Dare valore (di scambio) a fiducia e verità nell’economia del XXI secolo
In queste note cerco di connettere alcune letture e considerazioni fatte di recente, pur senza essere del tutto sicuro del filo che le lega. Per prima cosa, sulla testata on line Pambianconews.com, che si occupa di moda, del 25 luglio, ho letto un servizio che annunciava il lancio sul mercato di una certificazione blockchain applicata al settore agroalimentare da parte di una, dicono, promettente startup romana (pOsti), funzionale non solo alla trasmissione di una serie di informazioni di supporto su specifici “piatti”, ma anche alla tracciabilità dei prodotti di alta ristorazione.
Euclid Tsakalotos: crisi, Syriza e governo
Euclid Tsakalotos ha scritto qualche anno fa un libro (Crucible of Resistance. Greece, the Eurozone and the World Economic Crisis, Pluto Press, con Christos Laskos), a metà fra il saggio di politica economica e la ricostruzione della storia politica greca recente) che troviamo molto utile per ragionare sulle difficoltà di una politica alternativa a quella della Trojka. Il libro precede la vittoria di Syriza del 2015, anche se quando è stato scritto già si poteva intravedere la sua prossima ascesa al governo, e quindi precede la nomina dello stesso Tsakalotos a Ministro dell’Economia, tuttora in carica, in successione di Varoufakis.
Ho letto con attenzione gli articoli di Pascale sull’Urss di Stalin [rintracciabili facilmente cliccando qui], diciamo con l’attenzione di uno che una trentina di anni fa era abbastanza aggiornato con la storiografia diciamo di tendenza “eurocomunista” (Boffa, Elleinstein, Spriano, Procacci, soprattutto Roy Antonovic Medvedev). La “terza puntata” e soprattutto la quarta dello scritto di Pascale mi hanno convinto molto meno delle precedenti. Poiché non sono uno specialista dell’argomento (a suo tempo ho cercato di studiare la problematica delle riforme economiche nel “socialismo reale”, poi mi sono occupato di altro), le mie argomentazioni saranno senz’altro parziali e superate, ma lo stesso avanzo alcune osservazioni.
Gli argomenti sollevati dall’articolo di Croatto e Palagi sono molti e complessi; volendo intervenire su molti di essi, per comodità cercherò di seguire il loro ordine di esposizione, anche se lo farò in maniera poco organica e spero non troppo confusa.
Dunque, come era prevedibile, il M5S è stato un taxi per l'astensionismo. L’astensionismo può essere un fenomeno preoccupante, ma può anche non esserlo affatto. Dipende dal punto di vista. Dal punto di vista della trasformazione sociale, lo è. Altrimenti si vive anche senza troppi elettori, anzi forse meglio, perché il sistema politico diventa meno sovraccarico di domande (come ricordava qualcuno a San Francisco alle ultime elezioni comunali ha votato il 15% e non è successo proprio niente) – e quindi per le élite dominanti va anche meglio.
Premettiamo subito una valutazione di insieme: la Toscana continua ad evitare gli scogli più rischiosi della crisi, ma è solidamente agganciata al convoglio del declino europeo, da cui, in questa fase non è possibile sganciarsi, e comunque non sarà facile farlo neanche in futuro. Infatti i dati fondamentali della crisi e del suo svolgersi sono determinati da una parte dalle politiche economiche nazionali ed europee di tipo recessivo, dall’altro dalla composizione strutturale del sistema produttivo.
Le politiche possono incidere solo con gradualità e lentezza sul secondo aspetto; sul primo aspetto è evidente come una svolta forte potrebbe essere resa possibile solo in un gruppo di paesi sufficientemente forti (e comunque è improbabile che succeda qualcosa prima delle elezioni tedesche). Tuttavia, fra i costi della crisi vanno senz’altro imputati anche quelli di un continuo degrado delle capacità produttive e delle condizioni sociali che le politiche dominanti non possono e non vogliono evitare. Ma vediamo alcuni dati fondamentali che descrivono lo stato dell’economia toscana in questi frangenti.
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