È una pagina buia che speravamo di aver rimosso, di aver confinato ai film di Rossellini, quando un'Italia uscita dalle macerie aveva come principale preoccupazione il pane quotidiano. Oggi tra voucher, crisi industriali, bonus elettorali per i quali financo litighiamo in Europa, salari al palo, mancati investimenti e Stato che vende i gioielli si torna ad immaginare un futuro che fa vergogna soltanto immaginare.
Più generazioni messe in guerra, fino ad ora per fortuna con poco successo, riforme delle pensioni che non guardano alla materialità demografica, occupazione che non cresce (e che non crescerà sic stantibus rebus), evasione che non si combatte, rendono possibile che laureati, diplomati si propongano per simili attività. Nella progressiva desertificazione del ceto medio saranno lustrascarpe, uber e lavoro nero a fornire una valvola di sfogo che non ci mandi tutti alla Caritas? Per adesso la risposta parrebbe affermativa.
Il punto è: senza domanda interna fino a quanto in basso potremmo finire? Quando avremo terminato gli ultimi bot finiremo tutti come il bambino di "Germania anno zero"? Ecco a cosa serve una sinistra che abbia un'idea di Paese, di massa, popolare, che non abbia paura tanto del manganello quanto della sala di giunta: a non farci diventare lustrascarpe.