Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco e La Prospettiva.
Il distretto pratese delle confezioni “funziona”. Si è strutturato nell'ultimo quarto di secolo, con i progressivi aggiustamenti chiesti da un mercato che si apriva all'intero continente, e produce grandi profitti. Lo sta facendo anche negli anni della crisi, con una dinamica che va oltre gli stessi confini dello stato nazionale. Ci guadagnano quasi tutti, in un modo o nell'altro, in maggiore o minore misura. Solo due le eccezioni, assai indicative.
"Difendiamo l'allegria”. Fra bolle di sapone, clown e giocolieri, disco samba anni '70 e adesivi “Riprendiamoci il Colorificio” appiccicati ai giubbotti di polizia e carabinieri, i ragazzi e le ragazze del Municipio dei beni comuni offrono una manifestazione che è un inno alla vita. Sono stati sgomberati da Pisa e accolti al Consiglio d'Europa di Strasburgo, come esempio di virtuoso recupero di spazi abbandonati. Con la giornata di oggi, sistemano un altro mattone – cementato dagli articoli della Costituzione – sulla costruzione di quello che a buon diritto definiscono “un luogo aperto e di socialità”. Agli antipodi della cementificazione, questa sì reale, che la multinazionale di turno (J Color) ha già chiesto agli uffici comunali. Dopo aver comprato una fabbrica che aveva un secolo di storia operaia alle spalle. Averla chiusa. E tenendola da anni in degradante abbandono. Aspettando l'occasione (e l'amministrazione) giusta per farsi approvare la variante urbanistica di rito.
Ottomila dipendenti in meno in sei anni, con mille esuberi in più di quanto ipotizzassero anche le peggiori previsioni. Il nuovo piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi, che formalmente allunga di due anni i tempi di applicazione del piano industriale 2012-15, porterà il terzo gruppo bancario italiano a diminuire il suo “capitale umano” da 31mila a 23mila addetti.
I lavori dell'alta velocità ferroviaria nel sottosuolo di Firenze sono fermi da molti mesi, nonostante il dissequestro a fine giugno della maxi-fresa “Monna Lisa". Invece non si sono fermati i tentativi di far pagare alla collettività i faraonici costi della grande opera. Su queste basi il giudice Angelo Antonio Pezzuti ha deciso l'arresto di alcuni indagati eccellenti dell'inchiesta sulla Tav nel capoluogo toscano.
Siena non vuole perdere il Monte dei Paschi, che però continua a vivere un momento assai difficile, e per giunta è diventato scalabile. Una comprensibile esigenza e due amari dati di fatto, la cui sintesi ha portato Antonella Mansi alla guida della Fondazione Mps. Con una scelta unanime della Deputazione generale di quella che, con l'attuale 33,4%, resta la prima azionista di Rocca Salimbeni. E nella quale, per evitare nuovi scontri sulle future strategie del terzo gruppo creditizio italiano, è arrivata una scelta tesa a confermare la leadership di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola alla guida della banca. Affidando però alla vicepresidente di Confindustria il compito di trovare nuovi soci per il Monte che siano forti finanziariamente ma anche affidabili. Per scongiurare quella scalata “ostile” che dallo scorso mese di luglio, dopo la cancellazione del vincolo statutario del 4% che blindava la banca, si affaccia periodicamente negli incubi di gran parte dei senesi.
Di Gabriele Rizza
Era un amico Carlo Monni, semplice e gentile, di quelli veri che magari li incroci solo due volte l’anno, anche per caso, ma che non hanno niente da chiederti e molto da dirti. E da darti.
Movimenti per l'acqua tenuti fuori dall'assemblea, teoricamente pubblica, dei sindaci toscani. Che a loro volta hanno dato la loro copertura politica alla nuova, discussa tariffa 2013, impostata su base nazionale dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas (Aeeg).
Troppo gravi le ipotesi di reato, troppo approfondite le indagini della magistratura sul passante ferroviario dell'alta velocità ferroviaria. Qualcosa si doveva fare. Così torna in vita l'Osservatorio ambientale, che dovrebbe vigilare sulla correttezza dei lavori della grande opera. L'annuncio è stato dato in consiglio comunale dall'assessore all'urbanistica Elisabetta Meucci: “I ministri allo sviluppo economico Corrado Passera e all'ambiente Corrado Clini hanno firmato l'integrazione dell'accordo sulla riattivazione dell'organismo, necessaria affinché il rinnovo diventasse effettivo”.
Se alle Acciaierie Lucchini di Piombino l'altoforno potrà riaccendersi fra un mese, alla Seves di Firenze lo spegnimento del forno fusorio rischia di essere definitivo. Sarebbe la fine della produzione, e del lavoro per 106 fra operai e impiegati. I mattoni in vetro-cemento che escono dalla fabbrica di Castello, cuore produttivo dell'intero gruppo industriale, finirebbero nell'album dei ricordi. Nonostante abbiano ancora mercato, e siano considerati come un prodotto di alta qualità. Tutte queste considerazioni sono state riassunte nel grande volantino “Un'eccellenza fiorentina mandata in rovina, storia di un vetro infranto”, affisso ai cancelli dal presidio-picchetto operaio che ha deciso di fare resistenza nonviolenta. Per impedire ai tecnici di spegnere il forno.
Cosa ha messo in difficoltà la Seves? I vertici dell'azienda si giustificano dicendo ai sindacati che c'è una crisi di liquidità. Talmente forte che, secondo alcune voci, da gennaio l'intero gruppo industriale potrebbe essere dato in pegno alle tre principali banche creditrici. I lavoratori denunciano invece la persistente assenza di un piano industriale, e lo spostamento di grandi quantità di merce dallo stabilimento di Firenze verso un altra fabbrica Seves in Repubblica Ceca.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).