Sulla spinosa vicenda delle contese isole Paracel (un gruppo di isole nel Mar Cinese Meridionale rivendicate principalmente dalla RPC e dal Vietnam) è intervenuto anche il Presidente del Partito Comunista Giapponese Shii invitando i due Paesi a risolvere la questione per via diplomatica nell'ambito della Dichiarazione sul comportamento tra le parti nel Mar Cinese Meridionale. Le molte isole contese dalla Cina Popolare e da altre nazioni dell'area sono fonte costante di tensione internazionale.

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Né la corte distrettuale né quella Suprema hanno mai preso in considerazione il diritto all'autodifesa collettiva. È scandaloso che il governo usi una sentenza della massima Corte come base per autorizzare l'esercizio del diritto all'autodifesa collettiva”, questa l'opinione dell'ex giudice (tra gli autori, insieme al giudice Date, di quella sentenza) nonché professore emerito presso l'Università Dokkyo di Soka Ichiro Matsumoto, intervenuto in merito all'uso strumentale da parte del governo Abe di una sentenza della Corte Suprema del 1959 riguardante l'espansione della base militare statunitense di Sunagawa.

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Una situazione a tinte fosche quella descritta dai sindaci di Futaba, Okuma, Tomioka e Naraha (Prefettura di Fukushima) intervistati l'11 aprile dal periodico comunista Akahata. I quattro primi cittadini segnalano che numerosi cittadini delle loro comunità permangono sfollati attendendo la ricostruzione di abitazioni ed altre infrastrutture fondamentali per la ripresa delle attività economiche.
I sindaci hanno anche espresso la propria preoccupazione per i tentativi del governo di riattivare gli impianti nucleari spenti nel 2011: “credo che il Giappone debba ridurre la propria dipendenza dal nucleare e smettere di usare quest'energia in futuro” ha dichiarato il sindaco di Okuma Watanabe.

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Confronto diretto con il Partito Liberal-Democratico” questa la parola d'ordine del ventiseiesimo congresso del Partito Comunista Giapponese svoltosi nella città di Atami dal 15 al 18 gennaio.
Nella propria relazione introduttiva il Presidente Shii ha sottolineato l'esigenza di una cooperazione a livello nazionale volta a bloccare la linea militarista ed autoritaria tenuta dal governo Abe.

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Intervista all'onorevole Akira Kasai, membro della Camera dei Rappresentanti, Vicepresidente della Commissione Politica e componente dell'Esecutivo del Partito Comunista Giapponese

1) Il grande terremoto del marzo 2011 che ha colpito il Giappone ha impressionato il mondo, a due anni di distanza a che punto è la ricostruzione? In che condizione si trova l'economia delle aree colpite?

Il terremoto e lo tsunami hanno lasciato più di 18.000 vittime (includendo anche quanti sono morti in seguito al disastro) ed oltre 2.700 persone risultano disperse. Per quanto riguarda i danni agli edifici risultano totalmente distrutte circa 130.000 case, quelle ufficialmente dichiarate come “semi-distrutte” sono 270.000 e quelle “parzialmente distrutte” 730.000. Attualmente ci sono più di 320.000 persone che vivono in case temporanee.

La catastrofe all'impianto nucleare n. 1 di Fukushima ha causato l'evacuazione di 156.000 persone che sono state costrette a lasciare la propria città a causa della grave contaminazione radioattiva. Oggi, a due anni da quel disastro, le aree colpite sono molto lontane dall'essere “ricostruite”. La gran parte delle vittime della catastrofe non sono in grado di vedere alcuna prospettiva di ricostruzione delle proprie case. Anche se alcune misure sono state prese per far ripartire le attività lavorative che sostenevano le vittime ciò è avvenuto ad un ritmo estremamente lento. I pilastri delle industrie locali, agricoltura e pesca, sono a metà della ricostruzione, con solamente il 40% dei terreni agricoli coltivati e con il pescato che raggiunge i due terzi del livello pre-disastro.

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