L'intelligenza, che troppo spesso proferisce parola quando dovrebbe stare in silenzio a riflettere e forse anche a chiedere scusa, per comportamenti non ortodossi nei confronti di individui senza alcuna colpa. Quegli stessi individui che hanno avuto solamente la grande colpa di alzare la voce, di urlare al mondo che le idee imposte su base capitalistica ci stavano portando e ci hanno portato alla rovina.
Fabio Tortosa, prima di essere un poliziotto, è un uomo e, in quanto appartenente (siamo sicuri?) ad una comunità, dovrebbe riflettere.
Le sue parole, apparse su un noto social network, hanno fatto il giro del mondo.
Innanzitutto perché sentenziate poche ore dopo il pronunciamento di Strasburgo, che condanna su tutti i fronti il nostro paese. In seconda battuta, l'aspetto più importante (personalmente parlando), perché pronunciate da un uomo, figlio dell'occidente civilizzato, per il quale siamo stati imboniti fin da quando siamo nati.
Critichiamo, ed è un dovere farlo, le violenze dello Stato Islamico, del terrorismo e delle mafie. È possibile che un evento tanto tragico come quel fatidico G8 passi quasi come la follia di una sola persona?
Semplicemente il problema è molto più grande di quello che si pensa.
Il problema sta alla base e non vogliamo accorgercene, perché la nostra società continua a essere chiusa, miope, muta.
La libertà di parola è una delle più importanti conquiste della nostra società, ma può oggi un individuo che rifarebbe tutto di quella mattanza, può un essere umano giustificare il comportamento sotto false bandiere ed ipocrisie?
Fabio Tortosa era uno degli ottanta, uno dei membri di quel maledetto VII nucleo che, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 2001, fece irruzione nella scuola Diaz a Genova, distruggendo sogni, coscienze e lasciando una ferita generazionale (unita alla morte di Carlo Giuliani) difficile da cancellare.
Fabio Tortosa non è solo nell'artefatta società moderna, ognuno di noi nella sua vita ha conosciuto un Fabio Tortosa, forse a volte lo siamo stati noi stessi. Il punto focale riguarda l'educazione, soprattutto la formazione, unita forse a una necessaria presenza di background culturale di chi dovrebbe essere sempre dalla parte dei cittadini.
La macelleria Diaz, quella sera, produsse uno dei più grandi scempi degli ultimi tempi; non solo la più grande soppressione di diritti umani dopo la seconda quella mondiale, ma un vero e proprio tentativo di sperimentazione di pratiche fasciste, le quali sono state "perfezionate" (non dimentichiamolo) a Bolzaneto.
Per alcuni quella notte ebbe inizio una carriera scintillante, per altri fu l'inizio di un incubo, l'apertura di una ferita che stilla ancora sangue.
Tortosa non sarà promosso, non avrà un posto dirigenziale in Finmeccanica. È stato sospeso. Il sangue della Diaz lui non l'ha mai lavato, traccia visibile nel suo cervello, e non lo laverà tanto meno adesso.
È un provvedimento che può produrre un cambiamento dell'agire di chi dovrebbe gestire l'ordine pubblico? La risposta non può assolutamente essere positiva, se la mentalità di chi indossa una divisa rimane ancora incardinata su valori da ventennio, o fomentata da ossessioni modello macelleria messicana.
La potenza della parola resta incommensurabile, concetto più inossidabile di un manganello.
La parola, troppo spesso intrecciata a frasi di circostanza, che rimangono chiuse all'interno di una società che non ascolta.
"Non sono fascista, voto PD", quasi a voler rigettare la propria identità, ulteriore testimonianza di come alcuni partiti abbiano abbandonato la questione "morale,", pensando solo ad autotutelarsi e non riusciendo neanche a chiedere semplicemente scusa.
Immagine liberamente tratta da nuovabrianza.it