Detta anche Rivoluzione di Novembre, nonostante fosse iniziata ad ottobre e il suo culmine sia giunto nei mesi di dicembre del 1918 e gennaio 1919, è altresì conosciuta come la "rivoluzione tradita”. Si tratta della Rivoluzione tedesca. L'Impero tedesco era retto da una monarchia costituzionale. Nel Reichstag l'unico partito politico nell'Impero a sostenere apertamente una forma di stato repubblicana fu quello socialdemocratico.

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Sabato, 21 Aprile 2018 23:46

Storia e rivoluzioni

Il Becco organizza, grazie alla collaborazione dell'Associazione Amici di «Passato e presente» (Apep) un ciclo di incontri di formazione.

Mercoledì 2 maggio, 21.15-22.45 (puntuali)
1917 e rivoluzione russa,
Professor Aldo Agosti, Università degli Studi di Torino
Il video della lezione qui: youtu.be/zVNfYplxs1w.

Mercoledì 9 maggio, 21.15-22.45 (puntuali) 
1848 e il "Manifesto"
Professoressa Simonetta Soldani, Università degli Studi di Firenze
Il video della lezione qui: youtu.be/20n7K5xzHok.
 
Mercoledì 16 maggio, 21.15-22.45 (puntuali) 
Incontro conclusivo e confronto tra i partecipanti
coordinato dal Professor Roberto Bianchi, Università degli Studi di Firenze.
Utilizzato per la discussione una lezione del Professor Bianchi visibile qui: youtu.be/tGTikGOgF3o.
 
I PDF con delle indicazioni per i video del 2 e del 9 maggio cliccando qui.
Il ciclo di incontri richiedeva una prenotazione e un pagamento di 15 €, per un numero limitato di 15 posti, finalizzati al pagamento dei costi sostenuti.
I primi due appuntamenti sono aperti a tutte le persone interessate, mentre l'incontro conclusivo è riservato a chi si è iscritto.
Le attività si sono svolte presso la Casa del Popolo / Circolo ARCI Il Progresso, in via Vittorio Emanuele II 135, Firenze.
Per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 
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Se la teoria critica incontra il cinema: una recensione de "Il Giovane Marx"

[Premetto: non sono un’esperta di critica cinematografica, lascio quindi a voi le valutazioni tecniche; qui mi limito a un commento “naïf” sulla trama e sul suo significato] 

Vedi il trailer qui.

Di film biografici ne esistono a bizzeffe, su personaggi di ogni sorta, ma - nonostante l’importanza di Karl Marx per la storia del pensiero - quasi nessuno si era ancora cimentato nel trasporre la sua vita sul grande schermo. 

Il primo non sovietico a tentare quest’impresa fu Rossellini, che però morì prima di terminare la stesura della sceneggiatura. A riprendere in mano quest’impresa e a colmare questa grossa lacuna ci ha pensato il registra Haitiano Raoul Peck, un autore decisamente interessante e dal passato particolare: famoso al grande pubblico per il documentario candidato all’Oscar I Am Not Your Negro, Peck è vissuto tra Zaire, USA, Francia e Berlino e tra il 1995 e il 1997 ha ottenuto l’incarico di ministro della cultura di Haiti sotto il ministro dell’OLP Rosny Smarth. 

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Lunedì, 30 Ottobre 2017 00:00

Raccontami Cuba

Nelle serate di domenica 15 ottobre e di domenica 22 ottobre si sono svolte al circolo Arci di Brusciana due iniziative che hanno avuto come protagonista Cuba: la prima a cura dell’associazione teatrale “Tra i Binari” che col progetto Raices Comunes ha presentato il documentario CuentameCuba come restituzione del viaggio intrapreso nell’isola caraibica dai membri della compagnia; la seconda ha visto gli interventi di alcuni attivisti dell’Associazione Italia Cuba che hanno condiviso con il pubblico le proprie esperienze professionali e personali vissute a Cuba.

