In attesa del prossimo vertice del G20 che si terrà ad Osaka gli “sherpa” diplomatici sono già al lavoro e potrebbero incontrarsi nella cittadina nipponica già in gennaio (il vertice vero e proprio si svolgerà invece nel mese di giungo).

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Settimana densa di avvenimenti per la politica estera mondiale ma senza novità di rilievo rispetto alla già tesissima situazione prodottasi nelle scorse settimane. In un colloquio telefonico, durato circa 45 minuti, lo scorso 9 aprile Abe e Trump hanno confermato di voler proseguire nella linea - particolarmente irresponsabile e che può mettere a rischio la pace mondiale - da tenere nei confronti della Corea del Nord (Paese verso il quale il Sol Levante ha recentemente esteso per altri due anni le proprie sanzioni).
Ad aggiungere preoccupazione per i cittadini nipponici le dichiarazioni rese da Abe venerdì scorso che mettono in guardia circa il rischio che la RPDC possa colpire anche con gas sarin obiettivi giapponesi.

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Vittoria netta della coalizione conservatrice PLD-Nuovo Komeito nelle elezioni dello scorso 10 luglio per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri. Questo ramo del parlamento, quello con meno poteri nella Dieta nazionale, non è soggetto a scioglimento e si rinnova della metà ogni 3 tre anni (in totale ogni senatore rimane, dunque, in carica sei anni).
Dei 121 seggi in palio, 73 si trovavano in collegi locali, corrispondenti quasi sempre alle Prefetture (alcuni collegi eleggono un senatore, altri due e così fino ad alcuni che ne eleggono sei) mentre 48 sono stati eletti sulla base di un'unica lista nazionale proporzionale.

Il partito del premier Abe ha eletto 56 senatori (portandosi a 121 totali, +6 rispetto alla precedente composizione), ottenendo, nella quota proporzionale, poco più di 20.100.000 voti (quasi 1.700.000 voti in più rispetto al 2013). Non hanno ottenuto la rielezione la ministra per Okinawa e i Territori del Nord, Aiko Shimajiri, ed il titolare della Giustizia, Mitsuhide Iwaki.

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Si è dimesso, lo scorso 14 giugno, il Governatore di Tokyo, il conservatore Yoichi Masuzoe, dopo che, nelle scorse settimane, si erano levate polemiche circa l'uso di fondi politici per spese personali e per l'incredibile costo, a carico della collettività, delle missioni istituzionali effettuate dall'ex ministro all'estero.
Una mozione di sfiducia, sottoscritta anche dai gruppi di maggioranza (PLD e Nuovo Komeito) era stata depositata martedì scorso. Anche il predecessore, Naoki Inose, liberal-democratico anch'egli, aveva rassegnato le dimissioni dopo essere stato coinvolto in uno scandalo riguardante un finanziamento illecito.

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Tra giovedì e sabato, una serie di forti scosse (tra 6.5 e 7.3 della scala Richter) hanno colpito l'isola di Kyushu ed in particolare la Prefettura di Kumamoto, provocando, ad oggi, 48 morti e quasi 3.000 feriti. Il numero degli sfollati è, invece, prossimo a 100.000. Oltre 164.000 le abitazioni prive di energia elettrica, mentre sono circa 8.700 quelle, parzialmente o totalmente, distrutte. Fermi gli importanti stabilimenti presenti nell'isola (Honda, Nissan, Toyota, Sony e Mitsubishi).
Il 20 aprile, intanto, il governo ha deciso lo stanziamento di 2.300.000.000 yen per gestire l'emergenza. Non coinvolta negli eventi sismici la centrale nucleare di Satsumasendai, nel Kyushu meridionale, che è rimasta attiva. Per lo spegnimento precauzionale dell'impianto, si era subito attivato, mediante una richiesta al governo, il Partito Comunista.

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