Una sfida non semplice, complicata da astruse chiusure che solo da menti della sinistra possono essere partorite, da segrete speranze che a vincere sia l'opzione a te più lontana così da giustificare nuovi e più alti muri.
E puntuali come le bollette riemergono i tromboni, gli “intellettuali” protagonisti di tutte le sconfitte, gli eternamente affascinati e mai affascinanti, gli automaticamente garanti di tutto. Riemergono, come da parecchio tempo ormai, le solite pulsioni antipartitiche, pulsioni prive di qualunque aggancio con la realtà vera di come si organizzano le liste, di come si fanno le campagne elettorali (soprattutto di come si finanzino).
Riemergono parallelamente le pur giuste osservazioni sulle famiglie europee, le critiche sollevate nel 2009 anche da chi scrive all'allora coalizione SeL e oggi - forse anche allora - prive di quel buon senso che solo tante sconfitte consecutive sono in grado di dare. Le diversità enormi che separano il GUE dal PSE non pongono interrogativi di per sé banali sull'opportunità o meno di far convergere in un'unica lista famiglie europee diverse, ciò non dovrebbe però impedire di guardare spietatamente la situazione per quello che è. Oltre centomila firme da raccogliere per chi è privo di parlamentari (di cui 3.000 nella splendida ma poco popolata Valle d'Aosta o in quel Trentino Alto Adige feudo delle formazioni di centro), più liste a contendersi nel medesimo spazio quei voti (tanti, potrebbero servirne più di un milione) così preziosi quanto rari: sono questi elementi che impongono il buon senso. Se si ritiene così importante il GUE sarebbe utile mandarvi qualcuno anche dal nostro Paese.
Una scelta, quella di procedere con più liste, che apparirebbe come ancora più incomprensibile per l'elettore di sinistra medio quando i vari frammenti della sinistra politica sono impegnati nel sostegno del medesimo candidato.
Per altro su questo terreno può servirci da esempio l'esperienza del Partito Comunista Portoghese, formazione tra le più ortodosse in Europa, che pure si presenta regolarmente alle elezioni in tandem (anche per le europee) con i Verdi all'interno della Coalizione Democratica Unitaria
La situazione sotto il cielo è ancora dunque confusa (e per nulla eccellente), ma la prospettiva di avere una sinistra al livello quantomeno dei Paesi a noi più prossimi non è campata per aria. Un primo passo è stato compiuto, molti altri sono da fare.
Immagine: un manifesto elettorale della Coalizione Democratica Unitaria; picture alliance/ da Silva / At