Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco e La Prospettiva.
Da il manifesto del 29 maggio 2016
A Sestograd rischio ballottaggio
Solo due stagioni fa, nei giorni del 40% europeo del Pd, le elezioni comunali a Sesto Fiorentino furono una formalità. I risultati certificarono il 56,7% per il partitone tricolore, la “sinistra minoritaria” di Sesto bene comune al 18,2%, il M5S all'8,5%, e le briciole alle destre divise fra loro. In meno di ventiquattro mesi è cambiato tutto. A tal punto che, per la prima volta nella storia della città, confinante con il capoluogo e a un pugno di chilometri da Prato, si andrà al ballottaggio. Lo dicono i sondaggi, ne sono sicuri i sestesi che hanno affollato piazza Vittorio Veneto, nella notte in cui le “Mamme no inceneritore” hanno riunito almeno 500 persone per una civilissima discussione con i cinque candidati sindaci, su uno dei due argomenti principali della campagna elettorale. L'altro, manco a dirlo, è l'aeroporto intercontinentale che Matteo Renzi e Marco Carrai vorrebbero costruire nella Piana fiorentina, di cui Sesto è il comune più popoloso al pari della vicina Campi Bisenzio.
Da Il manifesto del 17 maggio 2016
Quel festoso corteo lungo tre chilometri, popolato da attivisti ed ecologisti ma anche da famiglie e studenti, nonni genitori e nipotini stretti nel loro “no” al maxi inceneritore di Case Passerini, è stato un brutto colpo per l'egemone Pd fiorentino. Costretto ancora, dopo quindici anni di ok amministrativi - fra le polemiche degli amministrati - a difendere l'impianto progettato nel comune di Sesto Fiorentino, dove ha sede operativa la municipalizzata dei rifiuti Quadrifoglio. Anche all'ingresso della città per chi arriva dalla Firenze-Mare, cioè da Prato, Pistoia, Montecatini, Lucca e Versilia. Un anacronistico e discutibile biglietto da visita per una delle capitali italiane dell'arte e della cultura.
Da il manifesto del 18 marzo 2016
Ottanta milioni di euro pubblici a due colossi dell'energia – la tedesca E.On e la nostrana Iren – come rimborso statale per il ridotto utilizzo nel 2015 di un impianto privato. Già questo potrebbe bastare per gridare allo scandalo. Se poi l'impianto in questione è il contestatissimo rigassificatore off-shore Olt, costruito al largo della costa pisano-livornese nonostante una robusta opposizione popolare, il cerchio si chiude.
Al comitato fiorentino “No tunnel Tav” quasi non ci credevano: anche l'autorità anticorruzione schierata, per bocca di Raffaele Cantone, contro una delle due grandi opere - inutili e dannose - che sta facendo discutere da anni la città, fra contestazioni di ogni genere. E che va avanti: “Ai Macelli – conferma l'ad di Rfi, Raffaele Gentile - i lavori vanno con una certa regolarità”. Lì dove si sta costruendo, a non più di un chilometro dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, il grande scalo sotterraneo destinato ai treni superveloci.
Da il manifesto del 29 gennaio 2016
Addio referendum sulla sanità toscana. Nonostante la riformulazione dei quesiti presentata dal comitato “Per la sanità pubblica”, l'approvazione a dicembre di una seconda legge di riordino in meno di un anno ha compromesso la consultazione. Questa almeno la decisione del Collegio di garanzia statutaria della Regione Toscana, di fronte alla quale si alzano però le proteste dei consiglieri regionali di Toscana a Sinistra e del Movimento 5 Stelle, forze che si erano spese per raccogliere le 55mila firme necessarie al referendum.