La serata del 15 ottobre ha visto la compagnia teatrale “Teatro tra i binari” presentare il documentario CuentameCuba di Filippo Ficozzi (vedi qui). CuentameCuba si è soffermato soprattutto sull’aspetto culturale – e prettamente riguardante il teatro – di questa terra, questa realtà complessa e contraddittoria che ancora rimane mito agognato e al contempo utopistico di gran parte della sinistra comunista. Cuba è impossibile da raccontare esaustivamente. Questa è la premessa dei giovani ragazzi e ragazze che compongono la compagnia e che hanno dato vita al progetto, che ha visto, precedentemente, anche la realizzazione di due spettacoli teatrali. Il loro intento è quello di raccontare storie, storie comuni di gente comune, che hanno nel loro passato incisa la rivoluzione e che ancora credono che la lucha, ovvero la lotta, non si debba fermare, anche quando le condizioni economiche e le difficoltà derivanti dall’embargo, che continua a strangolare Cuna dal 1961, sono dure e difficili. Ma sono anche le storie di quelle generazioni che, invece, hanno assaggiato “il mito” dell’occidente e che, idealizzandone alcuni aspetti o vagheggiando una sorta di “sogno americano”, desidererebbero “fuggire” dall’isola e cercare il proprio futuro altrove, soprattutto negli Stati Uniti o in Europa. Non c’è giudizio morale nelle storie raccontate e in parte ascoltate e vissute dagli attori e registi del “Teatro tra i binari”, il cui desiderio è provare a far assaggiare a chi assiste ai loro lavori, un frammento che loro stessi hanno conosciuto e assaporato.

“Cuba è un’altra storia”, ribadisce più volte Francesco Mugnari, direttore artistico della compagnia, “e non la si può leggere né tantomeno rappresentare attraverso il filtro dei nostri valori occidentali e neoliberisti, perché là vi è un senso di dignità e soprattutto di solidarietà verso il prossimo, anche quando si è i primi a non possedere niente, che qui raramente si riscontra”. Compartir è il termine chiave che caratterizza lo spirito di quest’isola che ha alle spalle una storia rivoluzionaria, che, nel bene e nel male, ha fatto di Cuba un modello unico di socialismo reale, con il suo primato nei servizi pubblici, quali la sanità e l’istruzione che toccano livelli di eccellenza invidiabili in tutto il pianeta. Ciò che in particolare emerge dal documentario è “la vibrante produzione culturale del paese e il rigore con cui registi, drammaturghi e attori si impegnano quotidianamente in una battaglia contro la scarsità dei mezzi per portare in scena le loro opere. A Cuba l’accesso alla cultura viene considerato un bene pubblico alla pari di educazione e sanità, fare teatro viene visto come una missione in nome dello sviluppo culturale del paese” . Francesco per sottolineare il ruolo e l’importanza del teatro e di chi vi fa parte nel paese caraibico porta come esempio la sua condizione, quella di un attore qualificato che non vede uno sbocco professionale riconosciuto e retribuito nel mondo dello spettacolo. Mentre a Cuba gli attori teatrali hanno uno stipendio pubblico al pari di medici e insegnanti, qui in Italia lo puoi fare solo se hai una forte passione e un reddito alternativo che ti permetta di portare avanti l’attività teatrale. Altro aspetto che viene fuori dal documentario, grazie alle testimonianze dirette di attori, drammaturgi e registi, è la fierezza del popolo cubano che tra incertezze e difficoltà non ha mai smesso di lottare né abbassa mai la testa. Molti cubani che ricoprono ruoli qualificati come medici o ingegneri, sono costretti a svolgere altri lavori meno qualificati -cosa che per noi sembrerebbe inconcepibile per quanto riguarda certe categorie-, ma, appunto, Cuba è un’altra storia e non va interpretata attraverso il riflesso dei nostri schemi ideologici. Il documentario, oltre alla bellezza estetica delle immagini, alla intensa emotività che suscita grazie alle accurate riprese in bianco e nero dei teatri cubani e alla profondità di alcune testimonianze raccolte, pone anche degli spunti di riflessione, in particolare rispetto alla cultura in riferimento ai cambiamenti sociali che attraversano questa terra. Si tratta di una battaglia continua per affermare la propria identità e la propria capacità di esprimersi attraverso nuove forme mantenendo un legame viscerale con il proprio passato e la propria storia, contro “una visione denigratoria dell’isola che non ne riconosce il valore culturale ma la relega a esotica meta turistica” . Una leggenda del popolo “Mapuche”, come viene mostrato nel documentario, dice che “l’uomo cammina all’indietro, il futuro è ignoto dietro le sue spalle e il passato si trova davanti ai suoi occhi”. CuentameCuba ci lascia proprio con questa domanda: “cosa c’è davanti agli occhi di questo popolo?”

