Mercoledì, 14 Dicembre 2016 00:00

Renzi, Gentiloni ed Europa: stiamo a parlare di tutto e di niente

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Il Presidente del Consiglio, in Italia, lo elegge il Parlamento, per ora, è chiaro. Poi però sui simboli dei partiti è vero che i nomi dei candidati premier sono diventati, talvolta, più importanti delle loro organizzazioni, con una deriva comunicativa di cui è complicato individuare singoli responsabili.

Questo Governo è l'ennesimo non eletto dal popolo, anche se il popolo non elegge governi, anche se i “capi” dei governi per anni hanno affermato di essere eletti dal popolo (abbiamo avuto anche un “unto dal Signore”).

Matteo Renzi si era impegnato a concludere la sua esperienza politica nel caso di una vittoria del No al referendum costituzionale. Per qualcuno questo implicava il suo ritiro a vita privata, magari come coadiuvante amministrativo presso l'Unione Sportiva Rignanese, per altri era evidente che parlava del suo Governo, senza preclusione per nuovi esecutivi.

Paolo Gentiloni è il primo nobile a ricevere l'incarico della Presidenza del Consiglio dopo oltre un secolo di storia italiana. Al tempo stesso colpisce la sua militanza (passata) nel Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS) e nel Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Sciabola e molotov a palazzo.

Il Partito Democratico non può ascriversi il 40% del , però le opposizioni possono intestarsi il 60% come un atto politico di sfiducia nei confronti della maggioranza a sostegno di Renzi.

La democrazia non è solo andare al voto una volta ogni cinque anni, però l'unico modo per recuperare sovranità è affollare nuovamente le urne (non importa con quale legge elettorale, su quali programmi, con quali coalizioni, o quanto affrettate saranno).

L'Europa non può essere messa in discussione. Si tratta di un dogma laico, di una verità rivelata illuminista, di un principio indiscutibile di una tradizione basata sulla razionalità ed il dubbio. Per altri l'Euro è la fonte di tutti i mali, anche se nessuno ha chiaro come uscirne, l'importante è uscire. Dove vai? Esco. Sì, ma piove, prendi l'ombrello? Non importa, esco. Va bene, ma a piedi, in macchina, in bicicletta, con un dromedario? Ho detto che esco. Va bene, se vuoi ti dico io dove te ne devi andare.

Forze politiche del 5% (o anche meno) si stupiscono che i Presidenti della Repubblica ed i Governi non corrispondano alle loro volontà.

Importanti analisi ci spiegano che i Ministri sono troppo simili tra loro, quindi nomi diversi con analoghe maggioranze e simili politiche sarebbero forse andati bene.

Sul Sole 24 Ore alcuni articoli illuminano sui problemi del capitalismo. I no-global potrebbero rivendicare posizioni portate avanti oltre dieci anni fa, ma chi non si è arreso o sparpagliato ha raggiunto incarichi da Sottosegretario.

Al contempo, mentre nel mondo avanzano questioni complesse, liquidate sotto un "nuovo" termine omnicomprensivo (populismo), le forze della sinistra italiana sono pronte a nuovi entusiasmanti congressi, dividendosi secondo collocamenti interni ed autoreferenziali (dove il contenuto conta meno di una relazione interpersonale e nessuno ascolta più di tanto quello che dicono gli altri, tanto è come nei nuovi film di Guerre Stellari: se deludi le aspettative con qualcosa di diverso da quanto si sa già, si rischia una strage).

Il personaggio di Padre Pizarro è fra le migliori interpretazioni di Corrado Guzzanti. Sdrammatizzava i dibattiti etici tra fede e ragione con linguaggio paradossale ma efficace (“ma puoi fare partorire una per forza? Al massimo togliamo tre punti dalla patente di chi abortisce”). Il problema è che “si sta a parlare di tutto e di niente”, tralasciando qualsiasi contenuto ed accettando un livello superficiale di confronto, dove le note di colore e la contingenza prevalgono su qualsiasi analisi e progettualità.

Gli approfondimenti è bene che rimangano un'esclusiva accademica, o tema per pochi annoiati protagonisti dei dibattiti estranei al sentire comune. Vorrai mica che si torni a discutere di politica?

Immagine liberamente tratta da s1.dmcdn.net

Ultima modifica il Martedì, 13 Dicembre 2016 17:16
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

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