Le firme raccolte sono state consegnate al Collegio regionale di garanzia statutaria. E' una ipotesi un “ritardo burocratico” che potrebbe far slittare la consultazione popolare al 2017. Mentre è già una certezza la volontà della giunta di Enrico Rossi di bloccare la consultazione. “Un intervento legislativo – ha spiegato giorni fa l'assessore alla sanità Stefania Saccardi a una tv regionale (Rtv38) – che in certi punti modifichi anche la legge 28, che riorganizzi complessivamente il settore, e che declini queste modifiche sul territorio. A quel punto non avrà più senso il referendum che viene portato avanti in relazione a quella legge”.
Dietro le mosse di Saccardi, fedelissima di Matteo Renzi, in molti vedono il timore di una plateale sconfessione popolare di quanto peraltro approvato appena sei mesi fa, nell'atto conclusivo della scorsa legislatura regionale. Una mossa dettata dalla paura. Anche perché le regole del referendum prevedono che il quorum sia raggiunto con il 50% più uno del numero dei votanti delle ultime elezioni regionali. In altre parole basterebbero circa 750mila voti, per effetto dell'elevatissimo astensionismo (più del 50%) che ha accompagnato a fine maggio la rielezione di Enrico Rossi.
Mentre Saccardi e il suo staff stanno lavorando a spron battuto per far arrivare velocemente la nuova normativa in consiglio regionale, e farla approvare entro il 31 dicembre, sarà il Collegio di garanzia a stabilire se la consultazione debba avere luogo. Comunque è ammessa, per legge, la possibilità di riformulare i quesiti in un diverso quadro normativo. Questo sembra relativamente tranquillizzare i referendari, che guidati da Gavino Maciocco osservano: “La nostra campagna ha puntato sul fatto che la legge 28/15 vuole compensare il definanziamento alla sanità ma in realtà non lo fa. La riduzione di risorse produce un taglio di personale, e quindi un aumento delle liste di attesa, che associate ai ticket elevati spingono masse di cittadini dal pubblico al privato. A quel punto intervengono le assicurazioni, promosse dal nostro sistema”.
A sostegno del Comitato per la sanità pubblica si sono schierate tutte le forze politiche di opposizione all'egemone Pd toscano. Anche se al momento della raccolta delle firme ad attivarsi sono stati soprattutto Toscana a Sinistra (Sel, Prc e movimenti sociali) e M5S. I due consiglieri regionali di sinistra Tommaso Fattori e Paolo Sarti sintetizzano lo stato delle cose: “Già ai tempi del referendum sull'acqua abbiamo assistito alla netta divaricazione tra maggioranza sociale e maggioranza politica. Oggi anche sulla sanità pubblica la parola deve tornare ai cittadini, nonostante i continui tentativi di sabotare la consultazione”. Un referendum che secondo le regole si svolgerà a giugno. Se il Collegio di garanzia darà il via libera alla richiesta popolare di decine di migliaia di toscane e toscani.