Durante la serata è stato anche possibile ammirare la mostra fotografica – già presente al Circolo da metà settembre – che riporta le immagini catturate da Simona Fossi, Simone De Fazio e Martin Hidalgo durante il loro viaggio in terra cubana, suddivise rispettivamente sotto i titoli di “Aguas”, “Entonces”, “Retratos”. Le immagini di vita, volti e sguardi ed elementi naturali dell’isola sono uno specchio poetico e vividamente potente che riescono a catturare lo spettatore con una forte intensità magnetica e per un attimo lo strappano dalla frenesia del suo vivere per rimanere sospeso in una dimensione quasi eterea, senza luogo e senza tempo.

Domenica 22 ottobre invece Cuba ci è stata raccontata dagli attivisti dell’Associazione Italia-Cuba. Umberta Torti, psicopedagogista, ha svolto la sua attività professionale dal 1994 al 1998 a Cuba presso l’Istituto Nazionale SIDA per l’informazione e la prevenzione sulle malattie sessualmente trasmissibili ed è stata al servizio di “Attenzione e Riabilitazione Comunitaria all’Alcolista (ARCA)” all’interno del Gruppo di Psichiatria Sociale presso l’ospedale “X De Octubre” dell’Havana. Insieme a lei sono intervenuti il Coordinatore regionale dell’Associazione, Roberto Nannetti e altri attivisti, tra cui il poeta Maurizio Rossi che ci ha regalato anche la lettura delle sue poesie ricche di solenne fierezza e vibrante pathos che fanno parte della raccolta “Una penisola senza memoria”.

In un periodo in cui, esordisce Umberta, citando Giulietto Chiesa, l’uomo è “formattato” perché l’immagine ha sostituito il discorso, il logos, il pensiero critico, anche Cuba viene vista o come un idolo da emulare da una certa parte della sinistra, in quanto unico modello di socialismo reale, o alla stregua di un paese del terzo mondo sotto una dittatura illiberale e repressiva. Entrambe queste classificazioni sono da considerarsi totalmente fuorvianti o distaccate dalla realtà se si vuol render conto della complessità e dell’unicità di questo paese e di questo popolo. Sicuramente Cuba rappresenta un unicum e un faro per i paesi latinoamericani e non solo, in particolare per quanto riguarda la storia della rivoluzione e l’inflessibile dignità di questo popolo, ma anche rispetto alle conquiste sociali raggiunte che fanno di Cuba un paese senza disuguaglianze, i cui servizi sociali – dall’istruzione alla sanità, dal diritto alla casa alla razione alimentare- sono accessibili a tutti, oltre a rappresentare delle vere e proprie eccellenze. Basti pensare a come il governo cubano abbia affrontato il problema dell’HIV: “già nell’86”, come ricorda Torti, “avvenivano le prime diagnosi sulla malattia e, mentre ancora in Occidente si riteneva che l’Aids fosse solo la malattia dei tossici e delle prostitute, e quindi si affrontava la questione marginalizzando queste categorie più fragili, a Cuba ci si approcciava alla patologia come un problema sociale e che riguardava tutta la collettività, che pertanto veniva adeguatamente sensibilizzata e informata usando i protocolli e le misure previsti per le malattie sessualmente trasmissibili”. In generale qualsiasi malattia o qualsiasi dipendenza – come l’alcolismo o l’uso di sostanze psicotrope e/o allucinogene – viene affrontato collettivamente e non come se fosse solo un problema del singolo, poiché qualsiasi disagio o difficoltà tocca tutta la comunità, il benessere e il malessere del singolo diventano anche il benessere o il malessere dei molti, proprio perché il soggetto non venga emarginato né escluso dal tessuto sociale, di cui rimane, in qualsiasi caso e indipendentemente da qualsiasi disagio, sua parte integrante. Bisogna considerare che nonostante le enormi difficoltà che affliggono quest’isola, dalle condizioni idro-geologiche al problema dell’embargo che costringe Cuba a commerciare a prezzi molto più alti con altri paesi – come ad esempio il Messico – il suo popolo è ed è sempre stato in prima linea per portare il suo aiuto con le sue competenze e le proprie risorse umane nei paesi che sono stati colpiti da catastrofi naturali, ultimo tra tutti il recente ciclone che si è abbattuto anche su Haiti. Benché l’uragano abbia attraversato anche Cuba, il suo governo oltre a intervenire sul proprio territorio ha prestato soccorso anche alla vicina isola caraibica. A questo proposito sono ben 150 le missioni umanitarie che porta avanti Cuba a livello internazionale impiegando 40.000 medici nel mondo.

