L’evento storico documentato non è tra i più noti tra le pagine del Novecento europeo: nella memoria pubblica si sottovaluta spesso il ruolo italiano nel conflitto della penisola iberica. Violando quanto stabilito con il Comitato di Non Intervento, Mussolini impegna non marginali risorse belliche già nelle prime fasi del Colpo di Stato fascista di Francisco Franco. Sotto falso nome e senza divise, i militari italiani sono parte attiva nell’attacco alla Repubblica spagnola, svolgendo un ruolo decisivo nel supportare il passaggio dei franchisti dall’Africa verso Madrid.
L’esposizione giunge nella capitale italiana dopo precedenti allestimenti, di cui il comunicato stampa ricorda quelli di Barcellona e Bilbao, mentre in rete si trova facilmente anche l’esperienza bolzanina.
Daniela Aronica (Università di Barcellona) e Andrea Di Michele (Università di Bolzano) hanno curato l’esposizione di 300 immagini, basandosi sulla consultazione di oltre 20.000 documenti, per proporre la ricostruzione del triennio 1936-1939, dal punto di vista del fronte del Duce.
Per chi accettasse il consiglio di non perdere l’opportunità della visita, si suggerisce di saltare la prima sala, lasciandola per ultima. Si tratta di un accorgimento dovuto a qualche probabile incomprensione tra ideazione e allestimento. Il filo narrativo dell'esposizione ha una concatenazione logica efficace, che vale la pena di essere assecondata. Troverete sezioni numerate, attraversate a loro volta da colori qualificanti il tipo di materiale esposto: quanto pubblicato sulla stampa illustrata italiana, le immagini dei legionari e il materiale istituzionale militare sono messi a confronto per definire l’esperienza storica dal punto di vista fascista, senza limitarsi a riproporre la propaganda del tempo. I rapporti non semplici e altalenanti tra Mussolini e Franco spiegano il mutare della narrazione di stato italiana, mentre le fotografie personali regalano sprazzi di realtà distanti dai racconti ufficiali (in particolare emerge la differenza tra una presunta attività militare eroica e la staticità dei posizionamenti in trincea), a cui si aggiungono i dettagli dello sguardo tecnico, con un’attenzione particolare dell’aviazione per i bombardamenti di cui fu vittima il popolo spagnolo.
L’ultima sezione propone una sintesi riepilogativa del ruolo svolto dai mezzi di comunicazione, invitando a un ragionamento complessivo su una macchia spesso rimossa dalle istituzioni italiane.
La grafica del titolo e la scelta dell’ottica potrebbero ingannare, invitando qualche nostalgico della camicia nera a fraintendere la mostra. Si tratta invece di un'occasione per leggere la devastazione di cui fu complice il regime italiano, a cui risposero le volontarie e i volontari delle Brigate Internazionali.
Non manca infatti anche la testimonianza della battaglia di Guadalajara, in cui i connazionali della nostra penisola si ritrovarono a spararsi a vicenda, con una vittoria degli antifascisti non in linea con gli esiti generali del conflitto.
All’ingresso viene fornita, sempre gratuitamente, una sorta di guida: si tratta del catalogo non illustrato riportante i testi e le didascalie di cui si compone la mostra. Può inoltre essere acquistato il volume Mussolini alla Guerra di Spagna: uomini, mezzi, propaganda, curato da Daniele Aronica (Ibis Edizioni - Istituto Luce cinecittà, Pavia, 2018, € 14,00), utile strumento per chi volesse approfondire.
Senza voler abusare della pazienza di chi legge, brevemente può essere utile condividere due considerazioni.
La prima è il senso di una scritta dell'epoca, fotografata da un legionario: La Spagna agli spagnoli! Fuori l'invasore. Il senso delle parole muta radicalmente a seconda del contesto, ma sarebbe importante ricordarsi, in tempi di fortezze europee, quanto gli attuali flussi migratori siano legati alle devastazioni prodotte da colonialismo, imperialismo ed espansionismo, oggi mutati perché cambiate sono le forme di esercizio del potere e di dominio.
La seconda è legata alla considerazione dei fascisti per i loro nemici: sono i “rossi”, comunque collocati, siano essi anarchici, socialisti o comunisti. La storia avrebbe dovuto insegnarci l’esito di uno scontro di classe quando gli oppressori riescono a essere uniti e chi dovrebbe difendersi finisce per dividersi, mentre larga parte del mondo liberale e democratico resta in timido silenzio a scuotere la testa, senza schierarsi realmente.
Immagine liberamente tratta www.archivioluce.com