In modo garbato e comunque non rinunciando poi ad entrare nel merito, Bortolotti propone di parlare “d'altro”, affrontare cioè le “politiche macro”, senza affrontare le quali, secondo me nemmeno si capisce niente di quello che sta succedendo...e propone anche un autore (a mia volta suggerisco anche i suoi due ultimi articoli sul sito di sbilanciamoci). Imbergamo, dialogando con l'intervenyo di Bortolotti verso la fine sintetizza: “L’austerità da un lato, (e) col patto di stabilità...dall’altro, fa sì che i bandi e le gare siano sempre più impraticabili; il problema non è solo del massimo ribasso perché spesso è addirittura la base d’asta ad essere inadeguata a garantire stipendi dignitosi a titolari e collaboratori. L’ente pubblico, che è un grande spenditore (e anche grande debitore), è una delle cause di questa forte lacerazione sociale e della paralisi del nostro mercato del lavoro.”
Prendendo un solo, ma molto azzeccato, aspetto. Il punto è qui, si può immaginare, come fa Imbergamo, che basta “...rivendicare – insieme – un mercato del lavoro e uno Stato più equi per tutti, ognuno in base al suo reddito? Possiamo unire, sindaci, imprese, poveri autonomi e poveri dipendenti e sindacati, in rivendicazioni e diritti comuni?” Aggiungo a mia volta un punto interrogativo retorico per dire che no, non basta! O comprendiamo il perché tutto ciò accade, appunto a livello macro, ragionando aiutati dai pochi autori che hanno l'ardire di non limitarsi alle vecchie letture ormai superate, o altrimenti non andremo da nessuna parte, continueremo nella nostra consunzione, politica e sociale.