Nannetti prendendo la parola dopo Umberta ribadisce che a Cuba si mira sempre all’unità, all’integrità del tessuto sociale e all’aggregazione e mai all’esclusione o al settarismo, alla divisione o alla competizione. Questo è stato e rimane uno dei capisaldi trasmessi dalla rivoluzione e un arretramento da questo punto di vista significherebbe un passo indietro per tutta la società. Per poter parlare di Cuba con onestà intellettuale bisogna mettere da parte i nostri parametri, che comunque ci hanno portato a situazioni sociali ed economiche drammatiche. Bisogna dismettere quella sorta di eurocentrismo con cui giudichiamo realtà e modelli sociali, economici, culturali e politici diversi dai nostri. Nannetti cita un esempio che rende un  po' conto delle differenze di approccio e di metodo che ci distinguono dall’isola caraibica: il coordinatore regionale di Italia Cuba ricorda infatti un recente fatto di cronaca avvenuto a Como in cui un signore con moglie e figli aveva visto perdere la sua residenza in seguito al mancato pagamento dell’affitto, trovandosi così a perdere anche la possibilità di poter pagare la mensa scolastica ai figli. La drammaticità della sua condizione lo ha portato a compiere il gesto estremo e terribile di dare fuoco a sé stesso insieme alla moglie e ai quattro figli. A Cuba è capitato il caso inverso: un proprietario di tre immobili che affittava due di questi senza pagare le tasse ha visto l’espropriazione degli immobili, ma siccome doveva mantenere moglie e figli, lo Stato ha fatto in modo di tutelare i componenti familiari più deboli dando loro una delle tre abitazioni espropriate al capofamiglia.

Un altro esempio virtuoso che Nannetti ricorda riguarda le modalità con cui il governo cubano ha affrontato il problema dell’invecchiamento della popolazione che negli ultimi vent’anni ha colpito Cuba come molti altri paesi in via di sviluppo. Per assistere gli anziani lo Stato ha messo a disposizione 250 scuole pubbliche dove cubane e cubani possono formarsi per le attività di cura e supporto agli anziani così da poter mantenere anche un contatto e una possibilità relazionale tra assistiti e assistenti senza delegare queste mansioni solo a una manodopera straniera e spesso sottopagata o a nero come accade spesso nei paesi europei.
Se davvero questo è il mondo delle immagini, potremmo dire che di Cuba ne esistono una, nessuna e centomila, a seconda di quello che ognuno di noi vi proietta sopra e vi vuole vedere secondo la propria prospettiva, ma sicuramente una cosa è certa e da tutti occorre che sia riconosciuta: la rivoluzione ha contribuito a scolpire e forgiare l’identità e la dignità di questo popolo, che, anche nelle sue criticità e nelle sue possibili contraddizioni è capace di incantare e di affascinare con quell’indomita fierezza e quell’orgoglio quasi spavaldo che forse nessun altro popolo è capace di eguagliare, né tantomeno di poter emulare.

