Pillole dal Giappone #255 – Incontro Putin-Abe a Vladivostok. Ad Hokkaido riaprono le scuole
La metà del personale delle università nipponiche è costituito da lavoratori a tempo parziale e precari. Il dato emerge da una ricerca realizzata dal quotidiano Asahi Shimbun su 751 atenei nel 2017 (659 le università che hanno risposto al questionario). Stando ai numeri i lavoratori a tempo pieno ammontano a 169.458 mentre i part time sono 169.164 (cioè quasi lo stesso numero). Anche tra quanti lavorano a tempo pieno appena il 26,2% (44.401 lavoratori) hanno un contratto a tempo indeterminato.
L'ombra del Cremlino si allunga?
Il caso legato alla morte di Sergei Skripal è alla base di una non comune serie di espulsioni di personale diplomatico russo (e dalla Russia).
Sul contesto internazionale le nostre Dieci Mani si sono concentrate recentemente parlando della caduta di Afrin, confermando un ritorno del Cremlino negli scenari politici globali.
L’eredità dello Zar nelle mire del Sultano: Caucaso e Mar Caspio tra rifornimento energetico e frontiere mobili
“Non dormire cosacco, nella notturna tenebra di là dal fiume va il ceceno”. Una citazione de “Il Canto Circasso” citato nell’opera di Puškin Prigioniero del Caucaso. Parole ancora attuali lungo i confini caucasici della Federazione russa, che si affacciano su un territorio da secoli culla di agitazioni e ribellioni dai tempi dell’Impero zarista.
Nuova svolta in Medio Oriente (a dieci mani)
La guerra civile siriana ormai giunta al suo quinto anno ha vissuto molti episodi di svolta che apparivano decisivi e si sono poi rivelati quantomeno effimeri. La verità è che il contesto in cui si inserisce vede un quadro geopolitico in cui le principali potenze emergenti del mondo sempre più multipolare si scontrano con l’Impero decadente americano che adotta strategie pericolosamente affini a quelle dell’Isis e delle varie formazioni jihadiste. Questa settimana proponiamo un’analisi dell’ultima svolta dettata dalla riconquista del fronte governativo siriano della città di Aleppo, in concomitanza, o quasi, con l’omicidio in Turchia dell’ambasciatore russo Andrey Karlov.
Nessuno tra di noi “beccai” è giornalista professionista ma ritengo, nel nostro piccolo, di dover fare il nostro dovere nel tentare di informare le persone su quello che sta avvenendo in queste ore in Ucraina. Che la stampa (ed i mezzi di informazione in generale) in Italia avesse degli evidenti problemi a trattare le tematiche di politica estera in maniera che possa essere definita dignitosa lo sapevamo. Ma leggere sull'Unità, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, un completo travisamento dei fatti, fazioso, dovuto alla oramai del tutto assente etica del mestiere che dovrebbe caratterizzare chiunque abbia l'ardire di definirsi giornalista, è un qualcosa che reclama risposta.
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