Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.
È indubbio che le forze a sinistra del centrosinistra avessero investito in questa tornata elettorale tutte le speranze rimanenti di tornare ad avere una rappresentanza parlamentare.
Lo strano matrimonio tra ciò che restava dell'IdV di Di Pietro e Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi, la “Lista Ingroia”, è naufragato spettacolarmente, conseguendo un risultato decisamente peggiore di quello della Sinistra Arcobaleno.
A numeri acquisiti e – si spera – elaborati da qualche settimana, possiamo forse approntare una prima analisi dei fenomeni elettorali, nonché del loro percezione a livello sociale e del loro impatto sui corpi intermedi della nostra democrazia rappresentativa.
Non ci perderemo però nell'analisi di flussi e dati, argomento tedioso su cui già si sono spesi fiumi d'inchiostro e tema capace di far abbandonare anche a personalità incommensurabilmente più autorevoli dello scrivente le vesti dello scienziato per quelle dello stregone, capace di ricavare notevoli profezie dalle interiora di qualche sfortunato animale.
Pareva proprio che «la campagna elettorale più noiosa di tutti i tempi» dovesse noiosamente partorire il terzo governo di destra di Benjamin Netanyahu, il nazionalreligioso “regno di Re Bibi” come l'abbiamo sempre conosciuto, magari con gli ormai ingombranti barbogi di UTJ e Shas nuovamente relegati nel campo del messianesimo e sostituiti con l'ultradestra 2.0 di Naftali Bennett. Proprio per questo resta difficile non rimanere stupiti di fronte ai risultati di queste elezioni per la diciannovesima Knesset: il centro che sfonda, Likud (che nel frattempo ha assorbito Lieberman) duramente colpito, Bennett frustrato, il Labor che nonostante tutto non affonda, la sinistra-sinistra stabile o in crescita. In percentuali: Likud-Yisrael Beiteinu 23.32%, Yesh Atid 14.32%, Labor 11.39%, HaBayit HaYehudi 9.12%, Shas 8.75%, UTJ 5.17%, Hatnuah 4.99%, Meretz 4.54%, le due liste arabe complessivamente 6.21%, Hadash 3%, Kadima 2.1%.
Utile ricordare che lo sbarramento per la legge elettorale israeliana è fissato al 2%.
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