Domenica, 16 Aprile 2017 00:00

Pillole dal Giappone #181 - Tensione oltre i livelli di guardia nell'Asia del Nord-Est

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Settimana densa di avvenimenti per la politica estera mondiale ma senza novità di rilievo rispetto alla già tesissima situazione prodottasi nelle scorse settimane. In un colloquio telefonico, durato circa 45 minuti, lo scorso 9 aprile Abe e Trump hanno confermato di voler proseguire nella linea - particolarmente irresponsabile e che può mettere a rischio la pace mondiale - da tenere nei confronti della Corea del Nord (Paese verso il quale il Sol Levante ha recentemente esteso per altri due anni le proprie sanzioni).
Ad aggiungere preoccupazione per i cittadini nipponici le dichiarazioni rese da Abe venerdì scorso che mettono in guardia circa il rischio che la RPDC possa colpire anche con gas sarin obiettivi giapponesi.

Nessuna novità di rilievo sulla vicenda nordcoreana, soltanto fumose prese di posizione, è giunta anche da G7 dei ministri degli Esteri svoltosi a Lucca il 10 ed 11 aprile. “La comunità internazionale si unisca ed esercitare una forte pressione sulla Corea del Nord affinché cambi atteggiamento” ha affermato Angelino Alfano che ha accolto il 9 aprile l'omologo Fumio Kishida. L’Italia, insieme all’UE, continua a seguire attentamente la situazione nel Mar Cinese Orientale e Meridionale e le sue implicazioni per commercio globale, sicurezza e stabilità ha aggiunto il titolare della Farnesina confermando la tradizionale posizione, cioè fortunatamente defilata, del nostro Paese sull'altro grande tema che interessa il Giappone e la sua diplomazia.
“Ribadendo la ferma opposizione della comunità internazionale circa il possesso da parte della Corea del Nord di armi nucleari affermiamo nuovamente che la Corea del Nord debba abbandonare tutti i programmi nucleari e missilistici in una modalità completa, verificabile ed irrebersibile. Siamo determinati a rafforzare le misure volte all'ottenimento di questo obiettivo” si legge della Dichiarazione Finale del vertice che ha ribadito, per un altro verso, la posizione del Giappone nei confronti della controversia nel Mar Cinese Meridionale (pur senza menzionare esplicitamente la Cina si condannano le installazioni, anche militari, realizzate dalla RPC nelle isole contese).

Già nell'incontro tra Donald Trump ed il Presidente cinese Xi si era comunque visto poco in termini di novità circa l'approccio diametralmente opposto dei due Paesi circa l'atteggiamento da tenere nei confronti della RPDC.
Da un lato la Cina riafferma la propria posizione di denuclearizzazione della Penisola ed invita tutte le parti coinvolte ad astenersi da esercitazioni e provocazioni (è la linea “sospensione per sospensione” per usare le parole della Portavoce degli Esteri di Pechino Hua Chunying), dall'altro Tillerson, e con lui Trump, hanno adottato la linea della minaccia esplicita (in questo senso vanno interpretati, o almeno così li ha interpretati la voce ufficiale della RPDC, l'agenzia KCNA, i missili lanciati contro l'esercito siriano) con l'avvicinamento del gruppo navale Carl Vinson (precedentemente stanziato a Singapore) e lo spostamento più a nord di quanto preventivato di navi della Terza Flotta USA.
Riterremo gli USA interamente responsabili delle conseguenze catastrofiche che potrebbero derivare dalla loro violente azioniè il commento del Portavoce del Ministero degli Esteri di Pyongyang alle mosse statunitensi ed al linguaggio provocatorio di Trump e Tillerson mentre il viceministro Han Song Ryol, intervistato dall'Associated Press, ha affermato che "il problema non siamo noi, sono gli Stati Uniti" non escludendo un nuovo test nucleare: "è una decisione che prenderanno i massimi vertici se sarà necessario".
La Cina continua per altro a ribadire, l'ultima volta venerdì scorso con il Portavoce degli Esteri Geng Shuang, di essere contraria al dispiegamento da parte di Stati Uniti e Corea del Sud del sistema di difesa antimissilistico THAAD in quanto “esso danneggerà fortemente gli interessi strategici e di sicurezza delle nazioni della regione, inclusa la Cina, così come l'equilibrio strategico della regione”.