Immagine da www.traibinari.org

Pubblicato in Internazionale

Le Rivoluzioni spiegate ai bambini: un nuovo (e interessante) progetto editoriale

Oggi mi sono finalmente capitati tra le mani dei libri che fanno parte di un progetto che ho trovato estremamente interessante dalla prima volta che ne ho sentito parlare. Il progetto “Rivoluzioni” della casa editrice ISTOS ha come obiettivo raccontare le principali rivoluzioni mondiali viste attraverso gli occhi dei ragazzini – secondo un formato comprensibile, appunto, a un ragazzino. Prima di andare avanti devo fare una premessa. Non sono un fan sfegatato dell’idea, diffusa nella letteratura dell’infanzia, che per affrontare un tema in maniera comprensibile ad un bambino sia necessario costruirgli intorno l’impalcatura di una storia con per protagonista un ragazzino: nella maggior parte dei casi il tema e il protagonista risultano uniti artificialmente, e questo non serve né alla narrazione, né al tema di cui si vuole parlare. Per intenderci, preferisco l’approccio di Enzo Biagi nelle “Storia d’Italia” e “Storia del mondo” a fumetti, evidentemente pensate per un pubblico di bambini e ragazzi, ma per nulla condiscendenti ed edulcoranti nel loro modo di trattare i rispettivi temi, oppure il franco e dissacrante umorismo di Horrible Histories.

Pubblicato in Narrativa

50 anni dalla morte: il mito immortale di Ernesto Che Guevara

Sono passati cinquant’anni da quel 9 ottobre 1967 in cui il guerrigliero più famoso del mondo venne assassinato. Una pallottola americana mise fine a una vita intera dedicata alle lotte, di qualsiasi tipo. Non intendo ripercorrere la biografia di Che Guevara, in tanti in questi giorni ci hanno pensato. È più importante capire come mai ancora oggi, noi donne e uomini di sinistra ma non solo, ci ritroviamo a celebrare una ricorrenza che sembra legata a quel mondo pieno di miti e bandiere che era la protesta degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.

Pubblicato in Umanistica e sociale

Lo spiegamento nascosto (Operai, contadini, impugnate i fucili)

Si aggira per il mondo un bisbiglio
Non lo sentì, lavoratore?
Sono le voci dei ministri di guerra-

Pubblicato in Poesie
Venerdì, 08 Gennaio 2016 00:00

La solitudine dell'ascoltatore globale

La solitudine dell'ascoltatore globale

Le persone leggono meno libri, vanno meno ai musei, ma sicuramente continuano ad ascoltare tantissima musica. La loro vita è circondata dalla musica. La musica si trova nei negozi, nei supermercati, nelle piazze. Nelle nostre abitazioni, poi, abbiamo sempre più dispositivi tecnologici che ci consentono l'accesso alla musica e la riproduzione di brani musicali.  Il numero di persone che si accosta a uno strumento musicale è in continua espansione. Inoltre, nonostante la crisi del mercato discografico, la musica è ancora il settore dell'industria culturale, insieme al cinema, con maggiori potenzialità di business.

Pubblicato in Audio
Martedì, 22 Aprile 2014 00:00

Il tour della rivoluzione comincia da Pisa

Di Filippo Montanelli

Mercoledì sera, Pisa, zona Porta a mare. Qui, nel circolo arci Pace e Lavoro coraggiosamente scelto perché periferico oltre che popolare, è avvenuta la prima presentazione su scala nazionale de L'armata dei sonnambuli, ultimo lavoro a tema frutto del collettivo di sinistra Wu Ming (espressione cinese traducibile con “senza nome”) che ha già riscosso un successo eclatante vendendo 40000 copie in appena una settimana e “costringendo” così gli autori a una consistente ristampa anticipata. Un'opera esplosiva insomma, culmine di una ricerca ventennale sull'idea della rivoluzione cominciata con Q. e passata per Ascie di Guerra, 54, Manituana, Altai ma anche per confronti, eventi, dibattiti coagulati attorno al famoso blog Giap.

Pubblicato in Toscana

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