Tanti “orizuru” (gru di carta) quante sono le nazioni che hanno boicottato il Gruppo di Lavoro per la stesura di un trattato ONU per il bando delle armi atomiche. E' questo il simbolo lasciato domenica scorsa dal sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, sui banchi, rimasti vuoti, delle potenze atomiche durante una delle sedute tenutesi nel Palazzo di Vetro di New York. I negoziati, partiti il 15 giugno, continueranno fino al 7 luglio. “I Paesi possessori di tali armi dovrebbero giocare un ruolo di primo piano nella discussione” ha sostenuto Matsui, il quale si è però astenuto dal posare l'origami sul tavolo, anch'esso vuoto, della delegazione giapponese.
“Se il sindaco non ha messo l'orizuru sul tavolo del Giappone lo farò io” ha invece detto Toshiyuki Mimaki, uno dei sopravvissuti al bombardamento atomico del 1945. “Il Giappone dovrebbe prendere l'iniziativa per sradicare le armi atomiche in quanto è stato l'unico Paese ad esserne stato vittima durante una guerra” ha detto Mimaki.
La Governatrice di Tokyo Yuriko Koike ha stabilito, lo scorso 25 novembre, sanzioni pecuniarie per 18 dipendenti della Prefettura Metropolitana coinvolti nello scandalo riguardante il sito di Toyosu per non aver vigilato sull'inquinamento dei suoli nell'area che dovrà ospitare il mercato di Tsukiji. Dal periodico comunista Akahata si apprende invece che il Presidente della Commissione incaricata di deliberare sullo spostamento del mercato, Ikki Yamazaki del PLD, avrebbe ricevuto donazioni politiche da tre aziende che si sono aggiudicate appalti per i lavori di trasferimento dell'importante struttura. I finanziamenti, erogati tra il 2010 ed il 2015, ammonterebbero a 2.170.000 yen.
Riprendere le operazioni al reattore sperimentale di Monju potrebbe costare oltre 540 miliardi di yen (più di 5 miliardi di dollari), a dichiararlo, dopo un incontro tra rappresentanti del governo ed operatori privati, è stato il ministro della Ricerca Scientifica. Fino ad ora sono stati investiti nel reattore quasi dieci miliardi di dollari ma l'impianto (a carburante misto di tipo MOX) è stato attivo per 250 giorni negli ultimi 20 anni (a causa del rilascio di contaminanti nucleari), per questa ragione, nelle scorse settimane, aveva sempre più preso piede l'idea di smantellare l'impianto.
Vi è però una diversità di vedute tra il ministro della Ricerca Scientifica, Hirokasu Matsuno, che vorrebbe rendere pienamente operativa la centrale, e quello dell'Industria, Hiroshige Seko, che vorrebbe invece decommissionarla.
Il Partito Democratico presenterà una proposta di modifica della legge sulla Casa Imperiale per consentire all'Imperatore Akihito di abdicare. A dichiararlo, in un'intervista ad Asahi Shimbun, è stato il nuovo Segretario nonché ex premier Yoshihiko Noda. La modifica della Legge, approvata nel 1947, era stata auspicata (non in maniera diretta ma con un lungo giro di parole) dallo stesso Akihito in un, quanto mai raro, discorso alla nazione.
Anche il governo e lo stesso premier Abe stanno studiando la possibilità di emendare la legge limitando però la possibilità soltanto all'attuale Imperatore. Una delle preoccupazioni del governo è infatti il numero, in costante decrescita dei membri della Casa Imperiale (e dunque dei possibili successori al trono ed al ruolo, del tutto cerimoniale, di Imperatore). Per il Segretario del PDG la legge andrebbe modificata consentendo alle donne della famiglia imperiale di rimanerne giuridicamente all'interno anche in caso di matrimonio con un comune mortale.
Il tema è quantomai spinoso, in un Paese nel quale la Casa Imperiale è rappresentazione vivente della storia nazionale: dalla mitica fondazione ad opera dea Amaterasu ad oggi.
La necessità di un ulteriore dibattito per la riforma costituzionale ed una discussione sulla legge della Casa Imperiale a fronte delle intenzioni di Akihito ad abdicare: queste le indicazioni date dal premier Abe in un discorso dello scorso lunedì precedente l'apertura della sessione plenaria della Dieta (che chiuderà i propri lavori a fine novembre).
