Martedì, 11 Aprile 2017 00:00

Cambia artiglieria, usa l'energia: concerto dei Litfiba nella loro Firenze

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Cambia artiglieria, usa l'energia

Un'anima rock ha bisogno di sfogare la sua rabbia. Dopo qualche anno in cui a giro c'è stato veramente poco, il 2017 probabilmente sarà l'anno in cui Firenze sarà la capitale del rock and roll. A giugno saranno scintille con Placebo, Cranberries, Radiohead, System of a down, Eddie Vedder e naturalmente l'ultimo concerto italiano degli Aerosmith. Ovviamente sul nostro giornale avrete un ampio approfondimento sul Firenze Rocks Festival.
Nell'attesa, mi sono concesso anche i Litfiba, l'unica band in Italia capace ancora di sfornare rock autentico e autoctono. “Eutòpia” è un luogo immaginario dove il benessere e la felicità sono roba possibile solo per chi ama vivere davvero. “Eutòpia” è roba per sognatori, per chi non si arrende e non rinuncia alle proprie idee.
Vi avevo già parlato del loro ultimo disco qui (leggi qui).

Dopo Padova, Milano e Roma, i Litfiba sono tornati nella loro Firenze. Siamo al Nelson Mandela Forum, vicino allo Stadio Franchi. Il palazzetto è pieno, ma non proprio gremito. C'è gente da ogni parte d'Italia e diversi stranieri, accorsi prevalentemente dalla Germania. Mi rinfresco un po' prima dell'inizio, mi metto la mia t-shirt nera della "Tetralogia degli elementi" e prendo posto davanti al palco, nello stesso posto dove ho assistito all'indimenticabile concerto dell' 11/11/11. Quella sera a suonare c'erano due mostri sacri come Bob Dylan e Mark Knopfler. La nostalgia mi assale, fortunatamente dura poco.

Ore 21.10. Si spengono le luci. Dal maxischermo dietro il palco, ecco i videomessaggi di condanna ad ogni tipo di violenza: ci sono i “MABASTA – Movimento Anti Bullismo”, il rimpianto prete anarchico Don Andrea Gallo, Ilaria Cucchi (sorella di Stefano) e Jessica Notaro (sfregiata con l’acido dall’ex fidanzato).

Ore 21.15. Adrenalina a palla. Salgono sul palco i Litfiba: Franco Li Causi (ex Negrita) al basso, Fabrizio Simoncioni alle tastiere e quel diavolo di Luca Martelli alla batteria. Ululati, urli, birre in aria come se fossero trofei. Pochi secondi dopo ecco Ghigo Renzulli, insieme a Piero Pelù. La voce del cantante risuona: SIETE PRONTI RAGAZZACCIIIIIIIIIIIIIIIII? Partono le note (e non poteva essere altrimenti) de "Lo spettacolo". Eh sì, perché lo show è iniziato forte. In un attimo parte un appetitoso ripasso di quasi 40 anni di rock italiano (e non solo). Teste piene e teste vuote esultano. Pelù inizia la sua azione politica. Matteo Renzi è il primo bersaglio. Sullo sfondo campeggia la bandiera italiana con uno scheletro rosso. Inizia "Grande Nazione", pezzo del penultimo album sui malcostumi italici. Il pubblico però non risponde particolarmente, allora Piero prende una bandiera italiana e inizia a contorgersi avvolgendola alla testa. Pelù sembra una sorta di Steven Tyler italiano.

Iniziano poi i pezzi dell'ultimo disco. Si parte con "Dio del tuono" e "L'impossibile". La lettera ai potenti della guerra è firmata. Poi inizia "Sole nero". Non c'è un attimo di sosta fino alla fine di questo pezzo. Ed è grandissimo rock. Pelù dedica il pezzo successivo a coloro che si sentono estranei a questo mondo. Parte probabilmente la canzone più bella dell'ultimo disco, ovvero "Straniero". Pelù esorta il pubblico a non arrendersi. Seguono scroscianti applausi e una sorpresa: una canzone che i Litfiba raramente hanno suonato nei loro concerti da quando si sono riuniti. Partono le note di "Vivere il mio tempo", che fa parte del criticato album "Infinito" (1999). Per intendersi quello prima dello scioglimento.

