Venerdì, 01 Agosto 2014 00:00

Senato: perché non abolirlo?

Appare quasi paradossale che in un Paese che subisce la più grande crisi economica degli ultimi decenni tra i principali argomenti in discussione vi siano: la rimozione di un relitto dall'isola del Giglio, i sempreverdi casi di cronaca nera e la riforma del Senato.
Quest'ultimo tema ha oramai assunto la dimensione di una specie di ossessione nazionale tanto nel ceto politico quanto nella strada: un aspetto che la dice lunga sull'impoverimento del livello di dibattito ed analisi nella società.

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Ogni tanto compare sui media il fantasma di Cassa Depositi e Prestiti, cioè del principale salvadanaio di proprietà pubblica operante in Italia (circa 450 miliardi di capitali, di cui per circa metà rappresentati da liquidità derivanti dalla gestione del risparmio postale). Molto più del necessario per ribaltare la situazione industriale, finanziaria, occupazionale, salariale, fiscale, debitoria del nostro paese come un calzino, riconsolidare il sistema dei servizi pubblici e di quelli sociali, sostenere il reddito di chi non arriva a fine mese, ecc. Neppure un collaudatissimo sistema mediatico e politico di manipolazione della nostra popolazione tutto a favore delle politiche di massacro antisociale svolte con il pretesto della crisi dai vari governi di centro-destra, centro-sinistra, tecnici o tricolori riesce a operare una censura totale.

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Dall'alleanza con il PdL alle vicende interne al PD passando per la costruzione di un campo largo del centro-sinistra, temi oggetto di un ampio dibattito tra le varie aree di quella che una volta (sembra passato un secolo) era l'Unione: di seguito le opinioni dell'ex Segretario generale della CGIL ed oggi europarlamentare Sergio Cofferati.

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Venerdì, 14 Dicembre 2012 00:00

Salva-Ilva e Ammazza-Procura

Vedendo in questi giorni i litigi interni al Pdl si può pensare di vedere il massimo della comicità (e forse è vero), però c’è un’altra faccenda che attualmente sta rasentando il ridicolo: l’Ilva. Mentre siamo in attesa della decisione della Procura sul ricorso alla Consulta per conflitto di attribuzione, mi viene da fare un paio di riflessioni sul famoso decreto che ha “salvato” lo stabilimento. Esso presenta, a mio avviso, due problemi.

Il primo riguarda l’ennesima e stancante delegittimazione della magistratura. C’eravamo abituati a vederla nel nome dell’illegalità berlusconiana, adesso la vediamo nella veste montiana di necessità ed urgenza per far fronte alla grave crisi economica; sempre la stessa cosa rimane. Il conflitto di attribuzione è evidente, a tal punto che rasenta l’incredibile con l’art.1 comma 4, il quale dispone la possibilità di riprendere la produzione nello stabilimento, anche se esso si trova sotto sequestro da parte della Procura. Il tutto ha fatto sì, inoltre, che tutta la produzione post-sequestro e ante-decreto dello stabilimento (circa quattro mesi di produzione) sia stata dichiarata illegale. Per risolvere questa comica situazione il governo ha deciso di preparare un emendamento che affidi anche il prodotto illecito all’azienda, sottraendolo alle temibili toghe. Interessante che il Ministro Clini abbia più volte dichiarato di come la Procura si debba semplicemente attenere alla legge senza fare altro, correndo subito dopo ai ripari, con questo emendamento, per un errore di certo non imputabile alla magistratura. Ci sarebbe poi da dire qualcosa sulla dichiarazione in sé, cioè su come un ministro possa valutare la legittimità di un ricorso alla Corte Costituzionale per conflitto d’attribuzione o la conformità alla Costituzione di una legge che egli stesso ha prodotto, ma andremmo fuori tema.

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