Tanti gli interventi che hanno caratterizzato l’evento, tante le bandiere e le sigle che hanno attraversato la piazza. Fra tutti, gli interventi di Eleonora Forenza, parlamentare europeo della sinistra, quello di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista, quello di Giorgio Airaudo parlamentare di Sinistra ecologia e libertà. Il succo è chiaro: è necessario non solo criticare ed opporsi fortemente alle politiche di stampo neo-liberista che il governo Renzi sta portando avanti in piena continuità ai suoi predecessori, ma avviare un processo costituente di una sinistra d’alternativa che sappia affrontare e interpretare i conflitti sociali che stanno esplodendo nel nostro Paese. Quei conflitti rappresentati dall’iniziativa della CGIL – che finalmente “si è svegliata” – e dallo sciopero sociale che ha attraversato molte città italiane nelle settimane scorse. È proprio Airaudo che invita ad essere all’altezza di ciò che nel nostro paese sta accadendo, che invita a fare attenzione alla fase problematica che sta attraversando la sinistra italiana: da un lato, infatti, scoppiano i conflitti, ma dall’altro bisognerà avere la capacità di starci dentro, di riuscire a dare una rappresentanza politica a tutte quelle parti sociali che oggi stanno vedendo una radicale rimozione e demolizione dei propri diritti sul lavoro, in primis. Lo stesso Tiziano Rinaldini, lì presente, lo ricorda: siamo di fronte a precise scelte politiche atte a neutralizzare il sistema dei diritti, a demolire la rappresentanza stessa sui luoghi di lavoro come afferma anche Roberta Fantozzi, della segreteria nazionale di Rifondazione: l’alternativa sociale si può costruire solo capendo primariamente che Renzi è la diretta espressione di una politica in perfetta continuità con un sistema economico ben preciso, che distrugge diritti e rappresentanza democratica per favorire, palesemente, gli interessi di un “capitalismo barbarico”. Come afferma Paolo Ferrero, non si può più rincorrere il Partito Democratico. E necessario, al contrario, avviare una fase costituente della sinistra italiana che, come due giorni fa in piazza a Roma, ha visto partecipare molte soggettività diffuse, di opposizione a sinistra a questo governo. Presenti erano esponenti dei movimenti no tav, dei forum a sostegno dell’acqua pubblica, del mondo della ricerca e dell’università.
E fra gli altri c’era anche il movimento di giovani precari ACT – agire, costruire, trasformare – che ribadisce come Renzi, piuttosto che compiangere gli imprenditori italiani in crisi debba piuttosto ricordarsi chi sono i veri eroi dei nostri tempi: i lavoratori disoccupati, licenziati senza giusta causa, senza pensioni e senza futuro che tutti i giorni continuano a combattere contro delle politiche che non hanno neppure l’odore di “novità” o di “rinnovamento”. E nel corso della manifestazione intervengono anche esponenti della sinistra greca, ricordandoci cosa ha significato la politica europea per il loro paese; a intervenire è anche Maite Mola, vicepresidente della sinistra europea. Le sue parole non potrebbero riassumere meglio il senso di questa giornata: unità deve essere la parola d’ordine della nuova sinistra che deve andare a costituirsi, che deve essere in grado di costruire rapporti saldi con il mondo reale, essere in grado di raccogliere le sfide sociali che il nostro tempo impone. Ed è proprio Norma Rangeri, direttrice de “Il Manifesto”, ad affermare come senza superare inutili steccati, vecchie diatribe, vecchi rancori non si possa essere in grado di andare a rappresentare chi oggi una rappresentanza politica di sinistra, di una vera sinistra, richiede a gran voce. Il 10-11 e 12 gennaio, non a caso, la lista L’Altra Europa si riunirà a livello nazionale per avviare un processo costituente di una nuova sinistra, per confrontarsi su programmi reali. Per poter iniziare a costruire una vera forza politica propositiva. Nel frattempo anche Sinistra ecologia e libertà lancia le sue date di incontro attivo e partecipato per riorganizzarsi e ripartire; i movimenti sociali di questo paese sono pronti a mobilitarsi, il mondo del lavoro lo ha già dimostrato. È sempre Airaudo a valorizzare la storica vittoria sindacale dei lavoratori di Terni. E il Partito Democratico? Non si tratta di inseguirlo. Si tratta di non permettere più che un tale partito si possa arrogare il diritto di utilizzare, nella sua agenda politica tanto dibattuta, la parola “sinistra”. Chi era il 29 novembre in piazza e chi vorrà unirsi a un tale processo costituente ha, invece, il dovere di riappropriarsene. Lo sottolinea Eleonora Forenza assieme a tutti coloro che il 29 novembre erano in piazza.
Ma esiste un problema di rappresentanza anche nel Partito Democratico, di tutti quegli elettori, lavoratori, precari e studenti che il partito democratico stanno abbandonando (come tutti gli indicatori ci dicono, giorno dopo giorno). E allora si tratta di capire che non è più tempo di concertazione alcuna, non è più tempo di tergiversare, perché il tempo sta scadendo. È in ballo la dignità del lavoro, delle persone, della democrazia e dei diritti. Si tratta di capire che, oggi, è tempo di rottura, di conflitto, di contraddizione. Solo la prospettiva di una sinistra alternativa all’esistente può allora assumersi il compito non solo di opporsi e “testimoniare”, ma di costruire concretamente un’altra Italia.