Un'accelerazione ad una riforma, cuore delle intenzioni politiche della parte più conservatrice del Partito Liberal-Democratico, la cui discussione si trascina dal ritorno di Abe alla guida del Kantei.
Spazio, nel discorso di Abe c'è stato anche la riforma del diritto del lavoro. In tale ambito il 27 settembre ha avviato i propri lavori il Consiglio per la Realizzazione della Riforma del Lavoro, tavolo consultivo del governo che nelle intenzioni del premier dovrebbe migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori precari o a tempo parziale (in particolare per la politica “stesso lavoro stessa paga”), un miglioramento dei salari e della produttività, un freno all'eccessivo ricorso da parte delle aziende agli straordinari, uno stimolo all'occupazione femminile e a quella degli anziani, interventi per favorire il lavoro degli stranieri.
In buona sostanza le aspirazioni dell'organismo consultivo ricalcano le indicazioni fornite nelle scorse settimane dal Fondo Monetario Internazionale durante le consultazioni bilaterali con i rappresentanti del Sol Levante.
Sempre sul fronte economico notizie poco incoraggianti per i liberisti nipponici arrivano dal World Economic Forum di Davos. Nel rapporto sulla competitività, reso noto a Ginevra lo scorso 28 settembre, il Sol Levante è sceso dal sesto all'ottavo posto (prima la Svizzera seguita da Singapore, Stati Uniti, Paesi Bassi e Germania). Secondo il rapporto a far scendere il Giappone nel classifica maggiormente venerata dai liberisti vi sarebbero le difficoltà incontrate dalle aziende nel licenziare (115° posto tra le 138 nazioni analizzate), la bassa percentuale di occupazione femminile (qui il Giappone si trova al 77° posto) e la scarsa capacità di attirare su suolo nipponico lavoratori qualificati (anche qui al 77° posto). Migliori giudizi sono arrivati dal livello infrastrutturale (qui il Sol Levante sarebbe quinto) e sugli investimenti privati in ricerca e sviluppo (quarta posizione).
In tema di servitù militari permane incolmabile la distanza tra il Governatore della Prefettura di Okinawa, l'antimilitarista Takeshi Onaga, ed il governo centrale circa la ricollocazione della base di Ginowan a Nago. Onaga e la neoministra della Difesa, Tomomi Inada, lo scorso 24 settembre, hanno avuto un incontro - a Naha, capoluogo della Prefettura - nel quale entrambe le parti hanno ribadito le proprie posizioni. Nel commentare la sentenza che ha dato ragione al governo (che aveva fatto ricorso contro la revoca, da parte della Prefettura, di alcune autorizzazioni, rilasciate dal predecessore di Onaga, Nakaima, necessarie a dei lavori preparatori per la base militare) Onaga ha affermato che essa “è inaccettabile e calpesta i sentimenti degli abitanti di Okinawa”. Contro la sentenza il governo della Prefettura si è appellato, lo scorso 23 settembre, alla Corte Suprema.
Contrarietà è stata espressa da Onaga anche l'aviotrasporto, da parte delle Forze di Autodifesa, di materiali utili al completamento dei sei eliporti in fase di realizzazione a Takae e destinati alle forze statunitensi. Contro la costruzione degli eliporti, lo scorso 21 settembre, è stato presentato un ricorso presso la Corte di Naha da 33 cittadini residenti nell'area mentre lo stesso giorno si presentava, con una conferenza stampa presso la Camera dei Consiglieri, un nuovo gruppo civico contrario all'ennesima servitù militare.
Intanto, il 26 settembre, è stato siglato un nuovo accordo per il supporto logistico tra le Forze di Autodifesa e le forze armate statunitensi. La nuova intesa (Acquisition and Cross-Servicing Agreement in inglese) è conseguenza dei disegni di legge, approvati nel settembre 2015, che consentono, in violazione della Costituzione, l'intervento all'estero delle FA. “È un importante accordo che consente una migliore cooperazione che è stata espansa dalla legislazione sulla sicurezza nazionale” ha affermato il ministro degli Esteri, Fumio Kishida, che lo ha siglato con l'ambasciatrice di Washington a Tokyo, Caroline Kennedy.
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