Non mi intendo di psicologia, psichiatria, e analisi applicate a queste specializzazioni, tuttavia mi sembra che la regressione temporale nei pazienti sia in uso per andare a cercare le cause del disagio o perlomeno per ricreare il contesto da cui prende le mosse. A me sembra che il passaggio dello scioglimento del PCI (storico) sia stato un passaggio dirimente sia per chi scelse la trasformazione in PDS sia in chi scelse la riproposizione dello schema precedente. Possiamo concepire questo ritorno virtuale a quel momento come una regressione psicoanalitica? Io la riterrei utile e necessaria!
Naturalmente i due schieramenti ritengano di ripartire da un momento fondativo delle rispettive ragioni, per Liberi e Uguali ripartire da lì (gli ex PCI-PDS-DS più qualche trasfuga dei popolari) per ricostruire qualcosa da cui, per una qualche ragione, si è deviato rovinosamente. Per gli altri ribadire le ragioni di chi si vuole comunista, proseguendo una struttura politico-ideologica definita (gli attuali rifondaroli cioè gli ex DP con qualche ex PCI residuo e il PCI attuale con gli ex PCI storico con qualche ex gruppettaro residuale: in pratica lo stesso schieramento di allora in rapporti di forza rovesciati), dalla quale ne è derivato un ridimensionamento per deviazioni reciprocamente addossate.
In questo avvenimento c’è un punto di debolezza ma che può trasformarsi in punto di forza. Il punto di debolezza sta nel fatto che tutti ritengono di poter ripartire come se niente fosse, basta non farsi deviare, come se i problemi non fossero già, in quel passaggio d’epoca, tutti sul tappeto in forma matura. Quegli stessi problemi che hanno determinato la crisi non sono venuti dopo (dopo ne è venuti tanti altri), ma costituiscono piuttosto la "madre di tutti gli errori" che è venuta prima. Per questo motivo si è posto il problema del cambiamento o, al contrario, la necessità di non cambiare.
Ma, ecco il possibile punto di forza, quando e quale/i errore/i, sono da analizzare e affrontare per non ripetere, in farsa, il percorso già battuto rovinosamente? Qui il lavoro di regressione temporale deve procedere oltre, per tutti, nessuno può pensare di essere esente da questo difficile esercizio, e nemmeno i giovani possono dire io non c’ero, nemmeno noi c’eravamo nella resistenza, eppure anche noi abbiamo partecipato al dibattito se Togliatti ha impedito la rivoluzione nel '44-'45 e ancora nel '48 (faccio l’esempi più estremi per capirci ma si può spaziare in lungo e in largo).
In conclusione, stiamo tutti vivendo uno psico-dramma per come le cose (per responsabilità di tutti) hanno preso un certo percorso ad un certo momento. È positivo, quindi, che ci si fermi e si voglia ripartire da dove eravamo, il punto è se sia quello il contesto spazio-temporale e teorico o se invece, approfittando di questo approccio, non convenga approfondire l’analisi. Io mi permetto di suggerire la lettura di un testo che nella prefazione racconta di come in una sezione romana fosse attivo “(...) un gruppo di lavoro sulla "crisi del comunismo" (su cui) La svolta (di Occhetto, ndr) è piombata... come un uragano" e il cui lavoro e materiale sistemato da Giovanni Mazzetti costituisce il volume “Dalla crisi del comunismo all'agire comunitario” Editori Riuniti (ottobre 1992).