Sanità toscana verso il referendum
Da il manifesto
Nemmeno al Comitato per la sanità pubblica si aspettavano una risposta così rapida: in soli due mesi sono state raccolte 50mila firme per un referendum abrogativo della legge 28/2015 di “riordino” del sistema sanitario toscano. Ne bastavano 40mila. Nel mentre i moduli sottoscritti continuano ad arrivare, ogni giorno a centinaia, spediti da un capo all'altro della regione grazie al lavoro di una miriade di comitati locali. Questi ultimi hanno avuto buon gioco nel denunciare un provvedimento che sta portando alla riduzione dei presìdi territoriali. All'ennesima riduzione degli addetti, con conseguenti difficoltà ad assicurare per tempo i servizi meno urgenti ma di uso quotidiano. Al conseguente passaggio dei servizi al privato sociale o al privato tout court, diventato più veloce del corrispettivo pubblico, e paradossalmente meno costoso a causa degli aumenti del ticket.
Il nome che fa più rumore nell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze è quello di Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit, indagato con altri manager della banca di reati finanziari, con l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Quest'ultimo tassello riconduce al vero protagonista dell'indagine, il costruttore edile Andrea Bulgarella, accusato di riciclaggio e di favoreggiamento verso l'organizzazione criminale guidata dal latitante per eccellenza, il trapanese Matteo Messina Denaro.
Chi ha soldi da spendere verso il privato (con quello “sociale” in gran spolvero), chi non ne ha si accontenti di quello che passa il convento del pubblico. Anche la sanità toscana, per anni fiore all’occhiello dei sostenitori del servizio pubblico universalistico contrapposto al modello sussidiaristico lombardo-veneto — con parità di efficienza – ha cambiato verso. Così la pensano tutti i gruppi di opposizione nel nuovo Consiglio regionale, pronti a sottoscrivere all’inizio dell’estate i quesiti presentati dal Comitato per la sanità pubblica, per un referendum abrogativo della legge di riordino del sistema sanitario toscano.
Il giglio magico perde Sara Biagiotti
La caduta di Sara Biagiotti fa un gran rumore. Un tonfo la cui eco arriva fin dentro palazzo Chigi. Perché la sfiducia del consiglio comunale di Sesto Fiorentino alla sindaca Biagiotti, eletta dodici mesi fa, colpisce una fedelissima di Matteo Renzi. Con lui nel viaggio in camper per conquistare il partito. Con lui all'epoca della prima Leopolda. In quella trimurti femminile – con Simona Bonafé e Maria Elena tacco 12 Boschi – che tanto solleticò le penne degli inviati giornalistici e le regie televisive.
Oltre le storie di ieri resta l'unicum di Sestograd. Fedele alla linea dal settembre 1944, che già nel 1899 aveva sindaco un socialista (Pilade Biondi), e che oggi si ribella alla sua prima cittadina. Al suo modo di amministrare la città, incollata al capoluogo e a un pugno di chilometri da Prato, ma orgogliosa della sua storia e delle sue caratteristiche. Più di 50mila abitanti felici di essere sestesi. Eppure la fiorentina Sara Biagiotti l'ha accusata senza mezze misure: “Per troppi anni Sesto è stata chiusa verso l'esterno”. Come se fosse un paesino delle Dolomiti. Non il centro più importante e dinamico della popolosa Piana fiorentina.
Da il manifesto
Dal quadro politico disegnato dal voto di domenica, al massiccio astensionismo. Fino al risultato delle liste di sinistra lì dove, specie in Liguria e Toscana, il percorso unitario c'è. Sandra Bonsanti, giornalista e presidente onoraria di Libertà e Giustizia, dà la sua chiave di lettura di quanto emerso dalle urne.
Con tutte le peculiarità delle elezioni locali, che bilancio si sente di dare? Come è andata?
Ha perso il governo. Chi è andato a votare lo ha fatto per dare un segnale critico, in particolare al presidente del consiglio. Del resto è stato lui ad avviare il giochino del risultato calcistico, quando nessuno se la sentiva di dire che le elezioni in sette regioni su venti erano un test per l'intero paese. Nessuno poi aveva capito bene, vista l'astensione, quanto gli italiani fossero stufi di questo tipo di politica. Ce ne accorgevamo più noi nell'associazionismo. Nel territorio, dove la crisi c'è e si tocca con mano. In tanti mi hanno detto: 'sono tutti uguali'. Il risultato si tocca con mano.
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