Fuggimmo con le masserizie su un carro
da Casarsa a un villaggio perduto
tra rogge e viti: ed era pura luce.
Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro: ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce......
Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi variò: da luce diventò incerta alba,
un'alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano.
Così l'alba nascente fu una luce
fuori dall'eternità dello stile....
Nella storia la giustizia fu coscienza
d'una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.
(Pier Paolo Pasolini)
Il 4 agosto del 1944 Lastra a Signa veniva liberata. Come tutti gli anni, anche in questo non proprio caldo agosto 2014 il comune, l’Anpi e i cittadini lastrigiani si sono riuniti per celebrare il fondamentale avvenimento della loro città. Dopo gli interventi, nella sala del Comune del Sindaco lastrigiano Angela Bagni e dei sindaci di Scandicci, di Signa e di Campi Bisenzio hanno preso la parola Guido Zini della sezione Anpi e Pier Damiano Marini che ha raccontato le vicende del Convento di Santa Lucia durante il periodo dal settembre del ’43 all’agosto del ’44. L’iniziativa è poi proseguita con la lettura di tre intense poesie, a cura della sezione Anpi, di Alfonso Gatto (a fondo pagina), Pier Paolo Pasolini (posta a incipit dell’articolo) e di Natalia Ginzburg, Memoria, la struggente poesia dedicata al marito Leone, studioso, letterato, docente di letteratura russa e convinto antifascista – co-fondatore del movimento Giustizia e libertà – tanto da essere uno dei più ferventi animatori della Resistenza, morto nel carcere di Regina Coeli, nel ’44, a causa delle torture dei tedeschi. Ve la riportiamo qui sotto:
Memoria
Gli uomini vanno e vengono per le strade della città.
Comprano cibo e giornali, muovono a imprese diverse.
Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene.
Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso,
Ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto.
Ma era l'ultima volta. Era il viso consueto,
Solo un poco più stanco. E il vestito era quello di sempre.
E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle
Che spezzavano il pane e versavano il vino.
Oggi ancora nel tempo che passa sollevi il lenzuolo
A guardare il suo viso per l'ultima volta.
Se cammini per strada, nessuno ti è accanto.
Se hai paura, nessuno ti prende la mano.
E non è tua la strada, non è tua la città.
Non è tua la città illuminata: la città illuminata è degli altri,
Degli uomini che vanno e vengono comprando cibi e giornali.
Puoi affacciarti un poco alla quieta finestra
E guardare in silenzio il giardino nel buio.
Allora quando piangevi c'era la sua voce serena.
Allora quando ridevi c'era il suo riso sommesso.
Ma il cancello che a sera s'apriva resterà chiuso per sempre;
E deserta è la tua giovinezza, spento il fuoco, vuota la casa.
Terminata la celebrazione nella sala comunale la serata commemorativa è andata avanti con la sfilata nel centro storico di Lastra a Signa, con tappa in Piazza Matteotti, dove Angela Bagni ha deposto la corona al Monumento dei Caduti, e con il suggestivo accompagnamento musicale della storica filarmonica Giuseppe Verdi di Signa, attiva dal lontano 1824.
Infine, la rappresentazione/rievocazione, a cura dell’Associazione Culturale di ricostruzione storica Ultimo fronte 1945, di un evento che ha segnato la storia della liberazione della città, ovvero lo sminamento del Portone di Baccio (unica porta rimasta quasi completamente intatta, a differenza delle altre due porte cittadine, quella Pisana e quella Fiorentina)da parte, secondo alcune testimonianze, dell’eroe partigiano Armido Cipriani. Non sappiamo se realmente il Cipriani abbia tentato di disinnescare le mine messe dai tedeschi sotto la torre – che poteva essere un temibile luogo di vedetta e avvistamento – o se sia morto saltando in aria proprio a causa di quelle mine – ma non nel coraggioso tentativo di disinnesco – ad ogni modo i gruppi di rievocazione storica che hanno ricostruito l’episodio hanno preferito tener fede alla tradizione, confermata dai racconti di un altro ex partigiano ed ex sindaco di Lastra a Signa Gerardo Paci e alle pagine del libro di Danilo Benelli, “Un ponte tra due castelli”, che attesta il coraggio e l’eroismo di Armido. La scena si è svolta prevalentemente sotto la Torre di Baccio, e il coinvolgimento emotivo del pubblico è stato stimolato, oltre che dalla memoria storica di per sé già molto toccante, anche dall’intensità degli attori e dall’accuratezza della ricostruzione, con armi vere (ovviamente caricate a salve!) e costumi (di soldati tedeschi e americani, dei partigiani e delle partigiane e della croce rossina) altrettanto fedeli alla realtà storica. La serata si è infine conclusa con un brindisi in piazza del comune, un brindisi non tanto per festeggiare, quanto per non dimenticare quegli eventi che hanno segnato in maniera indelebile la storia della nostra città, eventi che non solo nelle date commemorative, ma ogni giorno, andrebbero ben stampati nella nostra mente e nel nostro cuore, per far sì che mai si ripetano, in nessuna forma e in nessun luogo.
25 aprile
La chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle mamme annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l'ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l'orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
"liberate l'Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera":
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell'azzurro
il rosso palpitò come una gola.
E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d'improvviso ci apparve in mezzo al petto.
(Alfonso Gatto)