Un migliaio di persone, il 29 novembre, hanno affollato Piazza Farnese a Roma. Erano esponenti, attivisti, gente comune che ha partecipato alla manifestazione nazionale dell’Altra Europa, per dire no alle politiche di Renzi, per affermare con forza la necessità imminente di andare a costruire un’alternativa credibile allo stato esistente delle cose nel nostro paese, per costruire un’altra Italia. E naturalmente a sinistra.
Vittima del protagonismo del Premier Renzi e dell'antico rito della frammentazione, la sinistra vive oggi un momento di profonda crisi. Se da un lato Matteo Renzi è riuscito nell'impresa di “rottamare” la classe dirigente del PD, salvo poi perpetuare la logica delle larghe intese, a sinistra del Partito Democratico si moltiplicano le divisioni che rendendo fallimentare ogni tentativo di costruzione di un progetto unitario. Quale futuro per la sinistra nel nostro paese?
Abbiamo posto questo interrogativo a tre protagonisti del variegato universo della sinistra politica: Pippo Civati - anima eretica del Partito Democratico –, Nicola Fratoianni - da pochi mesi Coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà – e Simone Oggionni - Coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti.
Dopo mesi di astio e di decisioni andate di traverso a molti la scissione in SEL è arrivata a compimento. Il casus belli l'oramai celeberrimo “decreto ottanta euro” (seguito ad un altro casus belli che ha sicuramente contribuito a rafforzare le posizioni di Migliore: la scelta della signora Spinelli di rinunciare alla rinuncia, scelta che ha frustrato molti elettori e militanti di SEL).
Pezzi importanti di quel partito (almeno tra i parlamentari, difficile dire l'effetto sugli iscritti) si sono diretti verso il PD provando a tracciare un'incredibile - istantanea - scorciatoia per una sinistra di governo: entrare in un partito che già governa.
Si realizza, almeno parzialmente, una delle due opzioni (l'altra è il settarismo) opposte e speculari che coinvolgono la sinistra italiana da almeno un decennio: il governare tanto per farlo, il governare sempre e comunque, a prescindere dai contenuti, a prescindere dal Nuovo Centro Destra, a prescindere dalla realtà dei fatti.
Chi ha a cuore le vicende della sinistra italiana non può non aver seguito con un pizzico di apprensione il congresso di Sinistra Ecologia e Libertà per poi essere soddisfatto del suo esito.
La decisione del partito di Vendola di appoggiare Alexis Tsipras, scelta per nulla scontata come dimostra il dibattito sviluppatosi da quella candidatura in SEL, potrebbe generare importanti scenari per la sinistra: per le europee e per dopo le europee.
Il convergere infatti, insieme ad altre forze, sul leader di Syriza apre – sia pure in maniera flebile – la prospettiva di una aggregazione che – qualora le europee consegnino un buon risultato – potrebbe sopravvivere anche dopo il voto.
Il risultato elettorale non sarà una variabile indipendente, un risultato negativo sarebbe stimolo fortissimo a separazioni dei propri destini verso lidi sempre più lontani: producendo su alcuni ulteriori torsioni minoritarie e settarie, su altri la consegna sic et simpliciter al ruolo di ancella.
Solo parlando delle “cose” si può comprendere per quale ragione scegliere una determinata opzione politica. Per me, per un militante di Sinistra Ecologia e Libertà: saperi, diritto al futuro, conoscenza. La necessità del cambiamento, in questi confusi giorni dell'esordio della XVII legislatura repubblicana, passa dall'analisi dei temi e dalla riflessione strategica a partire da questi. Voglio svolgere un'analisi contro-corrente, rispetto alle alchimie e all'algebra di Palazzo, alla somma fra senatori e deputati: partire da un tema specifico per segnare una strategia possibile.
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