Mentre, evidentemente, sono più attratti dal 'non votare l'altro perché sennò farai vincere quell'altro ancora!'. La risposta non è migliore della provocazione dato che non punta a scardinare la logica sbagliata di partenza, restando quindi sulle proprie proposte e chiedendo il voto per sé, ma punta al calambour. Così dal 'voto utile' si passa al 'voto futile'. Poiché il calambour non è un argomento ma un ulteriore intermediazione, l'elettorato già convinto resta posizionato senza oscillazioni, mentre chi aveva da dissipare dubbi o dissolvere perplessità, resta senza sponda per operare una scelta che sia qualcosa di diverso dal votare il meno peggio.
In realtà la discussione sul voto utile e voto futile, non fa altro che mettere un'ulteriore distanza tra elettorato e candidato, aumentando, eventualmente, le schiere di chi resterà a casa. I candidati (a premier sono scandalosamente tutti uomini, quindi il maschile è voluto) stanno parlando a un paese che ha raggiunto punte di astensionismo vicine al 50% (Regionali in Sicilia 48%). E' una chiara manifestazione di disaffezione, delusione, sfiducia, verso la classe politica che ha governato questo paese. C'è una fetta di popolazione che esercita la sua opzione di 'non voto' per ribellione e per dichiarata non complicità al disastro.
Chi non ha governato commette un errore a rincorrere sullo stesso campo linguistico e paternalistico: mostra tutta la vetustà della proposta politica che, vecchio o nuovo che sia, non demorde da modelli che la maggior parte dei senzienti vorrebbe superare. Come si può ignorare la necessità di maggior pragmatismo e ascolto ai bisogni di chi dà una delega col proprio voto. L'unico voto utile è quello espresso. Che sia espressione di una o di un'altra sinistra, sarà utile comunque. Meno persone staranno a casa e più avremo rappresentanza reale. L'invito al voto è una cosa seria: non ci sono deleghe in bianco. Ogni cittadina e cittadino di questo paese ha il diritto di essere trattata/o con dignità e bisognerebbe sempre ricordare che il voto è di chi lo dà , non di chi lo riceve. Purtroppo già a suo tempo la formazione delle liste ha creato un'intercapedine tra le dirigenze e la cittadinanza che in modi differenti, attraverso primarie o assemblee, era in qualche modo chiamata alla partecipazione.
Non mettiamo ulteriori accenti di separatezza: chi vota desidera sapere cosa vota, non cosa non deve votare. Ancora una volta il paternalismo si arroga il diritto di portare per mano incapaci, piuttosto che argomentare e costruire insieme per una libera scelta. Dispiace quando accade a sinistra.