Poesie

Poesie

Un tempo ospitavamo una rubrica regolare di poesie. Le conserviamo in questa pagina di archivio, aggiungendo i nuovi rari contributi che ci arrivano in questo campo.

Immagine liberamente ripresa da upload.wikimedia.org

Sabato, 31 Gennaio 2015 00:00

Syriza

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Syriza

M’è dolce cantarti in poesia Syriza,
dolce come cantar d’amore.

Di sera portata a trionfo,
e grida e musica e canti
a proclamarti a voce,
tante voci,
tante a far tremare quel Golia
chiuso in forte di palazzi
a dettare carestia.

Sabato, 24 Gennaio 2015 00:00

Chiara la voce

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Io non c’ero ai tempi dei fasci,
non c’ero ai tempi di Auschwitz,
ne ai tempi dei gulag,
non c’ero quando Francisco organizzava corride personali,
non c’ero insomma quando il nemico lo dichiaravi
e il nemico dichiarava te.

Ci sono oggi,
ai tempi delle matite spezzate,
ai tempi delle stragi senza colpevole
che da decenni infestano come spettri questo Paese,
ci sono oggi e non mi è dato sapere,
e mi dovrebbe esser dato
in quanto mio il governo,
in quanto io sono popolo, e con te lo sono, e con lui.

Ci sono oggi che il nemico non è manifesto,
oggi che fili ci tirano come marionette,
e lo spettacolo si chiama “Libertà di scelta”,
ma è solo una farsa;
I veri fili che contano son quelli dei traffici
e non hanno confini,
oggi che lo straniero che sconfina vien mal visto.
Ci sono oggi che chi ci governa si proclama santo,
martire, ma il sacrificio è nostro, mai suo.
Mi vedo tolta la libertà e il boccone,
il gendarme m’è contro,
col bastone m’urla e scalpita se dico di no,
se non piego la testa,
e non vede il politicante colluso che tratta col brigante,
non vede che gli consegna le catene
da pormi a polsi e collo.

Oggi ci sono
e mi è chiara la voce,
e grido sgomento e lancio allarme e richiamo.

Non c’ero ieri,
ci sono oggi,
e reclamo vera libertà.

Sabato, 17 Gennaio 2015 00:00

Oligarchia delle carogne

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L'oligarchia delle carogne

 

Non vedo nessun bene nella mano costretta a spaccarsi, a sanguinare

Per portare a casa il pane,

se poi non ha forza e grazia

per portare a termine una carezza

a una prole per cui stare in ansia,

Domenica, 11 Gennaio 2015 00:00

Matita rossa

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Sono fallimento e me ne vanto

perché sono il fallimento d’una cultura imposta,

d’una cultura a senso unico, 

che cerca il nemico oltre il confine,

non si guarda dentro, non lo cerca in alto mai. 


Sono ingranaggio funzionante che non collima col sistema,

a una cultura che paga in dollari e petrolio ho voltato le spalle,

che quei dollari e quel greggio puzzano 

di macerie, di bombe e di pianti.

 

Chi mi ha sparato,

chi mi ha ucciso,

non era guidato da nessun Dio, ma dall’odio,

e quello non ha ne razza ne religione alcuna,

è lo stesso che tenta di afferrare il cuore di chi adesso mi piange,

ma non lo ascoltate,

non seguitelo,

è menzognero, e lo spalleggiano già in molti.

 

Io son morto perché ho deriso i suoi tiranni,

perché alla paura ho contrapposto lo scherno.

Ma non mi pento di quei fogli che ho sporcato,

perché ho difeso il mio pensiero, la mia libertà, la mia voglia di giocare.

 

E il rosso su cui giaccio non mi par sangue,

lo immagino come il sole caldo che disegnavo da bambino,

e che adesso so toccare.  

 

Io sono Charlie e so disegnare.

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