Domenica, 17 Febbraio 2013 00:00

One Billion Rising! Firenze

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Se il mondo trema per una danza collettiva è possibile cambiare.

Il 14 febbraio 2013 le prime a danzare contro la violenza sono state le donne in Papua Nuova Guinea. Poi la danza ha attraversato l’Australia, l’Asia, l’Africa, l’Europa e l' America del Nord e del Sud. Ragazze, bambine, donne di ogni età, estrazione sociale, professione, tutte insieme per dire 'Stop the Violence', 'La violenza finisce ora' danzando sulle note di “Break the chain”.

Danzando con i corpi sani nelle piazze del mondo abbiamo dato un nuovo linguaggio alla lotta per cambiare questo mondo. Questa volta non è stata una fiaccolata post mortem. No, non c'erano occhi neri, volti lividi e dita schiacciate nella portiera di un'auto! La violenza non va denunciata solo nel momento in cui è subita e dunque, da qualcuno, agita. Questa volta c'erano la fermezza e l'interezza di un tutto inviolabile: ogni corpo era tutto, i corpi che danzavano insieme erano un tutto, un unico messaggio forte e chiaro contro una cultura che vuole la donna invisibile e oggetto.

Ora ci avete visto! Il mondo ha visto! 202 nazioni, ogni angolo di mondo ha visto! Avete visto danzare la gioia, la bellezza, la commozione e l'incredulità per sentirsi partecipi dello stesso sentimento in piazze e strade gremite di donne in nero, rosso e rosa. Questo fa passare la paura. Siamo tante, siamo consapevoli e il nostro 'Basta!' non si fermerà. In questa battaglia culturale al fianco delle donne sempre più devono esserci anche gli uomini, perché essere dalla parte dei carnefici non è meglio che essere dalla parte delle vittime. Ci sono, li abbiamo visti danzare in piazza con noi, anche loro di ogni età. Pochi, ma aumenteranno.

La presenza degli uomini è importante e arriverà un maggiore coinvolgimento tra coloro che non sopportano più la cultura machista e incominciano finalmente a intravederne le tracce nascoste in comportamenti abituali, in battute sessiste che a qualcuno sembrano normali, in competenze che a qualcuno sembrano stabilite. Come l'occupazione dello spazio pubblico e privato in modo paternalistico e prevaricatore: è un problema che gli uomini devono risolversi! È da questa cultura che scaturisce la violenza. È da questa cultura che si crea quello che i giornali spesso chiamano 'raptus' , che raptus dunque non è ma costruzione millenaria che va scardinata e riordinata per un mondo capace di accogliere tutte e tutti. Uomini che ritengono che la violenza sulle donne da parte di compagni, mariti, padri ed ex vari sia un problema loro, non solo delle donne.

Rifiutare una cultura dell'amore proprietario è compito comune e purtroppo abbiamo assistito spesso alla gogna della vittima, alla colpevolizzazione di chi è colpita e la deresponsabilizzazione di chi colpisce perché valutato pazzo, malato e persino innamorato. Dunque solleviamoci ancora e solleviamoci insieme. One Billion Rising!

Maria Grazia Campus

Nata a Cagliari, vive a Firenze. Laureata all'Università di Firenze con una tesi sul «Pensiero olistico e la Medicina Tradizionale Cinese». Il campo d'interesse coltivato in ambito professionale è quello sulla salute studiando, sviluppando e approfondendo arti, tecniche, sistemi della promozione della salute, cercando di creare un punto di vista che parta dalla salute piuttosto che dalla malattia sia per il 'corpo individuale' come naturopata, che per il 'corpo sociale' come politica militante in associazioni e collaborando nella segretria del Gruppo Consiliare della Regione Toscana Federazione della Sinistra / Verdi, agli assessorati Protezione Civile, Risorse idriche e Parchi e alla Cultura e Turismo. Da qui nasce anche l'interesse e lo studio sull'utilizzo della voce come strumento di propriocezione e riconoscimento del sé individuale e sociale. Fa politica cantando in diverse formazioni. Attualmente impegnata nello spettacolo 'Mangiare, Bere, Dormire. Storie di badanti e badati' con Leonardo Brizzi e Daniela Morozzi. E' tra le fondatrici delle MusiQuorum, gruppo di donne di sinistra trasversale a partiti movimenti e associazioni con un repertorio dedicato alle donne, al lavoro, alla migrazione, alla laicità, alla pace. E' stata membro della Commissione Regionale di Bioetica della Regione Toscana.

www.mariagraziacampus.it
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