 

L'attività di Taro Kono è poi proseguita in patria dove il 21 marzo ha incontrato l'omologo russo Sergej Lavrov per colloqui inerenti le attività economiche che i due Paesi stanno conducendo congiuntamente nelle Curili meridionali e nell'estremo Est russo. “Il nostro dialogo procede costruttivamente in un'atmosfera positiva” ha detto il titolare della diplomazia russa annunciando prossime consultazione che si svolgeranno in aprile a Mosca ed in maggio a Tokyo. Forte distanza rimane tra i due Paesi non soltanto sulla vicenda della sovranità delle due isole Curili più merdionali (rivendicate dal Giappone) ma anche rispetto alle nuove installazioni missilistiche nipponiche. “Durante la discussione sulla stabilità strategica abbiamo ancora una volta posto l'accento sulla necessità che il Giappone consideri misure collettive in questo settore e lavori insieme al fine di migliorare la situazione strategica ed assicurare una complessiva parità” ha rimarcato Lavrov, il che, tradotto dal “diplomatese” al linguaggio comune è un chiaro avvertimento a non costringere i russi a rispondere installazione per installazione in ambito missilistico.
“Rispettiamo il diritto del Giappone a scegliere qualsiasi misura per proteggere il proprio territorio ma crediamo che le azioni di ogni nazione in questo campo debbano basarsi sul principio indivisibile della sicurezza il che significa che nessuna nazione può rafforzare la propria sicurezza a scapito di un'altra” ha aggiunto il ministro.

Sullo scandalo di Moritomo Gakuen nuove scuse sono arrivate dal premier lo scorso lunedì. Shinzo Abe intervenendo in commissione Bilancio della Camera dei Consiglieri ha ribadito di “sentire una grande responsabilità come capo dell'apparato amministrativo”. Il primo ministro ha però ribadito di “non avere nessuna idea dell'esistenza dei documenti che hanno approvato la vendita realizzati dagli uffici del Ministero delle Finanze”.
Proprio per protestare contro l'ennesimo caso di gestione perlomeno opaca della cosa pubblica lo scorso 21 marzo i partiti dell'opposizione hanno tenuto manifestazione nei pressi della stazione Shinjuku di Tokyo.
“Akie Abe è la moglie del primo ministro. Lei non è una cittadina comune. Va da sé che dovrebbe venire in parlamento a parlare della questione così da dissolvere la sfiducia della pubblica opinione verso la politica e il governo” ha detto il Presidente del Partito Costituzionale Democratico Yukio Edano durante il proprio comizio.
Intanto l'ex presidente dell'associazione avrebbe confermato ai parlamentari che sono andati venerdì scorso ad interrogarlo nel carcere di Osaka il coinvolgimento della moglie del premier nel processo di acquisizione del terreno.

Gli scandali pesano anche nel giudizio dell'opinione pubblica. Un recente sondaggio mostra come il consenso del governo sia sceso al 31% (era il 44% in febbraio). L'82% dei rispondenti ritiene inoltre che il premier abbia qualche responsabilità (con percentuali diversi circa il grado della stessa) nell'affaire mentre la metà degli intervistati ritiene che Taro Aso debba rassegnare le dimissioni.

In ambito militare prenderà il via il prossimo 27 marzo la nuova unità modellata sui marines statunitensi delle forze terrestri delle FA. L'unità sarà dotata di 17 mezzi osprey che saranno acquistati dagli Stati Uniti ed avrà il compito di intervenire nelle isole più periferiche dell'Arcipelago. Sede dell'unità sarà Camp Ainoura nel comune di Sasebo (Prefettura di Nagasaki) a circa 60 chilometri dall'aereoporto di Saga.

