Lunedì, 18 Febbraio 2013 00:00

Sul piano interprovinciale dei rifiuti

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Il sonno della ragione genera mostri. Questo potrebbe essere il commento sull’approvazione, nel dicembre scorso, del piano interprovinciale dei rifiuti dell’ATO Toscana Centro (province di Firenze, Prato e Pistoia). Le ragioni, prima di tutto di buon senso, stavano e stanno tutte dalla parte di chi voleva scelte diverse. Una possibilità che era data dalla legge regionale – su cui grande impegno era stato posto dal Gruppo Consiliare Regionale di Rifondazione (Federazione della Sinistra-Verdi) - che ridisegnando i cosiddetti ambiti ottimali – ATO – e riducendone il numero avrebbe permesso, fra l'altro, di superare la logica di un inceneritore per ogni provincia dei vecchi piani provinciali e poteva aprire quindi ad una programmazione diversa, così come alla possibilità di impiantistica alternativa all'incenerimento.

Il piano interprovinciale che invece ne è scaturito, che programmerà gli interventi – e i costi – per i prossimi vent’anni – sembra un “copia e incolla” dei vecchi piani, sposandone la logica distorta di fondo e: non prevedere un dimensionamento impiantistico in base alle necessità ma adattare le necessità alla previsione impiantistica stabilita. In soldoni – e non è in questo caso un modo di dire – si prevede la quintuplicazione (da 60 mila tonnellate a 280 mila tonnellate entro il 2015, trecentocinquantamila entro il 2018 da smaltire)– dell’impiantistica inceneritorista, una torta da trecento milioni di euro; e lo si fa  sulla base di analisi e dati completamente sballati.

Dati che prevedono un aumento esponenziale della produzione dei rifiuti, mentre le rilevazioni indicano ad oggi una contrazione della loro produzione e un trend che va in quella direzione. L’altro fronte per giustificare l’ingiustificabile è mettere in un angolo la partita dell’incremento della raccolta differenziata, che è prevista nel piano al 65 % solo nel 2015 (contravvenendo per altro alle norme in vigore). Questo il quadro, che potremmo definire un vero e proprio “disegno”.

Si dimenticano così tutte le strade diverse che avrebbero potuto evitare il dilagare della scelta inceneritorista, riducendo quindi i forti impatti su salute e ambiente che comporta, avrebbero potuto creare posti di lavoro assai maggiori – gli inceneritori ne creano solo poche decine – e avrebbero fatto risparmiare (tanto più necessario in tempi di vacche magre) centinaia di milioni di euro. Stiamo parlando della generalizzazione di un efficace sistema di  raccolta differenziata domiciliare, la creazione di una filiera del recupero riciclo e riuso ecc., e a monte prevenzione e riduzione dei rifiuti,  strada che esempi virtuosi anche nella nostra regione dimostrano praticabile – con incrementi di RD assai consistenti in pochi mesi -.

Rifondazione Comunista a livello regionale e locale – unitamente a IDV, SEL e alcune associazioni ambientaliste – ha avanzato con forza questa strada, presentando fra l’altro una serie di osservazioni al Piano che, coerentemente, chiedevano una moratoria nella realizzazione degli inceneritori a fronte della verifica dell’andamento della produzione dei rifiuti e delle necessità di smaltimento al 2015: tutte di fatto respinte. Ma non ci siamo arresi, abbiamo fino all’ultimo chiesto al PD di non approvare il piano e di aprire un tavolo di confronto, ma siamo invece giunti a tappe forzate all’approvazione.

Nel consiglio provinciale di Firenze RC ha quindi espresso un voto contrario, mentre a Pistoia abbiamo espresso le nostre valutazioni negative e non abbiamo votato il piano, uscendo dall’aula per il fatto che la provincia di Pistoia grazie al contributo decisivo del nostro partito, ha deciso singolarmente di redarre un protocollo d'intesa con i Comuni che mette in campo strumenti concreti per avviare una diffusa e puntuale raccolta differenziata (quello di Pistoia potrebbe essere il primo comune capoluogo d'Italia a operare in questo senso) ed inoltre è stato approvato in sede consiliare un ordine del giorno con il quale si impone un monitoraggio attento dell’andamento della produzione dei rifiuti e di raccolta differenziata – con una serie di obbiettivi per il suo reale incremento - e alla luce di questo calibrare le effettive necessità impiantistiche; monitoraggio da comunicare periodicamente al Consiglio, consiglio che dovrà poi dare i propri indirizzi alla luce del monitoraggio medesimo. Saremo costretti ad importare rifiuti da fuori per far funzionare appieno gli impianti ? Questa la domanda che deve essere portata alla luce per rompere l'ingranaggio. Ingranaggio che adesso si sposta sull'iter degli altri due Piani Interprovinciali (Costa e Sud), ma questa è un altra storia.

Immagine tratta da corrieresesto.wordpress.com

Ultima modifica il Domenica, 17 Febbraio 2013 22:12
Leonardo Becheri

Pratese, 38 anni, ha svolto negli anni collaborazioni giornalistiche con varie testate della carta stampata e televisive toscane. È stato consigliere comunale del PRC per due legislature – fino al 2009 -. Attualmente svolge la funzione di addetto stampa presso il Gruppo Consiliare “Federazione della Sinistra – Verdi” al Consiglio Regionale della Toscana.

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