Lunedì, 24 Settembre 2018 00:00

6/10: La cultura e i suoi professionisti scendono (uniti) in piazza

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L’autunno delle piazze quest’anno sarà inaugurato dai professionisti dei beni culturali. Una ventata di aria fresca per un movimento spesso diviso da assurde sfumature interne e che, mai come questa volta, prova a presentarsi compatto e pronto ad alzare la voce.

La manifestazione che attraverserà le strade di Roma, il primo sabato di ottobre è stata lanciata dalla campagna “Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, ma fin da subito è stata presentata nei fatti come la manifestazione di tutti i professionisti dei beni culturali. Lo stesso nome, “manifestazione nazionale unitaria per la cultura ed il lavoro” rievoca un’unità di intenti che evidentemente mancava da tempo per la categoria, salvo la manifestazione del maggio 2016 promossa da “Emergenza Cultura”.

Basta leggere il manifesto della grande iniziativa romana, del resto, per capire il tono di un evento che vuole necessariamente portare per le vie della Capitale migliaia di persone al grido del “con la cultura si mangia”, ribaltando la prospettiva tremontiana ormai legge non scritta degli ultimi vent’anni. Come dare torto? Il settore culturale muove 250 miliardi, il 17% del PIL, una cifra considerevole se pensiamo a quanto i tagli negli anni abbiano influito nella crescita del settore, e di riflesso sulla dignità dei suoi lavoratori.

I problemi che attraversano il settore facente riferimento al Mibac sono tanti: da un’occupazione ridotta al lumicino e bypassata da lavoro povero e soprattutto volontariato sostitutivo, ai relativi salari che di anno in anno vengono abbattuti anche se la domanda paradossalmente aumenta. Infine, l’incredibile parabola (ancora in essere) delle privatizzazione, che vede una pressoché totale esternalizzazione di una buona parte del mondo dei beni culturali; manovra che anzitutto danneggia i lavoratori, ma che interessa anche la cittadinanza poiché spesso anche il servizio assume toni scadenti. Risparmiare sulla cultura è una scelta alquanto difficile da capire per un Paese che dovrebbe fare di tutto questo risorsa.

È il solito dibattito che ciclicamente ritorna ma con declinazioni differenti poiché risulta di difficile lettura (per certi versi fastidioso) leggere che i beni culturali siano il petrolio del Paese. I beni culturali e i suoi professionisti sono quel lievito necessario per far ripartire l’indotto Italia nel suo complesso, e se anche la bistratta Grecia all’intero di una crisi emorragica ha capito quanto l’importanza del Patrimonio serva per rilanciare il paese, non si capisce il motivo per cui in Italia si continui a lavorare con una visione ottocentesca del settore.

Qualche giorno fa il Ministro Bonisoli ha lanciato la sua personalissima volontà delle nuove immissioni di personale per gli enti legati al suo Ministero, distrutti dalla riforma Franceschini. Si parla di 4377 unità di personale da aggiungere, tramite concorso, il prossimo anno. Un nuovo corso importantissimo da cui ripartire. Le professioniste e i professionisti dei beni culturali attendono, consci che ogni singolo passo possa essere fondamentale per il loro futuro e quello del Paese.

Il 6 ottobre tutti in piazza, dai sindacati (FP Cgil, Uilpa Bact, e Usb) passando dalle lirico sinfoniche alle associazioni di categoria (ANAI, Assotecnici, CIA) fino ai tantissimi professionisti che fino ad ora hanno aderito e stanno riempiendo i pullman in partenza verso Roma. Il 6 ottobre i beni culturali dichiarano guerra al precariato portando in alto i vessilli dell’articolo 1 e 9 della nostra legge fondamentale.

Foto di Federico Coppola ripresa liberamente da fickr.com

Ultima modifica il Domenica, 23 Settembre 2018 14:20
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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