Una campagna elettorale fortemente individualizzata, che emula il sistema americano, pur non avendo nulla in comune. Un paese ridotto a zero in cui si fatica a sopravvivere, in cui mafie e corruzione stanno sostituendo lo Stato e masse sempre più larghe di giovani vivono condizioni gravi di precarietà e assenza totale di prospettive per il futuro.
Eppure nonostante la gravità della situazione il rischio di scivolare nell’assuefazione è forte. La deriva dell’indifferenza e del rifiuto, del disfattismo attraversa sempre più ampie fasce di popolazione. La tentazione del non voto è lì dietro l’angolo, come se fosse la più audace forma di protesta.
Intorno alla campagna elettorale, tutto scorre, tutto si consuma velocemente, la piaga dei femminicidi, i morti sul lavoro, persino l’orrore, lo sterminio dei palestinesi, o dei i popoli africani martoriati da conflitti di cui nessuno parla, le nuove guerre mascherate da missioni di pace, il susseguirsi di scandali, tutto si archivia frettolosamente. Invece, proprio da questo caotico - fagocitante - destabilizzante nostro presente, è necessario fermarsi e cogliere il senso della memoria di quei giorni straordinari.
L’abbattimento della più feroce dittatura della storia d’Italia avvenne perché la volontà di pace, il bisogno di libertà e di giustizia, la fame di democrazia, diventarono irrinunciabili per la vita di un popolo stremato dalla guerra.
Solo la consapevolezza di ciò che rende liberi diventa condizione essenziale di ulteriore libertà e di ulteriore impegno.
La storia insegna, ma non ha scolari, afferma Gramsci, eppure la memoria rafforza l’identità e costituisce un elemento insostituibile per comprendere e incidere sul presente.
Il voto delle donne di quel 2 febbraio e – il voto di queste elezioni politiche! Mi piace osare e mettere in correlazione la portata “rivoluzionaria” di quegli eventi e la rabbia profonda, il bisogno di giustizia e di cambiamento, di “rivoluzione civile” di oggi.
Occorre riflettere collettivamente su ciò che allora uomini e donne insieme hanno saputo tramettere a noi, per comprendere l’importanza di questo voto politico.
Ci hanno consegnato qualcosa di straordinariamente grande e prezioso, ovvero quello strumento di legalità e di trasformazione globale, come dice Piero Calamandrei, chiamato COSTITUZIONE!
Non può sfuggirci la portata rivoluzionaria della fase costituente che vide la sperimentazione di modalità assolutamente nuove basate sulla partecipazione del popolo alle decisioni e sulla condivisione di un programma coraggioso, capace di guardare lontano e di ipotizzare una democrazia fondata sul lavoro, sull’emancipazione, sulla cultura, sui diritti e la solidarietà.
Traspare la tensione, il bisogno di guardare avanti, di proiettarsi oltre, di gettare le basi per un futuro nuovo. In questo percorso, le donne sono state –allora-essenziali alla lotta di Liberazione per schiacciare la dittatura nazi-fascista e fondamentali al futuro, come lo sono adesso per cambiare profondamente le sorti del paese.
I documenti, i racconti, le testimonianze di quei giorni trasmettono un’ incontenibile carica di gioia e ancora riescono a contagiarci di entusiasmo! Non fu solo ricostruzione materiale, ma ricostruzione di valori- proprio come adesso.
Ecco perché oggi, donne e uomini, siamo chiamati al voto per quelle motivazioni di allora, affossate, deturpate, devastate, svuotate, annientate dalla palude in cui siamo confinati.
Sta a noi sollevarci con la stessa determinazione e la stessa forza di nuovi partigiani.
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