Mercoledì, 17 Luglio 2013 00:00

Il PD va alla guerra (ancora)

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Dopo una campagna elettorale all'insegna della richiesta dell'ennesimo voto utile per sconfiggere Berlusconi (con cui ora governa allegramente) e in cui la volontà di rinunciare all'acquisto dei caccia bombardieri era stata forse una delle poche cose comprensibili, il PD oggi ci ha messi di fronte all'ennesimo capolavoro, dopo i soliti rimandi e le consuete forzature di un Presidente della Repubblica che da tempo gioca il proprio ruolo ben oltre il dettato costituzionale.

Le parole pronunciate dal senatore Latorre (eterno delfino di Massimo D'Alema) suonano oggi, più che come il reiterato insulto a chi fatica a tirare avanti (grazie alle scelte e alle non scelte dei governi che il suo partito ha appoggiato ed appoggia), come una vera e propria offesa all'intelligenza e alla dignità: quell'intelligenza e quella dignità che i cittadini italiani dovrebbero a questo punto dimostrare di non aver completamente smarrito (cosa serve ancora?).

Non siamo di fronte a una scelta tra la pace e la guerra. Il Pd non ha ammainato e non intende ammainare la bandiera della pace. Non si possono contrapporre la necessità delle spese del sistema di difesa a quella del welfare. Una grande forza riformista non può sottrarsi alla sfida di garantire all'Italia un sistema di difesa adeguato al suo ruolo internazionale e per questo convintamente voteremo questa mozione". 

Così parlò Latorre.

Le scelte si praticano con gli atti, a dispetto dei più o meno riusciti giri di parole. E il PD ha scelto: tra pace e guerra, tra stato sociale e spese militari, addirittura tra spese militari potenzialmente “utili” e inutili (visto che altri paesi hanno rinunciato all'acquisto degli F35 non per spirito pacifista, ma perché difettosi), tra coerenza con le proprie promesse elettorali e convenienza (di chi?), tra essere una “grande forza riformista” (poi qualcuno ci dovrebbe anche spiegare cosa significa di preciso) e un partito sempre più subalterno a logiche reazionarie.

 È il momento di ricominciare a dare alle parole un senso e agli atti il valore che meritano: cos'altro dovrebbe essere la politica?

Ultima modifica il Martedì, 16 Luglio 2013 17:03
Silvia Pietroni

Nata nel '77, militante del PRC dall'adolescenza, consigliera comunale a San Gimignano

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