Pillole dal Giappone #273 – Freddi i colloqui Lavrov-Kono sulle Curili meridionali
Sarà la volta buona? Ad un anno esatto dal primo tentativo, nelle pieghe della manovra economica potrebbe essere finalmente inserita la norma che rimedierebbe non soltanto ad una ingiustizia subita da centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori con un contratto a tempo indeterminato di part-time ciclico, ma anche a uno spreco di soldi pubblici da parte dell’Inps.
Un U-Boot tedesco in dotazione alla Marina Imperiale del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, il Ro-500, è stato ritrovato nelle acque a largo della Prefettura di Kyoto. Il mezzo, un U-511 lungo 77 metri, era stato prodotto in Germania nel 1941 e ceduto ai nipponici nel 1943. Nel 1946 venne affondato dagli Alleati.
Altri due sottomarini prodotti da Kawasaki Heavy Industries e da Mitsubishi Heavy Industries sono stati trovati poco distante: si tratta rispettivamente di uno I-121 e di un Ro-68. Ad effettuare la scoperta è stato un gruppo di ricerca della Society La Plongee for Deep Sea Technology guidato da Tamaki Ura, professore presso l'Istituto di Tecnologia del Kyushu.
Riflettendo sulla proposta del ddl Fiano
Talvolta qualcuno si riferisce a Boeri come ad un Ministro delle Pensioni, scherzando sull'inconsuenta ingerenza del Presidente dell'INPS nel dibattito pubblico. Nelle librerie è uscito anche un suo libro su "Populismo e stato sociale". In generale il tenore medio delle sue dichiarazioni è un misto tra posizioni progressiste ("senza migranti non andremmo avanti") e tesi da anni egemoni (sulla non sostenibilità di un sistema pensionistico che ci avrebbe portato a vivere al di sopra delle nostre possibilità per anni ed anni, leggi qui e qui).
Non c’è che dire: quando pensiamo di aver toccato il fondo, di aver raggiunto la situazione peggiore immaginabile, aprendo il giornale scopriamo che c’è sempre modo di andare più a fondo.
Parliamo di pensioni, ad esempio. Non bastavano la Riforma Fornero, il pasticcio sugli esodati e le nefaste previsioni di Boeri sullo stato della previdenza: ieri siamo venuti a sapere dell’ennesimo colpo di mano del governo, che ha illustrato nei dettagli il pensionamento anticipato che entrerà in vigore a breve. E l'idea è davvero sorprendente: si prevede infatti la possibilità di andare in pensionamento con tre anni di anticipo chiedendo un prestito ad una banca, ad un istituto finanziario o ad un'assicurazione. L'istituto di credito infatti "assisterà" il lavoratore con un assegno mensile fino al 15% più basso di quello previdenziale e questo in cambio, una volta raggiunta l'età pensionabile vera, userà l'assegno previdenziale per restituire i soldi alla banca, coprendo rate fino a vent'anni.
Riceviamo questo articolo dalla rivista Ancora In Marcia e condividiamo con piacere. Crediamo infatti fermamente che ogni caso, di come ce ne sono sempre più frequentemente, di condizioni logoranti del lavoro debba essere diffuso il più possibile.
Venti macchinisti morti in un anno
Nell’ultimo anno la nostra rivista si è dovuta assumere il triste compito di dare la notizia di una ventina di macchinisti prematuramente scomparsi. E già nel prossimo numero, ancora in lavorazione, saranno inseriti altri 3 necrologi, augurandoci che nel frattempo non ne arrivino altri…
Di Matteo Mariani
Tra qualche anno avremo macchinisti settantenni alla guida dei treni. Sembra incredibile, ma sarà così.
Fino a qualche anno fa chi guidava i treni, così come altri ferrovieri con mansioni connesse alla sicurezza e che lavorano su turni irregolari, aveva un fondo speciale presso l’INPS e la garanzia di poter andare in pensione a 58 anni.
La pensione anticipata risultava di fondamentale importanza in particolare per i macchinisti, che hanno tuttora un’aspettativa di vita di 64,5 anni, contro quella media di 82 anni della popolazione italiana.
Poi sono arrivati i vari Calderoli (che ha soppresso i fondi speciali) e Fornero, e così i ferrovieri, unica categoria in Italia, si sono trovati ad andare in pensione 9 anni più tardi in un colpo solo.
1) Ragioneria di Stato, INPS e Confindustria lanciano l'allarme: non ci sono più i margini per tenere in piedi il sistema pensionistico, perché si va in pensione troppo presto rispetto alle aspettative di vita. Un discorso già sentito, anche se in forme diverse. Pare quasi che la pensione sia un privilegio e non salario "sottratto" dalla busta paga per essere recuperato in età non lavorativa. A leggere le pagine del Sole 24 Ore emerge quindi che i lavoratori di ieri e quelli di oggi hanno pagato e pagano troppo poco rispetto a quanto percepiscono o percepiranno di pensione: è così?
Direi che Ragioneria, INPS, Confindustria e Governo, non si comportano diversamente da come hanno fatto negli ultimi venticinque anni. Periodo nel quale hanno fatto peggiorare significativamente le condizioni materiali dei lavoratori e dei pensionati. L’allarme è la forma più efficace per chi vuole piegare i suoi avversari, specialmente se questi hanno le idee confuse sugli argomenti in questione. Il fatto che dopo la cosiddetta “riforma” Fornero si continui sulla vecchia strada è un bruttissimo indice. In questi decenni i conservatori hanno ottenuto tutto quello che chiedevano, ciononostante insistono nel dire che si dovrebbe fare di più.
"Non stiamo discutendo di quanto il nostro lavoro sia gravoso. Stiamo parlando del fatto che moriamo prima".
Una ricerca ha indicato in 64,5 anni la vita media di un macchinista, mentre la riforma Fornero prevede per questi lavoratori i 67 anni di età per andare in pensione. La salute di chi manda avanti i treni è compromessa da diversi fattori, tra cui i turni aciclici con una discreta quantità di servizio notturno e il microclima della cabina di guida.
Questo dato non è argomento di discussione.
Quattro giorni di sciopero dell'azienda pubblica genovese di trasporto hanno obbligato la giunta comunale a fermarne la privatizzazione, che sarebbe stata accompagnata dal rincaro del servizio e da riduzioni degli organici. Pressoché contemporaneamente oltre 30 RSU di tutta Italia hanno unitariamente deciso di avviare una mobilitazione sul tema delle pensioni, con l'obiettivo dell'abolizione dell'infame legge Fornero e del ritorno delle pensioni a strumenti che consentano un numero civile di anni di vita degna agli anziani. I due fatti sono separati quanto a protagonisti diretti: ma sono uniti da un solido legame. Sarebbe un errore madornale considerarli alla stregua delle tante lotte, spesso disperate, di quei lavoratori che occupano la fabbrica o salgono su un tetto perché il padrone non paga i salari o chiude, o anche di lotte vincenti come quella della FIOM contro Marchionne.
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