In economia è prossima l'acquisizione da parte del gigante Japan Tobacco della russa Donskoy Tobak. La società nipponica sborserà circa 90 miliardi di rubli (circa 1,6 miliardi di dollari) al fine di espandersi dall'attuale 33,2% del mercato russo a circa il 40%.
Nel settore automobilistico un calo dello 0,3% è stato stimato dall'associazione che raggruppa le aziende produttrici del Sol Levante. “Ci aspettiamo che domanda rimanga stabile” ha dichiarato il presidente dell'associazione nonché di Nissan Motor Hiroto Saikawa.
Negli USA cattive notizie per Toyobo che ha accettato di pagare 66 milioni di dollari dopo che una causa era stata intentata dal Ministero della Giustizia di quel Paese. Oggetto del contendere l'eccessivo deterioramento dei giubbotti antiproiettile prodotti dalla ditta nipponica e da una sua sussidiaria statunitense.
Frattanto cresce l'export nipponico a febbraio. Nonostante la guerra commerciale iniziata dal Presidente USA Donald Trump le esportazioni del Sol Lavante lo scorso mese sono cresciute dell'1,8% rispetto allo stesso mese del 2017. In aumento però anche le importazioni (del 16,5%) che hanno condotto ad un deficit commerciale con la Cina pari a 425.000 miliardi di yen.
Sui dazi USA il ministro dell'Industria e Commercio Hiroshige Seko ha però affermato che è “altamente probabile” che le aziende nipponiche saranno escluse anche se nella lista dei Paesi esentati dal decreto firmato da Trump venerdì scorso il Sol Levante non figura. L'acciaio ed i prodotti in alluminio nipponici “aiutano le industrie statunitensi e molti di questi prodotti non possono essere rimpiazzati” ha detto Seko in conferenza stampa lo scorso giovedì. Frattanto il viceministro degli Esteri Kazuyuki Yamazaki è volato a Seul per il 13° round di negoziati su un trattato di libero commercio tra Giappone, Cina e Corea del Sud: chissà che le posizioni assunte da Trump non facilitino un accordo del quale si discute da anni senza alcun apprezzabile progresso.
E mentre il Segretario al Tesoro statunitense sembra aprire uno spiraglio ad un futuro ingresso del proprio Paese nel nuovo TPP da Bruxelles cattive notizie giungono per le aziende giapponesi. L'accusa della Commissione Europea, che è costata una multa da 312 milioni di dollari, rivolta ad otto aziende giapponesi (Elna, Holy Stone, NEC Tokin, Hitachi Chemical, Matsuo, Rubycon, Nippon Chemi-Com e Nichicon) operanti nella componentistica elettronica è di aver fatto cartello per circa 14 anni al fine di mantenere alti i prezzi dei loro prodotti.
Cattive notizie anche per Taisei, Kajima, Obayashi e Shimizu: le quattro società accusate di aver fatto cartello e di essersi spartite i lavori per la costruzione delle ultime linee di treni superveloci magilev. La Procura di Tokyo, che sta curando le indagini sui lavori della linea Tokyo-Nagoya, ha infatti annunciato che richiederà il rinvio a giudizio per alcuni dirigenti delle quattro società.

Parziali buone notizie per i lavoratori: lo scorso venerdì il ministro del Lavoro e Salute Katsunobu Kata ha annunciato, alla luce delle statistiche alterate, il ritiro del disegno di legge volto ad estendere il sistema di lavoro discrezionale (nel quale, cioè, il salario è slegato alle ore lavorate). Secondo i dati forniti in parlamento coloro che già lavorano sotto questo regime contrattuale (fino ad ora soltanto alte professionalità e dirigenti) svolgono meno ore e dunque il sistema avrebbe un effetto positivo nel limitare i casi di superlavoro. Peccato che i dati erano errati (se non falsificati di proposito come è lecito sospettare).

In ambito nucleare la Corte Distrettuale di Saga ha respinto, lo scorso 20 marzo, il ricorso volto a bloccare l'imminente riattivazione della centrale nucleare di Genkai. I ricorrenti, un gruppo di 70 cittadini, hanno annunciato che si appelleranno all'Alta Corte di Fukuoka. Il ricorso si fondava sul fatto che le nuove linee guida approvate dall'Agenzia Regolatrice per il Nucleare dopo la catastrofe del 2011 prevedono una più attenta valutazione dei rischi nel caso impianti a meno di 160 chilometri da un vulcano. Nel caso di specie il monte Aso, un vulcano attivo, si trova a circa 130 chilometri da Genkai. La centrale ha riaperto i battenti il 23 marzo.
A Fukushima, frattanto, soltanto il 30% delle attività economiche che si trovavano prima della catastrofe del marzo 2011 a meno di 30 chilometri dall'impianto hanno riaperto i battenti. A rendere noti questi dati tutt'altro che rassicuranti una associazione locale che raggruppa imprese industriali e commerciali. La situazione è particolarmente grave nelle città, come Namie, nelle quali l'ordine di evacuazione è stato parzialmente cancellato ad aprile 2017.
Sempre a Fukushima lo scorso giovedì è giunta un ulteriore condanna, l'ennesima di questo tipo, ai danni di TEPCO. Questa volta il risarcimento che dovrà essere pagato dalla società (di fatto commissariata negli utili da un ente dipendente dal Ministero dell'Industria) è di 610 milioni di yen (circa 5,7 milioni di dollari) ed i beneficiari sono 216 ex evacuati.

Per quanto concerne la riforma della Costituzione un accordo sembra essere emerso all'interno del Partito Liberal-Deocratico lo scorso giovedì. Hiroyuki Hosoda, capo della commissione interna al partito incaricata di elaborare una proposta di modifica dell'articolo 9 ha infatti comunicato che vi è un clima di consenso maggioritario rispetto alla proposta del premier di inserire nel secondo comma dell'articolo l'esistenza delle Forze di Autodifesa (allo stato attuale non citate dalla Carta).
Le FA saranno definite come “organismo che usa il minimo della forza necessaria” nel tentativo, di fatto impossibile, di non contraddire il comma che prevede la rinuncia per il Sol Levante ad ogni forza armata.

(con informazioni di mid.ru; the-japan-news.com; asahi.com; mainichi.jp)

 

Immagine ripresa liberamente da independent.co.uk

Ultima modifica il Sabato, 24 Marzo 2018 19:01
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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