Per quanto la notizia possa suscitare stupore e, in terra Toscana, una quantità immane di battute, il punto cruciale è che tutti questi episodi sono piccoli tasselli che ci mostrano come oggi oramai il lavoro non sia più quello che fu inserito con tanto orgoglio nella Costituzione. Un privilegio, un favore oppure uno sfizio per ricconi. Tutto tranne il mezzo che ti porta alla realizzazione come persona e alla condotta di una vita sicura.
E la stessa concezione di lavoro è quella che regna all'interno dell'impero di Oscar Farinetti, imprenditore renziano della prima ora che, nemmeno a dirlo, nei suoi negozi utilizza solo contratti che aumentano la precarietà delle vite dei lavoratori. Un marchio che continua a crescere a macchia d'olio quello di Eataly ma che se fa della purezza e della qualità dei suoi prodotti la propria carattiristica, di certo non si preoccupa della qualità delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Ed è così che, nel giro di nemmeno un anno, a Firenze i dipendenti sono passati da 120 che erano all'apertura, ai circa sessanta di adesso. Lavoratori che per mesi si sono dovuti rendere reperibili 24 ore al giorno per poi adeguarsi ai turni più fantasiosi, si sono sentiti dire che per loro non c'era alcun contratto da rinnovare: in questo modo in 13, solo nell'ultimo mese, sono rimasti a casa.
Cominciamo veramente a scocciarci di dover ringraziare per ogni lavoro sottopagato, che destabilizza le vite e che non ci permette di mettere a frutto le nostre competenza che ci viene offerto. Per questo anche noi, nel nostro piccolo, oggi saremo al presidio in solidarietà ai lavoratori di Eataly a Firenze (clicca qui per l'evento Facebook).