Tornando in patria, ad Okinawa mentre proseguono, tra le proteste dei residenti, i lavori di posa di blocchi di cemento in mare da parte del locale ufficio del Ministero della Difesa presso Camp Schwab emerge la possibilità che Onaga, insieme ai movimenti antimilitaristi che lo sostengono, percorra la strada del referendum per fermare il trasferimento della base di Ginowan a Nago.
“Dobbiamo proseguire nel fornire tutte le spiegazioni necessarie circa l'operato del governo per ridurre l'impatto su Okinawa della nuova base” ha affermato la ministra della Difesa Tomomi Inada auspicando “profondo dialogo e cooperazione” con l'amministrazione locale. Inada ha ribadito, proprio a 21 anni dalla firma dell'accordo nippo-statunitense che prevedeva il trasferimento della base di Ginowan ed il ritorno del sito al Giappone, che la ricollocazione della base è l'unica strada perché quanto deciso il 12 aprile 1996 si realizzi.

Per quanto concerne Toshiba, il Ministero di Industria e Commercio sarebbe favorevole che ad acquistare il settore chip dell'azienda, in grave crisi finanziaria a causa soprattutto delle perdite maturate da una controllata negli USA, sia una coalizione di imprese nazionali. Fino ad ora l'offerta più vantaggiosa (27 miliardi di dollari) è giunta dalla Hon Hai di Taiwan. Secondo fonti stampa potrebbe però prodursi una offerta da parte di Fujitsu e Fujifilm supportata dall'Innovation Network Corp. of Japan (INCJ) e dalla Banca Giapponese per lo Sviluppo.
Toshiba che ha intanto pubblicato il proprio resoconto economico per il periodo aprile-dicembre 2016 (che ha registrato una perdita netta consolidata di 532 miliardi di yen) senza ottenere l'approvazione della società di revisione. Di “differenza di opinioni” con il revisore ha parlato il Presidente della compagnia Satoshi Tsunakawa. Emerge sempiù la possibilità che il bilancio annuale, che dovrà essere presentato in giugno, sarà sottoposto all'esame di un'altra società di revisione.

Sempre sul fronte economico il Giappone è impegnato a riprendere i colloqui con gli Stati Uniti (e parallelamente con Cina e Repubblica di Corea per un accordo trilaterale) per una accordo sul commercio che possa compensare la sconfitta subita con l'affossamento del TPP da parte del governo a stelle e strisce. Un round di negoziati si terrà il 18 aprile e sarà guidato dal vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso mentre per parte statunitense a guidare la delegazione sarà il vicepresidente Pence.
Secondo gli ultimi dati (riferiti al 2016) gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale con il Giappone pari a 7.800 miliardi di dollari, secondo soltanto al deficit con la Cina. Proprio un eventuale avvicinamento tra i due giganti economici volto a ridurre il deficit USA potrebbe lasciare il Giappone in una situazione di svantaggio anche perché sarebbero politicamente ed economicamente difficili da digerire facilitazioni all'importazione di auto (già non particolarmente colpite) e carne dagli Stati Uniti (proprio il settore agricolo nipponico sarebbe stato quello maggiormente compromesso dal TPP e perciò da lì erano venute le maggiori proteste).
Parallelamente lo scorso anno, secondo dati OCSE, il Giappone si è piazzato quarto nella classifica dei Paesi che hanno fornito maggiori aiuti allo sviluppo. Davanti i nipponici Stati Uniti, Germania Gran Bretagna. Rispetto al 2015 la spesa in ODA (Official Development Assistance) del Sol Levante è cresciuta del 12,7% per un totale di 10.370.000.000 di dollari.
Sempre secondo l'OCSE, che ha recentemente presentato a Tokyo il proprio rapporto annuale sul Paese alla presenza del Segretario Generale Angel Gurria, l'economia giapponese sta dando segni di ripresa anche se occorrono ancora al Paese riforme per aumentare la partecipazione al lavoro, rendere maggiormente stabili gli impieghi (in particolare per le donne) e migliorare la produttività. “Le sfide demografiche e fiscali del Giappone richiederanno maggiori sforzi e ulteriori riforme” ha detto Gurria. Il rapporto ha anche messo in guardia circa l'enorme debito (219% del PIL) che può mettere a rischio la fiducia dei mercati e degli investitori.