Gli anni 90 stanno per impregnare il Mandela Forum. Arriva un uno-due per veri amanti del rock. Prima "Spirito" che fa scatenare una baraonda, poi arriva "Fata Morgana". Pelù paragona il mondo di oggi a questo miraggio. Niente è ciò che sembra. Siamo in tempi di guerra, ma ci dicono che siamo in tempi di pace. Le luci, gli effetti sullo schermo, i virtuosismi della band sono particolarmente efficaci. Il concerto cala leggermente di ritmo. Ed ecco "La mia valigia". Lasciate spazio ai sognatori, per favore. Pelù inizia a inveire contro la mafia ed annuncia due pezzi sul tema. Prima l'attuale hit radiofonica "Maria Coraggio", dedicata a Lea Garofalo (vittima dell' Ndrangheta). Poi il mio cuore comincia a battere forte. Arriva uno dei pezzi del mio album preferito dei Litfiba. Da "Terremoto", ecco la martellante "Dimmi il nome". Piero Pelù punta il dito contro le mafie che sono dappertutto, anche dove sembra che non ci siano. "Non è la fame, ma è l'ignoranza che uccide" risuona per l'ennesima volta nelle mie orecchie.Il concerto poi inizia a diventare un atto di accusa alle guerre. Piero ne ha per tutti: Trump, Putin e la Chiesa. Parte "In nome di Dio" che critica tutte le guerre scatenate in nome dell'Altissimo.

Siamo circa a metà concerto. Puntuale come un orologio svizzero viene aperta la riserva indiana. Il fischiettino da musica western parte, il pubblico si agita. Ecco "Tex" che viene proposta in un medley insieme a "Intossicato". A questo punto molti si alzano in piedi e cercano di raggiungere la folla sbraitante sotto il palco. Alcuni ci riescono, altri invece tornano al loro posto. Partono due pezzi del passato: "Resta" (da "17 re") e "Lulù e Marlene" (da "Desaparecido"). I fan di primo pelo si chiedono che roba sia, per i fan più sanguigni è roba degli anni 80.

L'adrenalina scorre a fiumi, il cuore comincia a pompare sangue in maniera copiosa. Spazio a un concorso per giovani donne. L'amore è anche una cosa pericolosa. Parte "Regina di cuori" e qualche bellona si mostra alla folla in topless. La birra iniziava a farsi sentire. Silenzio. Inizia il momento liturgico. Piero saltella qua e là. Inizia l'esorcismo. Il "vescovo" Pelù prende la scena e parte "Gioconda", inno gioioso contro il matrimonio. Siamo quasi a fine ed iniziano i toni psichedelici. Parte "Lacio Drom" e voliamo in viaggio dove c'è del buon vino e festa fino al mattino. Si accendono le luci blu. Quasi accecano. Si scalda Luca Martelli alla batteria con un lungo, quasi interminabile, assolo che si scatena dopo "Gira nel mio cerchio". Nella platea parte un pogo che determina voragini qua e là. Piero Pelù rende omaggio ai miti del rock. Su tutti Chuck Berry, poi i Led Zeppelin. Inizia una cover stupenda di "Break On Through (to the Other Side)" dei Doors che si mescola a un po' di "Tequila" (da "Pirata" - 1989).
Il pubblico pare contento di questa sorpresa. Io sono già su un altro pianeta. Quest'ultimo pezzo scatena sempre emozioni positive.

Siamo in fondo. Il Nelson Mandela Forum viene a dare libero sfogo al proprio spirito ribelle. Tutti in piedi. Arriva “El Diablo”. Tutti si scatenano. Tutti gli istinti animali vengono liberati. Finisce il pezzo e Pelù tuona: “Non smettete mai di sognare, perché tutto è veramente possibile. Ci rivediamo a Eutòpia, ragazzacci!” La band esce di scena. Tutti fischiano. La solita farsa. Infatti è tutto studiato per l'ultimo pezzo che, ovviamente, è "Eutopia". Ovvero quello che dà il nome all'ultimo disco e al tour. Termina il concerto. La band si congeda dal pubblico. Titoli di coda sul maxischermo sulle note di "Maria Coraggio". Un'altra serata indimenticabile per un vecchio fan dei Litfiba. Tanto bel rock e una consapevolezza sempre più marcata: ribellatevi perchè un mondo migliore è possibile.  In attesa che venga lasciato spazio ai sognatori, voi continuate a farlo. Io intanto mi addento un gustoso panino al lampredotto, mentre si consuma un'altra libidinosa e folle notte rock impregnata di fiorentinità.

Scaletta concerto
1. Lo spettacolo
2. Grande nazione
3. Dio del tuono
4. Impossibile
5. Sole nero
6. Straniero
7. Vivere il mio tempo
8. Spirito
9. Fata Morgana
10. La mia valigia
11. Maria coraggio
12. Dimmi il nome
13. In nome di Dio
14. Tex / Intossicato 
15. Resta
16. Lulù e Marlene
17. Regina di cuori
18. Gioconda
19. Lacio drom (Buon viaggio)
20. Gira nel mio cerchio / Drum solo di Luca Martelli
21. Break On Through (to the Other Side) / Tequila
22. El Diablo
BIS
23. Eutòpia

Ultima modifica il Lunedì, 10 Aprile 2017 20:05
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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