Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al "tema della settimana". Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.
Le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti sono un tradizionale appuntamento di verifica per la Casa Bianca. Assumono un particolare significato dopo l'inattesa vittoria di Trump.
Dopo i social forum ed il breve periodo di fama dell'ALBA ancora una volta il Brasile, uno Stato immenso e attraversato da profonde contraddizioni, si trova al centro dell'attenzione della politica mondiale, ma purtroppo non in positivo. Le presidenziali hanno infatti visto affermarsi un candidato dichiaratamente autoritario e nostalgico della brutale dittatura militare. Nulla hanno potuto la rimonta del candidato PT Haddad e le mobilitazioni sociali degli ultimi giorni. Delle nubi che si addensano sul Brasile e sull'America Latina in generale parliamo questa settimana, a più mani.
Lo scorso 17 ottobre il Parlamento canadese ha dato il via libera alla legalizzazione della cannabis per uso ricreativo. Dopo l’Uruguay, il Canada diventa così il secondo paese al mondo a rendere legale la marijuana per tutti gli usi. Fortemente voluta dal premier Trudeau, la legge rende ad oggi il Canada il più grande mercato di cannabis legale al mondo, riaccendendo il dibattito in molti paesi sulla legalizzazione delle droghe leggere, argomento che questa settimana abbiamo deciso di trattare “a dieci mani”.
L'ultimo report dell’Ipcc ha fatto sobbalzare il mondo intero. Gli obiettivi minimi di contenimento del riscaldamento globale a un livello di riscaldamento medio del pianeta di massimo 2°C, con l’ambizione di abbassare l’obiettivo a 1,5°C, starebbero clamorosamente fallendo, anche per via della deliberata violazione da parte di Paesi come gli Stati Uniti che considerano il riscaldamento globale una "bufala". Gli impatti ambientali e sociali del riscaldamento globale si moltiplicheranno e i media occidentali sembrano ignorare deliberatamente il problema.
Dopo alcuni mesi di governo giallo-verde si iniziano a capire alcune delle misure economiche messe in campo. Tra queste, il M5s è il fautore del reddito di cittadinanza. Fuori da propagande contrapposte, ne parliamo questa settimana a più mani.
La prima manovra finanziaria del governo giallo-verde: riflessioni a confronto
Il Documento di economia e finanza presentato dal governo si discosta sensibilmente da quello approvato il 26 aprile dal dimissionario ministero Gentiloni, che peraltro, vista la nuova composizione parlamentare, si limitava a considerazioni di carattere consuntivo.
Nessuna strategia del doppio forno garantisce Salvini.
Gli accordi per le prossimi elezioni amministrative ricompongono però l'asse Lega - Forza Italia - Fratelli d'Italia, mentre l'ex partito del nord pare proseguire il rafforzamento del proprio consenso nel Paese, a danno dell'alleato di governo a 5 Stelle.
Con l'accordo tra governo e Arcelor Mittal la pluriennale questione ILVA, resa famosa dal caso Taranto ma in realtà riguardante anche altri siti produttivi più piccoli nel Nord Italia, sembra finalmente avviarsi ad una chiusura.
Ma davvero le problematiche di natura sociale ed ambientale che avevano causato l'emergenza e l'intervento dello Stato sono state risolte una volta per tutte? Con questo ed altri interrogativi ci confrontiamo questa settimana, nella nostra rubrica a più mani.
Il Tribunale del Riesame di Genova ha accolto la richiesta della procura di poter procedere al sequestro dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che la Lega Nord ha incassato indebitamente fra il 2008 e il 2010. La sentenza di condanna definitiva (truffa ai danni dello Stato) mette la Lega in una situazione complicata, dato che il partito ha ora solo 5 milioni in cassa.
I dati congiunturali sull'occupazione vengono ormai accolti dalla stampa tra vere e proprie grida di giubilo, come se vi fosse una riduzione strutturale della disoccupazione in corso.
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