In ambito politico la collaborazione, confermata pienamente nonostante le iniziali perplessità da Renho Murata ed avviata dal predessore Okada, tra il Partito Democratico e quello Comunista ha portato Akihisa Nagashima - ex viceministro della Difesa nei governi Noda, Hatoyama e Kan - a dimettersi, lo scorso lunedì, dal partito. “Tra il mio percorso e quello del Partito Comunista non possono esserci sovrapposizioni” ha affermato in una conferenza stampa, successiva ad un colloquio con l'attuale Segretario Yoshihiko Noda, il deputato. Noda ha respinto le dimissioni ed invitato Nagashima a portare la propria posizione negli organismi di partito.
Il pericolo più grande per la formula del fronte unito delle opposizioni è la possibilità che nasca, a partire dalle prossime elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Metropolitana di Tokyo, un “terzo polo” che metta insieme ex democratici ed ex liberal-democratici. A fare la parte del leone di questa eventuale nuova compagine sarebbe proprio la Governatrice di Tokyo Yuriko Koike che si attende dalle elezioni di giugno il bis dopo l'inaspettata vittoria, contro i democratici e contro i suoi ex compagni di partito conservatori, che la condusse alla guida della più importante Prefettura nipponica.

Dimissioni dall'incarico di vicepresidente, ma non dal partito, anche per Goshi Hosono, già ministro dell'Ambiente e popolare volto del Partito Democratico. Hosono, che all'ultimo congresso aveva sostenuto la candidatura di Renho Murata, ha lasciato la vicepresidenza in conseguenza dell'atteggiamento di netta chiusura assunto dal PDG, insieme agli tre partiti dell'arco progressita, ad ogni modifica costituzionale.
“Dal momento che i nostri attuali dirigenti non hanno alcuna voglia di riformare la Costituzione penso di non essere la persona giusta per la vicepresidenza” ha detto il parlamentare.

I partiti dell'opposizione progressista continuano comunque la propria collaborazione tanto contro il progetto di legge anti-terrorismo che secondo avvocati ed attivisti per i diritti civili rappresenta una pericolosa svolta autoritaria (in quasi 4.000 hanno manifestato a Tokyo, presso l'anfiteratro Hibiya di Tokyo lo scorso 6 aprile) quanto per contrastare la pratica dell'amakudari (cioè il riciclarsi nel settore privato di ex alti dirigenti pubblici): il 4 aprile democratici, comunisti e socialdemocratici hanno presentato alla Camera dei Rappresentanti un progetto di legge volto a contrastare il fenomeno.

In tema nucleare l'Assemblea della Prefettura di Saga ha approvato, lo scorso 13 aprile, una risoluzione sottoscritta dai consiglieri liberal-democratici favorevole alla riattivazione dei reattori 3 e 4 della centrale di Genkai di proprietà della Kyushu Electric. Parere favorevole era giunto anche da sindaco e consiglio comunale della città ospitante l'impianto. Bocciata la risoluzione promossa dal Partito Comunista mentre i democratici hanno convogliato i loro voti su una loro mozione, respinta, favorevole alla riattivazione.
L'Agenzia Regolatrice per il Nucleare aveva dato disco verde al gestore dell'impianto ritenendo soddisfatti i nuovi standard di sicurezza introdotti in Giappone dopo la catastrofe del 2011.

A Kumamoto intanto, a un anno dal terremoto che colpì la popolosa Prefettura meridionale, sono ancora 44.000 i cittadini che vivono in strutture temporanee. Sentiti dal quotidiano Mainichi i sindaci di 13 delle 21 muncipalità colpite ritengono che sarà difficile smantellare le abitazioni temporanee entro due anni dalla catastrofe, ciò è duto in particolar modo all'età avanzata di molti degli sfollati e dunque alle loro difficoltà nel trovare soluzioni abitative alternative. Secondo dati dell'amministrazione locale gli sfollati di età superiore ai 65 anni sono il 15% del totale.

(con informazioni di Japan Press Weekly 05 – 11 apr. 2017; oecd.org; fmprc.gov.cn; esteri.it; mofa.go.jp; mod.go.jp; xinhuanet.com; theguardian.com; the-japan-news.com; asahi.com; huffingtonpost.jp; mainichi.jp)

Ultima modifica il Domenica, 16 Aprile 2017 15:45
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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