Intanto la denuncia dei quattro tir carichi di bombe Mk83, prodotte in Sardegna e destinate all’Arabia Saudita, ha portato Rebeldìa, collettivi studenteschi e Un Ponte per.… ad appendere alla recinzione dell’aeroporto militare di Pisa lo striscione «Frontiere chiuse alle armi. Non alle persone». «Dopo Parigi – spiegano gli attivisti di Rebeldìa — questa movimentazione sarebbe aumentata coinvolgendo il territorio toscano, dove ci sono centri di smistamento e deposito di armi come la base militare di Camp Darby e questo aeroporto. Da anni ormai chiediamo la chiusura della base e il suo riutilizzo a usi civili, per motivi di sicurezza e perché il nostro territorio non sia complice di omicidi di massa di civili, tra cui donne e bambini, come avviene nei frequenti attacchi sauditi in Yemen».
A dare la notizia della movimentazione di armi era stato il deputato sardo Mauro Pili (Unidos). I tir erano sbarcati a Piombino sabato scorso, provenienti dal porto di Olbia. In totale mille bombe Mk83, prodotte dalla Rwn Italia di Domusnovas (Carbonia-Iglesias) che fa capo al colosso internazionale Rheinmetall Defense, e destinate all’Arabia Saudita. «Mille bombe Mk8 – ricordano i consiglieri regionali Fattori e Sarti — lo stesso tipo di bombe usate per colpire la popolazione civile dello Yemen. Il passaggio di armi avviene con cadenze regolari nel porto toscano, ed è in contrasto con la legge italiana che vieta le esportazioni di materiali militari e loro componenti verso i paesi in stato di conflitto armato. E l’Arabia Saudita, oltre a essere responsabile di gravi e reiterate violazioni dei diritti umani, per il suo intervento militare in Yemen non ha mai ottenuto dall’Onu alcuna autorizzazione né legittimazione».
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