Sul tema dell’autotirrenica l’associazionismo ambientalista è da sempre compatto. Con Legambiente, rappresentata anche da Edoardo Zanchini, ci sono Stefano Lenzi del Wwf, Valentino Podestà della Rete dei comitati a difesa del territorio, Anna Donati di Green Italia, e ancora il Fai, l’associazione Bianchi Bandinelli e il maremmano “Comitato per la bellezza”. Forte di un consenso popolare mai scemato negli anni, e con l’appoggio delle forze politiche di sinistra, da Sel a Rifondazione, il fronte anti-autostrada ha dalla sua anche la forza dei numeri: “I dati di traffico reali sul percorso, diminuiti rispetto al 2010 a causa della crisi economica e tornati circa ai livelli del 2000, non giustificano in alcun modo la realizzazione di una autostrada, anche con la prospettiva di una ripresa economica che invece ancora non c’è”. A seguire la cifre: “Nel 2010 il progetto presentato dalla Sat partiva da un traffico giornaliero medio esistente di 19.900 veicoli al giorno. Ma dai bilanci della concessionaria scopriamo che nel 2011 il ‘Tgm’ è stato di 18.298 veicoli al giorno, che nel 2012 è calato in modo notevole a 16.974, e che è ancora calato nel 2013 a 16.816”.
Di qui la richiesta di fondi pubblici da parte della concessionaria. Una Sat che invece si era impegnata a realizzare la grande opera con soli fondi privati (due miliardi di euro), a patto di poter espropriare alla collettività l’attuale variante Aurelia a quattro corsie da Cecina a Grosseto sud, e poter incassare i pedaggi fino al 2043, ipotizzando un traffico in costante aumento (fino a 28.300 veicoli giornalieri nel 2036). Stime miseramente naufragate, di fronte alle quali gli ambientalisti hanno buon gioco a osservare: “L’odierna richiesta di fondi pubblici, e immaginiamo quelle future se l’opera venisse realizzata integralmente, e quindi l’ammissione che i conti non tornano, deve indurre a un serio ripensamento sull’utilità dell’opera. Viste anche le scarsissime risorse disponibili, e i drammatici problemi della finanza pubblica”.
Le critiche delle associazioni sono confermate anche dalla lentezza con cui procedono i lavori. In tre anni Sat ha speso 55 milioni sul lotto di soli quattro chilometri fra Rosignano e San Pietro in Palazzi, il solo già in esercizio, e ha impegnato 155 milioni per il tratto, in cantiere, da Civitavecchia a Tarquinia. “Non può che preoccupare il fatto che, pur in assenza di un nuovo piano economico e finanziario e con tratte ancora da approvare, già si richieda un robusto contributo pubblico. È come una premessa a quello che accadrà costantemente negli anni a venire, se l’opera venisse realizzata”.
Le conclusioni degli ambientalisti sono nette: “Appare senza senso la decisione del governo di stanziare un così rilevante numero di risorse pubbliche per un’opera che doveva essere finanziata da privati. Occorre rivedere il progetto con un confronto adeguato, pubblico e trasparente”. Una posizione cui si allinea il democrat Ermete Realacci: “Ho sempre pensato che la soluzione migliore sia quella dell’adeguamento dell’Aurelia. Con la crisi, è chiaro che il progetto autostradale di Sat risulta antieconomico e non giustificabile rispetto agli attuali flussi di traffico”.
Articolo pubblicato su il manifesto del 14 agosto 2014
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