Martedì, 14 Ottobre 2014 00:00

Lavoratori come farfalle: la crisi della Cgil secondo Cremaschi

Scritto da
Vota questo articolo
(9 Voti)

Il libro sarà presentato a Firenze il 4 novembre 2014, clicca qui per vedere la locandina

Del sindacato le nuove generazioni sanno purtroppo molto pocoRenzi ha gioco facile nel delegittimare ogni confronto del governo con le rappresentanze dei lavoratori, nel momento in cui queste ultime godono di scarso prestigio proprio tra i lavoratori.

È sempre un errore generalizzare, ma è indubbio che ormai ci sono interi settori sociali che vedono nei centri di assistenza fiscali e nei patronati l'unica funzione delle organizzazioni confederaliLe realtà di base sono poco note anche per l'oscuramento mediatico e le recenti cronache confermano un'incapacità delle varie sigle a superare la frammentazione (basterebbe pensare, a titolo esemplificativo, ai rapporti tra USB e Cobas).

Lavoratori come farfalle è un pamphlet edito da JacaBooks (nelle librerie dal 16 ottobre) in cui Cremaschi attraversa la storia della Cgil in chiave critica. Una lettura del «lungo declino del potere sindacale» che riesce a mantenere un equilibrio tra il tono militante e il distacco riflessivo

Lo sguardo impietoso legge una lunga sequenza di errori degli ultimi quattro decenni senza risparmiare critiche ai protagonisti della ritirata concertativam dichiarata conclusa unilateralmente da Renzi e imprese. Così come l'azienda chiude dopo aver ottenuto tutto l'ottenibile dai lavoratori, che rimangono sorpresi e disorientati dopo aver ceduto su tutto, così i sindacati si ritrovano un governo ostile quando non hanno più niente da offrire. In tempi di crisi della rappresentanza e di grandi (quanto superficiali) dibattiti sull'importanza del web nelle nuove forme di partecipazione, diventa fondamentale un libro che riafferma come centrale la questione del conflitto e dei rapporti di forza.

Sul Sole 24 Ore, nei giorni del dibattito sul Jobs Act, qualche imprenditore intervistato ha tenuto a contestare che qualcuno si azzardi ancora a chiamarli padroni. Il pensiero unico di cui parla anche Cremaschi è quello che ormai consideriamo norma nella quotidianità: chi dovrebbe organizzare lo scontro di classe dalla parte degli oppressi bussa alle porte di chi non ha mai smesso di portare avanti i propri privilegi.

Il tono militante sta quindi nella severità con cui si insiste nel riaffermare una visione di rottura rispetto allo stato di cose presenti. Questo però mai si accompagna a giudizi superficiali o individuali rispetto ai gruppi dirigenti della sinistra italiana. Gli stessi membri della Cgil che negli ultimi anni hanno sempre più criminalizzato il dissenso espresso anche dallo stesso Cremaschi non vengono tirati in mezzo con spirito polemico. C'è anzi la volontà di andare a indagare le origini di quella svolta sindacale che ha portato alla situazione presente, dopo numerosi errori e con una tendenza che ha avuto la sua forza nell'affermarsi sul lungo periodo (erodendo conquiste ed idee)

La rassegnazione e la paura hanno creato il contesto in cui le sigle confederali sono finite per teorizzare un fronte unico con Confidustria con cui confrontarsi poi con lo stato. 

Considerazione su cui poco ci si sofferma: i sindacati oggi vengono attaccati dalle principali forze elettorali (o almeno dai leader che le guidano). Berlusconi, Grillo e Renzi, con parole diverse, convergono nel tentativo di cavalcare il malessere verso chi dovrebbe rappresentare gli interessi dei lavoratori.

Cremaschi spiega la genesi del meccanismo perverso che si è creato, di un circolo vizioso della paura in cui lavoratori e sindacati alimentano la propria rassegnazione a vicenda e allargando la distanza che li separa tra loro.

Per quanto il libro si legga con agilità, attraverso poco meno di 120 pagine, i passaggi sono curati nei dettagli, abbracciando la genesi dei sindacati nella specificità della storia italiana, con riferimenti alla storia del movimento operaio occidentale (principalmente confrontando la nostra penisola con quanto è accaduto e accade negli Usa).

Non c'è rassegnazione né rabbia.

C'è una lucida disanima di una sconfitta che ha riguardato tutti i lavoratori e l'affermazione di una sola via possibile per invertire la tendenza: «ciò che immediatamente serve è lo spirito della rottura». Non ci sono indicazioni precise sul come fare, ma qualche punto fermo da cui partire: occorre un progetto che sappia superare la parzialità delle singole lotte, un soggetto sindacale di rottura che sappia riunire quanto di buono c'è nelle organizzazioni esistenti partendo dai lavoratori (e non a caso largo spazio è dedicato ai momenti di unità dei lavoratori, che hanno coinciso negli ultimi decenni con la rottura rispetto alle dirigenze sindacali). A questo si deve accompagnare una scelta di campo netta, priva di ambiguità. «Un sindacato che non voglia vivere di paura e subalternità deve dichiarare la propria totale incompatibilità con le regole e i trattati di questa Europa e lottare per non rispettarli e rovesciarli».

Sarebbe utile che la sinistra di alternativa, sconfitta in Italia più che in altre parti di Europa, accettasse di confrontarsi sui temi sviluppati da Cremaschi, anche alla luce di un giudizio sul recente passato, anziché discutere sull'ultimo tweet di Renzi o Civati.

Se i diritti dei lavoratori durano poco quanto la vita delle farfalle è proprio per l'incapacità di partiti e sindacati di rinascere nel conflitto dopo aver perso la Guerra fredda, che ha travolto anche chi si era collocato alla sinistra del socialismo reale. 

Superare rassegnazione e paura, per riconquistare forza e orgoglio. Tornare a esigere diritti è l'unico modo per tornare a conquistarli.

Trovate il primo capitolo del libro anche su Carmilla, cliccando qui

Foto liberamente tratta da rete28aprilepiemonte.blogspot.it

Ultima modifica il Martedì, 14 Ottobre 2014 00:25
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.